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Bergamo rischia di perdere uno dei suoi scrigni: il monastero dei Celestini è in vendita

L'Istituto delle Suore Sacramentine avrebbe ricevuto una proposta di acquisto per trasformare l'intero complesso perdendone la funzione sociale

Bergamo. Mentre ci si appresta a celebrare l’anno di Bergamo Brescia capitale della Cultura, la città rischia di perdere uno dei suoi scrigni più preziosi: ricco di storia, fede, arte, con vincolo culturale e una profonda funzione sociale. Il monastero dei Celestini starebbe per passare di mano. L’Istituto delle Suore Sacramentine avrebbe ricevuto una proposta di acquisto per trasformare l’intero complesso, che affonda le sue radici nel 1300, che farebbe perdere lo scopo della donazione.

Trattativa riservatissima, se non fosse che quell’immenso patrimonio avrebbe un vincolo messo nero su bianco in un atto notarile del 1940 che sta facendo discutere.
Nel 1937, infatti, il Cavaliere del Lavoro Lodovico Goisis acquista l’intero complesso in rovina dal Comune di Bergamo – allora ospitava l’ospedale dei contagiosi poi trasferito nella
nuova sede dell’ospedale Maggiore – lo restaura a proprie spese sotto la direzione dell’illustre ingegnere Luigi Angelini. La chiesa di San Nicolò, restaurata e restituita al culto, viene benedetta nel 1939 dal vescovo di Bergamo monsignor Adriano Bernareggi.

Infine, Goisis dona tutto il convento all’Istituto delle Suore Sacramentine per farne la nuova sede dell’orfanotrofio femminile di San Giuseppe. Con una tassativa condizione: l’intero complesso “deve mantenere una funzione sociale”.

Si può immaginare Bergamo senza Astino? O senza il monastero di Sant’Agostino? O privarsi di San Fermo?

L’ex convento dei Celestini è un luogo del cuore del Fai con una storia affascinante che corre parallela e si intreccia con quella di Bergamo. Raccoglie tele e affreschi, due chiostri meravigliosi, la chiesa di San Nicolò…

Un luogo che negli ultimi 80 anni ha accolto le ragazze orfane con un laboratorio di cucito e di maglieria, classi della scuola materna del quartiere di Borgo Santa Caterina, ragazzi del catechismo e Agathà (leggi qui), la comunità che segue adolescenti e giovani donne in difficoltà guidata da don Marco Perucchini.

Davvero si può pensare che quel “vincolo” – che esprime tutto il desiderio del cuore dell’illustre benefattore – possa essere ignorato per un’operazione speculativa?

Chi deve e chi può batta un colpo per preservare un bene della collettività.

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