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Il festival

Oltre 5mila presenze e un finale da urlo: la musica cubana consacra Bergamo Jazz 2022

Si chiude con una gran festa. Di suoni e di ritmo. Di cuore e passione. Di vita e di allegria. Cubani. Gonzalo Rubalcaba, uno dei più acclamati pianisti cubani al mondo, e Aymèe Nuviola, “La Sonera del Mundo", stregano il teatro Donizetti

Bergamo. Si chiude con una gran festa. Di suoni e di ritmo. Di cuore e passione. Di vita e di allegria. Cubani. Gonzalo Rubalcaba, uno dei più acclamati pianisti cubani al mondo, e Aymèe Nuviola, “La Sonera del Mundo”, stregano il teatro Donizetti con l’ultimo concerto del Bergamo Jazz 2022. Regalando al pubblico, che è tornato numeroso a seguire la rassegna in presenza e con tanta voglia di partecipare cantando, muovendosi, battendo le mani, dopo lo stop per pandemia, una serata che per un po’ ha fatto dimenticare tristezze e dolori. Un grande merito.

Nuviola, bellissima, divina, energica, entra in scena dopo l’ingresso di Rubalcaba e della ricca band. Tiene il palco per quasi due ore jazz, ruumba, ritmi latini… musica cubana no stop.

Uno dei momenti più emozionanti della serata lo ha regalato proprio l’erede di Celia Cruz, come è stata soprannominata, in duetto, inaspettato, con Maria Pia De Vito, cantante  direttrice artistica del festival di Bergamo. Accompagnate al pianoforte dal maestro Rubalcaba, hanno cantato insieme “Quando, quando, quando” di Pino Daniele, il più grande bluesman italiano.

La serata di domenica si era aperta già in grande stile. Michal Mayo, uno dei nuovi nomi della vocalità afroamericana, ha stupito il pubblico del Donizetti, consacrandosi come la scoperta migliore dell’edizione 2022. Con la voce è riuscito a fare magie. Ma non solo, il cantante uscito dal prestigioso Thelonious Monk Instituite ha dimostrato di avere anche altre qualità: charme e personalità che lo rendono un artista unico nel panorama internazionale.

Michal Mayo (foto Giorgia Corti)

 

“La gente ha bisogno di bellezza soprattutto nei momenti più bui”, così diceva Maria Pia De Vito a  Bergamonews poche ore prima del concerto iniziale.

E infatti, nonostante il clima di grande tensione internazionale, Bergamo Jazz è ripartito col sold-out. Così la cantante partenopea, alla sua prima edizione completa del festival dopo la pandemia, e Roberto Valentino, che la affianca, colonna storica di Bergamo Jazz sin dagli anni ’70, hanno festeggiato il successo meritato dal palco del Teatro Donizetti ringraziando il pubblico e tutta la squadra della 43esima edizione promossa dalla Fondazione Teatro Donizetti .

Le premesse erano buone. I risultati lo sono stati ancora di più. Dal 17 al 20 marzo più di cinquemila persone hanno scelto di investire il proprio tempo nell’ascolto di musica proveniente da tutto il mondo.

Italia, Grecia, Cuba, India. E poi New York, Chicago, California. I suoni del pianeta terra riescono a incontrarsi nella dimensione perfetta del jazz, il più inclusivo di tutti i generi musicali. Gli eventi di Bergamo Jazz non sono concerti ma maratone di bellezza.

A dare il “La di questa edizione” è stata la pianista Tania Giannouli. Timida e schiva all’apparenza, ha dimostrato di essere una vera guerriera dei tasti bianco-neri, capace di surfare tra virtuosismi del pianoforte e improvvisazioni. Da qui il festival è stato un crescendo di intensità fino alla serata finale, un evento memorabile che rimarrà negli annali di Bergamo Jazz.

Si è confermato all’altezza della sua fama, sabato, uno dei pianisti più amati della scena jazz internazionale. Brad Mehldau ha proposto a Bergamo un programma basato sul trattamento della forma canzone: Beatles, David Bowie, Neil Young, Radiohead… 

Tra le grandi colonne della musica internazionale, nascono e conquistano lo spazio che meritano le nuove stelle del Jazz, portate a Bergamo dalla rassegna Scintille di Jazz di Tino Tracanna. Anche quest’anno le nuove proposte non hanno deluso le aspettative. Come Federico Calcagno, clarinettista milanese vincitore del “Top Jazz 2020” di Musica Jazz come miglior talento italiano. Con il suo progetto “The Dolphians”, il cui nome è un omaggio a Eric Dolphy, il musicista si è esibito a Daste portando sue composizioni e rielaborazioni di alcuni brani, tra cui l’inno ucraino, un messaggio di speranza e sostegno per le vittime del conflitto in atto.

Perché la musica è la più bella delle feste, ma gli artisti degni di questo nome sanno dare spazio il giusto spazio al dolore del mondo. Nessuna nota viene mai sprecata o suonata senza significato: per questo i teatri sono pieni anche quando la situazione è difficile. Qui troviamo la forza e la speranza.

 

rubalcaba nuviola bergamo jazz 2022 (foto Giorgia Corti)
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