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Teatro sociale

“È bello vivere liberi!”: nel Giorno della Memoria trionfa la storia della prima staffetta partigiana video

Lo spettacolo, ispirato alla biografia di Ondina Peteani, è un virtuoso esempio di teatro civile, una forma d’arte di cui oggi abbiamo ancora bisogno, forse più di prima. “È bello vivere liberi!” è l’affermazione di uno status, un inno orgoglioso alla libertà, la parafrasi più poetica della Resistenza

Bergamo. “Siamo nani sulle spalle dei giganti”, scriveva il filosofo francese Bernardo di Chartres. La nostra storia porta il segno indelebile di chi è venuto prima di noi, di chi ha combattuto affinché oggi potessimo vivere in un mondo migliore.

Dietro a questi “giganti” ci sono storie di donne e uomini comuni. Non eroi ma semplici umani che hanno sposato degli ideali. Come Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, deportata ad Auschwitz nel 1943, all’età di 19 anni.

La vicenda di Ondina e del suo mondo, stravolto dalla guerra e dall’oppressione, è raccontata in “È bello vivere liberi!”, che, nel Giorno della Memoria, ha inaugurato al Sociale la rassegna “Appuntamento con la Storia” della Fondazione Teatro Donizetti, ideata dalla direttrice artistica Maria Grazia Panigada.

Lo spettacolo, ispirato alla biografia di Ondina Peteani, è un virtuoso esempio di teatro civile, una forma d’arte di cui oggi abbiamo ancora bisogno, forse più di prima. “È bello vivere liberi!” è l’affermazione di uno status, un inno orgoglioso alla libertà, la parafrasi più poetica della Resistenza. Tutto questo vive nella figura di Ondina, una giovane donna coraggiosa che all’età di diciassette anni prende consapevolezza di chi e del ruolo che vuole avere al mondo.

Le vicende di Ondina e della lotta antifascista del Venezia Giulia, dove la Resistenza inizia prima che nel resto d’Italia grazie alla collaborazione con i partigiani sloveni, si uniscono al racconto delle lezioni clandestine della scuola di comunismo, in cui, con straordinario anticipo, si condividevano i valori di emancipazione femminile.

Sul palco, Marta Cuscunà, ideatrice, drammaturga e regista, oltre che interprete, dello spettacolo – che porta nei teatri dal 2009 – è abilissima nell’utilizzare linguaggi diversi. Dai monologhi, al teatro popolare dei burattini, fino ad arrivare al teatro di figura con pupazzi, per raccontare in modo evocativo l’orrore dei lager. “A un pupazzo si può fare di tutto, anche le cose più terribili, e il rapporto tra pupazzo e manovratore è uguale a quello tra deportato e aguzzino – ha spiegato l’attrice nell’incontro post spettacolo, ultima novità introdotta da Maria Grazia Panigada -. Davanti alle immagini delle persone deportate ad Auschwitz lo shock emotivo è fortissimo e fa distogliere lo sguardo, mentre davanti a un pupazzo picchiato e umiliato si resta a guardare fino in fondo e l’emotività lascia spazio alla riflessione”.

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Presenti in sala anche Gianni Peteani, figlio della partigiana, e Anna di Gianantonio, autrice della biografica da cui è tratto lo spettacolo.

“Ondina Peteani era una ragazza comune cresciuta sotto regime fascista – spiega Gianni Peteani – Pur essendo immersa in questo mondo ha avuto il piglio di aderire alle primissime formazioni antifasciste, nate prima della Resistenza”. “La fortuna di mia mamma – aggiunge Peteani – è stata di aver sviluppato una capacità di analisi e di insofferenza ad un regime costrittivo sotto ogni profilo, soprattutto nei confronti delle donne”.

“Quando Gianni venne all’Istituto di Storia del movimento di liberazione di Trieste, mi colpì un aspetto in particolare della vita di Ondina – racconta l’autrice –. Quando si trovava in ospedale poco prima di morire lei disse al neurologo che la stava visitando: “è bello vivere liberi!”. “Questo è diventato il titolo del libro”.

Ondina ha cercato tutta la vita di liberarsi dal “fango di Auschwitz”, come lei stessa era abituata a dire, che rappresentava allo stesso tempo una dimensione materiale e mentale, in cui l’identità della persona veniva completamente annullata. Quel fango è stato lavato dalla tenacia di Ondina che ha amato la vita e la libertà fino alla fine.

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