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2001-2021

Terzi: “Con i talebani a Kabul commemoriamo l’11 settembre con un’altra tragedia”

A vent'anni dagli attentati terroristici che colpirono il Pentagono e le Torri Gemelle, l'11 settembre 2001, interviene l'ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, Ambasciatore d'Italia negli Usa dal 2009 al 2011

Con il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan “ci troviamo a commemorare l’11 settembre 2001 con un’altra tragedia, questa volta lontana dall’America, ma anche vicina perché ha su questa un impatto politico”.

L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, Ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2009 al 2011, a vent’anni dagli attentati terroristici che colpirono il Pentagono e le Torri Gemelle è chiaro, non lascia spazi a mezze tinte in una serie di dichiarazioni a LaPresse.

“La ricorrenza dell’11 settembre doveva essere un reminder, un richiamo alla solidarietà occidentale nel continuare a rimuovere le cause del jihadismo e del terrorismo globale. Non dico che in questi anni non abbiamo imparato niente, anzi, in Afghanistan sono state apprese molte lezioni, per vent’anni la violenza è stata contenuta e la presenza multinazionale ha conseguito dei risultati. Abbiamo imparato che si deve agire in modo coeso quando si manifestano minacce terroristiche del calibro dell’11 settembre e dobbiamo imparare che bisogna continuare a farlo proprio sulla base dell’esperienza in Afghanistan, dove abbiamo perso molti spazi di influenza” nella lotta al terrorismo, spiega l’Ambasciatore.

“Bisogna stare attenti a chi sono i talebani a Kabul, da un punto di vista dogmatico riguardo alla sharia e ai diritti delle donne l’atteggiamento è lo stesso di venti anni fa. Una continua pressione internazionale può portare a qualche risultato, ma non si devono fare concessioni di riconoscimento, ci devono essere contatti mirati per obiettivi precisi, come l’espatrio di persone che vanno protette, di chi ha collaborato con l’Occidente”. Che aggiunge: “Non si deve cadere nella trappola di arrivare a dei riconoscimenti, come stanno facendo Russia e Cina, che vogliono appropriarsi delle risorse del Paese: noi – spiega l’Ambasciatore – dobbiamo stare fuori da questi meccanismi, dobbiamo avere contatti ma non che legittimino i comportamenti atroci che vediamo continuano ad essere messi in atto”.

“Nonostante il diverso volto con cui si vuole presentare la dirigenza talebana, i quattro leader”, il mullah Akhundzada, il mullah Baradar, il figlio del mullah Omar e Sirajuddin Haqqani, “sono gli stessi di venti anni fa e affermano la stessa interpretazione del Corano. Non credo, e sono tra molti a non farlo, a questa faccia distensiva dei talebani”.

Secondo l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, Ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2009 al 2011, l’uscita dall’Afghanistan è stata “affrettata, per non dire rovinosa”, anziché volta a garantire “le grandi conquiste ottenute dalla popolazione afghana”, penso alle donne “che si sono liberate dall’essere proprietà privata dei mariti e sono riuscite a entrare nell’amministrazione della giustizia, hanno fatto un percorso straordinario”, sottolinea l’ex ministro ricordando che si è passati da un tasso di alfabetizzazione femminile del 34% a circa il 50%. “La situazione delle donne è la più dolorosa, dobbiamo tutti sentire una responsabilità diretta, penso all’Europa, ai governi dell’Alleanza Atlantica ma anche a chi fa volontariato”.

Giulio Terzi di Sant'Agata - Foto profilo Facebook

La convocazione di un vertice straordinario del G20 sull’Afghanistan è stata un’idea “brillante e ispirata”, ed è ancora più giusta perché “il G20 ha nella sua agenda quest’anno come punto prioritario l’empowerment delle donne. Prendere questa angolatura in un momento così drammatico per la condizione della donna trovo che sia la giusta chiave da utilizzare per cercare di ottenere dei risultati”.

Giulio Terzi di Sant’Agata, da profondo conoscitore, precisa che: “La situazione della donna in Russia e Cina non è come quella in Afghanistan o in Iran e dunque su questo punto Mosca e Pechino si troverebbero dalla stessa parte” dei Paesi occidentali, spiega Terzi ricordando come la posizione di entrambi questi Paesi sia molto importante “perché tutto quello che riguarda l’Afghanistan passa dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e dalle agenzie e dai programmi delle Nazioni Unite a cui i talebani non possono rinunciare, dovendo dimostrare di riuscire a far mangiare e a far vivere i cittadini”. “È importantissimo lavorare con Mosca e Pechino ma anche lavorare con il Pakistan e la Turchia, due Paesi che hanno un ruolo ambiguo, in Turchia i Fratelli musulmani hanno al loro interno correnti radicali, così come con l’Iran, che storicamente non è amico dei talebani ma ha collegamenti con le reti terroristiche internazionali come Al Qaeda”.

“Il secolo americano, che è il secolo dell’Occidente non è finito. Da vent’anni l’ordine internazionale, se ancora si può chiamare ordine, sta evolvendo. Ci sono grandi assestamenti tellurici e la direzione per i Paesi occidentali è problematica ma siamo in una competizione. Il percorso è lungo e abbiamo una grande forza, che è la forza della libertà che guida i nostri Paesi ma che è diffusa anche in altri Paesi, penso all’Iran dove il governo è instabile” e deve far fronte al dissenso interno. Rimarca l’ex ministro degli Esteri Terzi, riflettendo sul caotico e contestato ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan a vent’anni dagli attentati terroristici dell’11 settembre che colpirono il Pentagono e le Torri Gemelle. “La forza della libertà c’è, anzi la libertà tenderà non solo ad alimentare il fuoco sotto la cenere ma ad accendere la fiamma”.

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