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Il caso

Ubiale, vandalizzata ancora la lapide di Bara: gli amici rispondono con un ritratto e una canzone

La stele in ricordo del 20enne di Almè che perse la vita nel luglio 2017 distrutta per la seconda volta in poco più di un anno

Ubiale Clanezzo. È successo ancora: la lapide in memoria di Mamadou Lamine Thiam, conosciuto da tutti come Bara, è stata nuovamente vandalizzata.

Per la seconda volta in poco più di un anno, la stele dedicata al ventenne che perse la vita il 23 luglio 2017 è stata distrutta: la prima volta il 27 luglio dello scorso anno, a pochi giorni dal terzo anniversario della scomparsa. 

Per la sua morte nel febbraio scorso il giudice monocratico Anna Ponsero ha deciso che i tre imputati, due per omicidio preterintenzionale e una per omissione di soccorso, dovranno essere giudicati in Corte d’Assise: secondo le indagini coordinate dal pm Fabio Pelosi, quella sera il 20enne ebbe un litigio all’Ubiale Power Sound Festival con le tre persone, che poi lo inseguirono fino al salto oltre il guardrail, nel burrone. Una scena ripresa dalle telecamere di sorveglianza del paese. Il cadavere venne trovato solo il giorno successivo.

Una settimana fa circa l’altra spiacevole sorpresa, con la lastra di marmo con il suo nome danneggiata probabilmente con una mazza.

Un fatto disgustoso, al quale gli amici hanno reagito come sempre con compostezza e con un nuovo messaggio di speranza: accanto alla lapide è stata posizionata una tavoletta in legno, con il nome di Bara e un suo ritratto, accompagnato dalla strofa di una canzone del cantautore francese Taïro.

“Leggero, cullato dal canto degli uccelli
Finalmente silenzio, silenzio
Dove la natura scrive con il pennello
sto lasciando la mia vita
Sapendo che ci rivedremo presto”

 

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