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A filago

Morto a 38 anni schiacciato da una bobina: a processo i datori di lavoro

Matteo Regazzi si spense dopo 13 giorni di agonia. Secondo il pm Giancarlo Mancusi i carrelli non erano a norma

Bergamo. Morì dopo 13 giorni di agonia all’ospedale Papa Giovanni Matteo Regazzi, elettricista 38enne delle Ghiaie di Bonate Sopra, che secondo quanto ricostruito dalla Procura lunedì 5 novembre 2018 rimase schiacciato sotto il peso di una bobina mentre stava effettuando alcuni lavori di manutenzione alla Diesse Rubber Hoses spa di Filago.

Per quella tragedia mercoledì mattina, di fronte al giudice Donatella Nava si è svolta l’udienza del processo che vede imputati il carrellista e il titolare dell’azienda dove avvenne l’infortunio, il responsabile della Elettrobonatese di Bonate Sopra, la ditta esterna per cui lavorava Regazzi, e anche le due società.

Sempre secondo l’accusa il 38enne quel giorno era impegnato in un’attività di manutenzione nella ditta, che si trova lungo la strada provinciale che da Ponte San Pietro porta a Capriate San Gervasio. Mentre stava avvolgendo una matassa di cavi, sarebbe stato investito e colpito alla testa da una pesante bobina caduta da un carrello elevatore, guidato dall’autista finito a processo.

Secondo il pubblico ministero Giancarlo Mancusi la disgrazia si sarebbe potuta evitare. Per la procura, in particolare, all’interno dell’azienda non sarebbero stati utilizzati carrelli consoni al trasporto di bobine da centinaia di chili.

Nel corso dell’udienza di mercoledì sono state ascoltate le testimonianze dei tecnici dell’Ats e del medico del Pronto soccorso che per primi arrivarono sul posto e cercarono di salvare la vita a Matteo. Il processo è stato aggiornato al 20 ottobre, quando saranno sentiti i periti della procura.

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