Quinta votazione. Cappotti, sciarpe al collo per i maschietti e scialli sulle spalle delle donne per coprirsi dal gelo in Transatlantico e l’incrocio degli sguardi tra colleghi. La prima vera giornata in cui all’emozione si è sostituita la tensione, il nervosismo, la perplessità e l’incognita. Siamo arrivati a nove nomi di candidati che il centro destra ha sfornato, ritirato per i fatti suoi, tra terne, candidati “laterali”, istituzionali.
Il centrodestra non ha i numeri sulla carta (450 circa su 1009), non li ha alla prova dell’urna (382 con circa 70 franchi tiratori e accuse reciproche), cosa deve succedere ancora perché Salvini capisca che serve un candidato condiviso, autorevole, non di parte e non imposto?
Ha provato la spallata e convocato contemporaneamente una conferenza stampa in solitario (senza Meloni e Tajani) dicendo tutto e il contrario di tutto.
Sapeva di andare a sbattere e, brutto messaggio, ha messo in campo l’agnello sacrificale, seconda carica dello Stato e donna, la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati.
E’ stata una scelta incomprensibile che sa di dilettantismo istituzionale e nessun senso politico. Si riprende alle ore 17 con una seconda votazione. Poche ore, quindi ancora un giorno per recuperare l’afasia politica tra schieramenti. Ora è tempo di superare il tatticismo del centrodestra che non ha portato buoni frutti: che dici Salvini di prendere “quel caffè “ con tutte le forze parlamentari?
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