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La figura

Lodovico Goisis, dall’Esperia alla Falck: il Cavaliere del Lavoro filantropo

Nel 1937 acquistò dal Comune di Bergamo l'ex Convento dei Celestini che, allora, ospitava "l'ospedale dei contagiosi" poi spostato e accorpato con l'Ospedale Maggiore in largo Barozzi. Un complesso in pieno degrado che grazie alla direzione dei lavori dell’illustre ingegnere Luigi Angelini portò a nuova vita. La struttura venne donata alle Suore Sacramentine per ospitare il convitto delle orfanelle

Il suo nome, Lodovico Goisis, svetta sul piazzale della Curva Sud. Chi era questo bergamasco illustre?

Lodovico Goisis nacque a Comun Nuovo, in provincia di Bergamo, il 27 marzo 1875, da Angelo e Felicina Parietti. Dopo il diploma di perito conseguito nel 1894 all’istituto industriale di Bergamo, fa il suo ingresso nel mondo del lavoro come disegnatore allo stabilimento Tecnomasio italiano, un’azienda specializzata nella produzione di apparecchi di ottica e di meccanica di precisione.

A partire dal 1871 Goisis, sotto la direzione di Bartolomeo Cabella, direttore della Tecnomasio, promosse e realizzò in prima persona studi sulle applicazioni industriali dell’elettricità per produrre dinamo, alternatori e quadri di comando. Dopo un periodo di formazione in Belgio, Goisis fu assunto dalla Fabbrica tubi A. Biglino, di L. Mapelli a Greco Milanese, dove assunse la carica di direttore tecnico. Nel decennio tra il 1899 e il 1909 l’azienda segue l’installazione di due laminatoi e un nuovo impianto di fabbricazione di tubi col sistema di “trafila a campana”, progettato dallo stesso Goisis.

Completata la formazione tecnica con un viaggio d’istruzione in Germania, nel 1910 Goisis seguì da vicino la progettazione e la realizzazione di un altro impianto per la produzione intensiva di tubi saldati con banco di trafila a caldo. Lo stabilimento di Gamboloita era nel frattempo passato dalla Biglino alla società Ferriere di Milano che, nel 1910, si fuse con la Acciaierie e ferriere lombarde di cui era presidente Migliavacca e vicepresidente e amministratore delegato Giorgio Enrico Falck.

Nel 1912 Goisis divenne direttore centrale delle Acciaierie Falck che contava quattro unità produttive a Sesto San Giovanni, Milano, Vobarno e Dongo, con un personale di circa 2500 lavoratori.

Nell’immediato primo dopoguerra, come membro di una commissione di industriali italiani chiamati a discutere con esponenti dell’industria elettro-siderurgica europea, Goisis seguendo la linea di politica aziendale delle Acciaierie, si era impegnato per la maggiore indipendenza e autonomia dell’industria elettro-siderurgica italiana. Fu uno strenuo sostenitore della politica consortile come efficiente strumento di disciplina della produzione industriale e del mercato. Proprio per le sue posizioni prese parte a numerosi organismi corporativi collegati alle maggiori aziende siderurgiche ed elettro-siderurgiche nazionali.

Nel 1931 Goisis divenne direttore generale delle Acciaierie e ferriere lombarde Falck, era a fianco del fondatore, di cui egli era considerato il principale collaboratore, se non addirittura l’alter ego. Nel corso degli anni Trenta, Goisis entrò operativamente in contatto con il Gotha dell’industria siderurgica italiana, dove fu chiamato a svolgere ruoli di sempre maggiore impegno attraverso l’assunzione di cariche direttive di grande responsabilità: nel 1936 divenne Cavaliere del Lavoro, nel 1937 venne nominato presidente del Consiglio nazionale per l’approvvigionamento delle materie prime siderurgiche; nel 1938 il ministero delle Corporazioni lo mise a capo dell’Ente distribuzione rottami, in qualità di presidente. Contemporaneamente, dai primi anni Trenta, Goisis ricopriva la carica di vicepresidente della Franco Tosi, società elettromeccanica passata sotto il controllo di un gruppo di imprenditori lombardi, fra cui appunto Falck, e di vicepresidente delle Officine Moncenisio, di cui Falck era presidente.

LA SUA CURA PER IL SOCIALE

Parallelamente alla sua attività, Goisis si spese molto nel campo assistenziale: fondò l’Istituto Giuseppina Goisis Buonamici – intitolato alla moglie, madre dei suoi nove figli, scomparsa nel 1924 – che si occupava di amministrare e promuovere cure idroterapiche e balneari gratuite per i dipendenti delle acciaierie e per i loro figli. Durante gli anni della sua dirigenza, l’azienda finanziò la costruzione di abitazioni, scuole, refettori, enti di assistenza ospedaliera, campi sportivi.

In bergamasca sostenne la ricerca con donazioni di impianti e macchinari ed elargì borse di studio a favore del locale istituto industriale, dove si era diplomato.

IL RESTAURO DELL’EX CONVENTO DEI CELESTINI

Nel 1937 acquistò dal Comune di Bergamo l’ex Convento dei Celestini che, allora, ospitava “l’ospedale dei contagiosi” poi spostato e accorpato con l’Ospedale Maggiore in largo Barozzi. Un complesso in pieno degrado che grazie alla direzione dei lavori dell’illustre ingegnere Luigi Angelini portò a nuova vita. La struttura venne donata alle Suore Sacramentine per ospitare il convitto delle orfanelle.

Una rapida malattia lo stroncò improvvisamente, Goisis morì a Milano il 14 luglio 1940.

Informazioni tratte dall’Enciclopedia Treccani.

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