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L'intervista

Battistini, inviato del Corriere a Kiev: “Una guerra difficile da raccontare, che durerà a lungo” video

Il giornalista: "Anche se ci saranno tregue e soste, potrebbero verificarsi nuovi scenari: dallo scontro aperto sul campo si potrebbe passare agli assedi delle città, il vero incubo della difesa ucraina in questo momento"

Si è trovato a raccontare i combattimenti in Ucraina come non aveva mai fatto: dirette Instagram, video in modalità selfie, addirittura con dei reel: l’ultima novità in tema di contenuti video, utilizzata soprattutto dai giovanissimi.

Di conflitti ne ha visti tanti Francesco Battistini, giornalista di Pavia che per anni ha lavorato a Bergamo, inviato a Kiev del Corriere della Sera (ospite nel 2018 della Bergamonews Academy, il corso gratuito per aspiranti giornalisti) da poco rientrato in Italia. Ma questo, per lui, è completamente diverso.

Eppure, nonostante segnata dalla novità dell’era del digitale, sembra una guerra che abbiamo già visto. “È una guerra che continuiamo a definire ibrida, asimmetrica, ma in realtà è una guerra classica, dove si scontrano due eserciti. È una guerra come, soprattutto in Europa, non vedevamo da molto tempo”.

È anche difficile da raccontare: “È una guerra difficile da seguire, soprattutto per le dimensioni del paese e per la potenza di fuoco espressa”.

La prima notte di combattimenti non lo hanno svegliato le bombe, ma le sirene. “Sarà una guerra molto lunga, di questo ce ne siamo resi conto. Anche se si potrà arrivare a delle tregue e a delle soste, questo fa pensare che ci possano essere scenari di altro tipo. Ovvero che dalla guerra con lo scontro aperto sul campo si passi agli assedi delle città, che sono il vero incubo della difesa degli ucraini in questo momento”.

Delle settimane passate in Ucraina gli è rimasto addosso “l’odore della guerra”. Un odore che arriva improvvisamente e che spazza le strade – racconta Battistini -. Vuol dire che la città si chiude, che le persone cambiano colore, faccia e anche postura fisica. I negozi si sono chiusi immediatamente, i supermercati si sono svuotati subito. Molti avevano già deciso che se ne sarebbero andati”.

Una guerra, così velocemente, non l’ha mai vista arrivare. “Questo colpisce perché Kiev è una città europea, come le nostre. E colpisce perché vediamo come una città europea possa trasformarsi, come i valori. In poche ore ribaltati di fronte a una guerra come questa”.

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