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In nepal

Simone Moro in salvo a Katmandu, una valanga devasta il campo base sul Manaslu

L'alpinista bergamasco, visti i tre metri di neve scesi in pochi giorni, ha preferito tornare in città in attesa del bel tempo: "La mia esperienza mi ha salvato la vita"

Katmandu. L’aveva detto giusto due giorni prima e la sua grande esperienza gli ha dato ragione.

Da qualche settimana l’alpinista bergamasco Simone Moro si trova in Nepal, a Katmandu, per intraprendere la scalata del Manaslu, un massiccio montuoso himalayano la cui vetta raggiunge gli 8mila metri.

Tre giorni fa, a causa del maltempo e dei tre metri di neve che sono scesi negli ultimi giorni, Moro ha deciso di tornare in città insieme all’alpinista basco Alex Txicon e a tutti gli sherpa che stanno intraprendendo questa avventura insieme a lui.

E ha fatto bene, perché domenica il campo base, che si trova a 4800 metri, è stato travolto da una valanga.

Sulla sua pagina Facebook Moro aveva motivato così la sua scelta: “Il pericolo valanghe era a 5. Anche se il campo base è sicuro, lo è fino ad un certo punto. Quando le valanghe si avvicinano e le senti, non è più un atto di resistenza o di eroismo, devi toglierti dai guai. Per questo siamo scesi tutti a Samagaon, è stata una decisione condivisa”.

Generico gennaio 2022

 

Simone e Alex hanno poi preso un elicottero che li ha portati fino in città: “Questa è una norma comportamentale che alcuni forse non approvano, ma nessuno di noi voleva essere eroe, rischiando la vita solo perché più rischi, meglio stai. Io la penso diversamente e sono felice che Alex abbia la stessa mentalità”.

 

Generico gennaio 2022

 

Lunedì in un nuovo post l’alpinista ha annunciato che la sua prudenza gli ha salvato la vita: “Una valanga ha travolto e parzialmente distrutto il Campo Base. La cosa ovviamente non ci fa felici per niente e ci creerà dei problemi extra, dall’altro lato ci conferma di aver fatto una scelta saggia”.

Ha poi condivisio il messaggio che lui stesso ha inviato al fotografo Oswald Rodrigo Pereira, che si trova a Samagaon: “Seguo sempre il mio naso e la mia esperienza e questa volta allontanarci dalla montagna ci ha salvato la vita. Essere andati a Samagaon o a Katmandu non è stata una fuga da bambini spaventati (come forse qualcuno credeva o crede) ma semplicemente la soluzione strategica più intelligente. Scalare in inverno richiede non solo speranza e motivazione, ma soprattutto tanta esperienza, tanto tempo (3 mesi), tanta pazienza, tanta logistica e budget, e tanta umiltà. Spero che quello che è successo mostri a tutti noi che è meglio seguire il naso e i consigli di chi è ancora vivo dopo 70 spedizioni… Se dico che dobbiamo prendere 1 settimana/10 giorni di freno significa che deve essere fatto per salvare le nostre vite e non perché ho bisogno di un letto morbido e caldo. Il nostro Ego spesso ci uccide perché ci sentiamo in competizione o osservati dall’esterno. Le persone che vogliono combattere nella neve alta, che vogliono accelerare, correre o mostrare come possono resistere ciecamente nel pericolo sono solitamente morti e Alex e io non vogliamo che nessuno di noi muoia sul Manaslu. Quindi dite a tutti di non correre sulla montagna almeno nei primi 3/4 giorni di sole perché verranno giù altre valanghe”.

 

Generico gennaio 2022
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