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Dopo lo studio

Frana, Dori (Leu): “La Regione revochi le concessioni alla miniera”

E la deputata Pd Ciagà: “Gli enti territoriali attivino la Valutazione di impatto ambientale”

Tavernola. Dopo la presentazione dei risultati dello studio sulla frana del monte Saresano arrivano anche le prime reazioni dal mondo della politica. Sul tema si sono esposti infatti gli onorevoli Leyla Ciagà del Partito Democratico e Devis Dori di Liberi e Uguali.

L’ex cinquestelle non vuole che si abbassi la guardia sulla situazione. “Viene confermato che la frana è molto attiva. Questa è la prima risposta a chi ha sempre sminuito la gravità della situazione, nascondendosi dietro il rallentamento della frana. Quella frana si muove, anche se meno rispetto a febbraio/marzo, e si continuerà a muovere”.

L’unica via per mettere in sicurezza il monte Saresano è quella di agire con interventi di consolidamento del versante per mezzo di tiranti. Una parte importante in questo è stata svolta dalla Regione, che ha garantito 1.5 milioni di euro per la realizzazione di un progetto esecutivo. “Bene il finanziamento di Regione Lombardia per il progetto di consolidamento della frana – sottolinea la deputata Ciagà -, è il presupposto necessario per ottenere dal Ministero della Transizione Ecologica lo stanziamento dei fondi per la messa in sicurezza del Monte Saresano”. Secondo gli esperti, i lavori strutturali costeranno al Governo fra i 4 e i 6 milioni di euro.

Proprio dall’esecutivo, tuttavia, al momento non sono arrivate risposte concrete sugli impegni assunti con l’approvazione della risoluzione parlamentare promossa dall’onorevole Dori. “A oggi, nonostante le mie sollecitazioni, nulla è stato fatto. Ad esempio non sono giunte le sirene, non è stato effettuato il monitoraggio del lago da parte dell’Istituto idrografico della marina militare, non è iniziato il monitoraggio del lago d’Iseo con i satelliti Cosmo Sky-med. I Ministeri dovranno dare delle spiegazioni”.

Per questo Ciagà ha riportato al Governo l’attenzione. “Ho sollecitato il Ministero a fornire un riscontro sugli impegni presi. Attendiamo la loro risposta”.

Nel frattempo, secondo la parlamentare del PD, c’è qualcos’altro di molto importante che si può e si deve fare. “Per quanto riguarda invece la correlazione tra l’attività estrattiva e gli eventi franosi, che è stata considerata possibile dagli esperti, emerge con ancora più evidenza la necessità che gli enti territoriali attivino finalmente la procedura di Via (Valutazione d’Impatto Ambientale), richiesta da tempo dallo stesso sindaco di Tavernola”.

Lo studio citato da Ciagà è un’analisi fondamentale, perché ha lo scopo di stabilire la compatibilità dell’ambiente con l’attività che vi si insedia (in questo caso quella cementifera). Fino ad oggi la Via non è stata ancora fatta, ma si può ancora recuperare.

“È prevista dall’ordinamento anche la possibilità di una Via postuma”.

Ci sono ancora molti passi da compiere, come si può notare. Nell’attesa delle risposte dal Governo, della progettazione esecutiva, delle analisi ambientali ma soprattutto degli approfondimenti sulla correlazione fra l’attività estrattiva del cementificio e la frana, per Dori bisogna infine agire, per prevenzione, con il ritiro delle concessioni minerarie. “Gli esperti non sono in grado di dire se c’è o se non c’è correlazione. Per questo motivo, non potendo escludere che l’attività estrattiva sia una concausa del movimento della frana, utilizzando un criterio di prudenza, ritengo che Regione Lombardia debba revocare senza ritardi le concessioni. La Regione sta facendo la sua parte: ha commissionato questo studio e sta mettendo dei fondi. Ora deve andare fino in fondo e avere il coraggio di fare ciò che è giusto. Va eliminato tutto ciò che può indebolire la montagna – Dori conclude -; gli eventi atmosferici non li possiamo comandare, mentre l’attività estrattiva può e deve essere fermata. Il rischio è troppo elevato per la popolazione”.

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