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Più che un'ipotesi

Risiko banche in Bergamasca: a rischio personale, sportelli e servizi alla clientela

Dopo il colpaccio di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca che ha di fatto spazzato via la storica Banca Popolare di Bergamo e l'aggregazione del Credito Bergamasco in Bpm, la terra orobica ha poche o nulle possibilità di giocare una partita. Anzi, potrebbe subire altri azzoppamenti

Bergamo. C’è un risiko bancario che potrebbe aprirsi con le possibili fusioni, attese e sostenute dalla Bce, che potrebbero creare in Italia il terzo polo bancario dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Fusioni che avrebbero ripercussioni anche sulla Bergamasca. Dopo il colpaccio di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca che ha di fatto spazzato via la storica Banca Popolare di Bergamo e l’aggregazione del Credito Bergamasco in Bpm, la terra orobica ha poche o nulle possibilità di giocare una partita. Anzi, potrebbe subire altri azzoppamenti.

Una premessa: in Lombardia, in 10 anni, il 28% delle filiali ha chiuso. Oggi un comune su tre nella nostra regione è privo di uno sportello bancario.

Che cosa porta con sé la riduzione degli sportelli lo spiega bene Andrea Battistini, segretario generale First Cisl Lombardia. “Quando si parla di fusioni tra le banche si guarda spesso alla riduzione dei costi ottenute dalla riduzione di personale e di sportelli. Pensando che l’home banking rimpiazzi di fatto il servizio delle filiali. Ma non è così. Secondo l’ultima statistica di Banca d’Italia, a giugno 2021 le famiglie italiane avevano depositato sui conti correnti 1.131 miliardi, 64 miliardi in più rispetto a giugno del 2020. Si tratta di risparmi che andrebbero gestiti e investiti nel sistema economico italiano. Nessun servizio di home banking potrà mai sostituire la figura di un bancario che consiglia come meglio investire i propri risparmi”.

Basta entrare in una qualsiasi filiale di banca e vedere la coda di persone in attesa. È chiaro che i grandi gruppi cercano di ridurre personale e filiali per abbassare i costi, anche se poi la clientela retail avverte chiaramente un certo disagio perché in difficoltà nell’eseguire le più elementari e semplici operazioni. Evidente dimostrazione che l’home banking non è adatto ad una clientela costituita da persone anziane e poco disponibili ad affidarsi a strumenti tecnologici in materia di denaro.

LA PRIMA IPOTESI DI FUSIONE

La prima ipotesi di fusione che pare sia in programma nel 2022 potrebbe interessare Bper, Banca Popolare di Sondrio e Carige. In terra bergamasca Bper conta 80 filiali, 18 sportelli di questi in città; Banca Popolare di Sondrio conta 15 sportelli di cui 4 a Bergamo città; infine, Carige vanta 5 sportelli di questi uno nel capoluogo. Si ritoccherebbe l’equilibrio e la presenza degli sportelli, ma non sarebbe uno scossone.

LA SECONDA IPOTESI

La seconda ipotesi di fusione interesserebbe Bper (che nel tempo avrebbe aggregato Popolare di Sondrio e Carige) con BPM. E qui lo scenario sconvolgerebbe non poco gli equilibri. Perché Bper che ha acquistato moltissimi sportelli ex Ubi andrebbe a fondersi con il gruppo che ha inglobato il Credito Bergamasco. Sarebbe come attualizzare l’improbabile fusione tra Banco Popolare di Bergamo e Credito Bergamasco: perché Bper conterebbe oltre 80 sportelli (perché si dovrebbero aggiungere quelli di Popolare di Sondrio e Carige) e Bpm altri 75 in terra orobica. E qui si conterebbe un surplus di personale e di sportelli, che andrebbe ridotto pesantemente.

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