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L'intervista

Afghanistan, Martina: “Donne, acqua, agricoltura: Fao vuole proseguire coi suoi progetti”

L'ex deputato bergamasco è Vicedirettore generale aggiunto della Fao che da anni si batte per migliori condizioni ambientali in Afghanistan.

Rimane drammatica la situazione in Afghanistan, dove i talebani hanno ormai preso il comando e migliaia di persone cercano di fuggire accalcandosi all’aeroporto di Kabul.

Tra le organizzazioni più attive nel Paese anche la FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che da anni porta avanti progetti di ampio respiro a supporto della popolazione e delle produzioni locali.

Vicedirettore generale aggiunto della FAO è il bergamasco Maurizio Martina, ex deputato del Partito Democratico.

Martina, lo stravolgimento politico in Afghanistan vi preoccupa?

La situazione, ovviamente, è delicata per tutti e anche noi come FAO siamo in attesa di capire come si evolverà. In questi anni la FAO ha lavorato molto sull’Afghanistan e naturalmente siamo molto attenti ai cambiamenti in atto.

Ha già avuto modo di contattare qualche vostro collaboratore che si trova in loco?

Sì, proprio in queste ore abbiamo contattato la nostra struttura in Afghanistan e al momento ci riferiscono di una situazione relativamente tranquilla per quello che riguarda gli operatori FAO: chiaramente ci sarà un programma di riorganizzazione delle energie umane, ma il nostro obiettivo è quello di mantenere nel Paese i responsabili fondamentali delle attività. Vogliamo proseguire nei nostri progetti, con ancora più determinazione.

Uno di questi lo ha ricordato proprio lei sul suo profilo Facebook.

È la storia di Hazifa, che ha dovuto lasciare la scuola superiore a 16 anni dopo un matrimonio precoce: poi è stata coinvolta in varie attività agricole di sussistenza fino al 2014, quando ha preso parte a un corso di formazione organizzato dalla FAO che mirava a sviluppare l’attività lattiero-casearia in Afghanistan.
Non poteva immaginare che questo momento sarebbe stato un enorme punto di svolta nella sua vita.

Quando si è iscritta a questo corso, Hazifa aveva 38 anni e aveva due mucche di razza locale, che erano principalmente per il consumo di latte domestico. Ottenere un reddito regolare dalla vendita del latte era inimmaginabile.

Attraverso questo progetto la FAO insieme a IFAD ha assistito dal 2014 circa 4.000 donne in aree rurali con diversi corsi di formazione sulla gestione del bestiame, la mungitura igienica e la commercializzazione della produzione di latte.

Incoraggiata dai benefici derivati dal corso, Hazifa ha iniziato a addestrare altre donne nella comunità ad allevare vacche incrociate piuttosto che vacche di razza locale meno produttive. Alla fine è riuscita a organizzare 80 donne del suo villaggio, Manara, e ha preso l’iniziativa di fondare la cooperativa di produttori di latte di Manara.

Questa cooperativa è la prima del suo genere in Afghanistan guidata e gestita da donne.

Il 75% dei suoi 135 membri sono donne.

Dai 34 litri di latte venduti quel primo giorno, la cooperativa vende oggi circa 400 litri di latte al giorno, e ha creato un mercato regolare per gli allevatori, anche se per ora solo 30 soci contribuiscono alla vendita. Il latte degli altri membri è attualmente utilizzato per prodotti tradizionali come quroot, yogurt, chakka e venduto nei bazar vicini.

Tuttavia, la cooperativa di produttori di latte Manara guadagna complessivamente l’equivalente di circa 3.500 dollari al mese dalla vendita di latte. E le cifre sono destinate a crescere quando il nuovo caseificio del distretto, attualmente in costruzione, sarà operativo.

Con il sostegno di Hazifa, le donne della cooperativa Manara hanno anche creato un gruppo di aiuto per i membri che ancora non vendono latte. Questo gruppo trasforma frutta e verdura nostrana in prodotti commerciabili come sottaceti, marmellate e gelatine, che forniscono un’ulteriore opportunità per le donne di generare un reddito.

Quando il COVID-19 è comparso anche in Afghanistan, Hazifa ha anche incoraggiato le donne della sua comunità a cucire mascherine da vendere nei mercati locali. Questo sforzo da un lato ha contribuito a prevenire la diffusione del COVID-19 e, dall’altro, ha costituito una fonte alternativa di reddito per le donne.

È per storie come queste che il nostro impegno in quella terra non deve finire. È per esperienze come quelle di Hazifa e di queste donne che dobbiamo continuare ad esserci con ancora più forza e determinazione.

hazifa

Una storia significativa, che dimostra anche come il vostro ruolo sia stato determinante anche per l’affermazione della figura femminile e della sua indipendenza.

E non è l’unico progetto che ha avuto per protagoniste le donne, la loro libertà, la loro autonomia, la loro capacità di iniziativa. La FAO ha voluto sostenere con forza le attività femminili, la storia di Hazifa lo dimostra chiaramente. Un sostegno che è passato anche da corsi di formazione nelle aree più periferiche del Paese, dove le possibilità di studio sono ancora più rare.

Ci sono anche altri interventi importanti in corso.

Sì, anche di molto significativi come quelli legati alla riforestazione, all’espansione dell’irrigazione, alla gestione delle acque di campo o alla gestione sostenibile del territorio. Come dicevo in precedenza, l’Afghanistan è una delle aree su cui da anni lavoriamo e la speranza è quella di poter continuare ancora per molto, amplificando ancora di più i nostri sforzi. Dare continuità ai progetti e rafforzare i nostri programmi è un tema centrale anche in questi giorni di profonda incertezza.

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