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È studentessa italiana

Ikram, in cella in Marocco per un post: ha studiato a Bergamo, al Falcone

Ikram Nazih, 23 anni, è cittadina italiana. Ne parlano le sue prof del Falcone. Petizione per liberarla

Dopo quello di Patrick Zaki, incarcerato in Egitto, c’è un nuovo caso diplomatico sull’asse Italia-Nord Africa e riguarda una studentessa italo-marocchina.

Si chiama Ikram Nazih, è nata nel 1998 a Vimercate da genitori marocchini e ha trascorso la maggior parte della sua vita in Lombardia, ha frequentato il Liceo Falcone di Bergamo ed è diventata cittadina italiana. Oggi vive a Marsiglia, dove si stava laureando in giurisprudenza. O meglio viveva. Perché il 20 giugno, dopo essere partita per il Marocco per visitare i parenti, appena atterrata all’aeroporto di Casablanca è stata interrogata e posta in stato di fermo.

Per aver condiviso una vignetta su Facebook. Su di lei pendeva infatti una denuncia per blasfemia, presentata alle autorità di Rabat da un’associazione religiosa marocchina che avrebbe segnalato un post condiviso dalla studentessa nel 2019.

Già, il motivo dell’arresto è una vignetta piuttosto diffusa che Nazih aveva condiviso sui suoi social, per poi cancellarla dopo essere stata travolta dagli insulti. Un post che trasformava la sura 108 del Corano, nota anche come sura dell’Abbondanza, in sura del whisky.

Il 28 giugno è stata condannata in primo grado a 3 anni di carcere e a una multa 50.000 dirham marocchini (circa 4.800 euro). Ora Ikram è nel carcere di Marrakech in attesa del processo d’appello.

Nonostante la doppia cittadinanza di Ikram, l’Italia ha alcuni limiti d’azione. La Convenzione dell’Aja del 1930, infatti, prevede che nei casi di doppia cittadinanza non sia possibile per i due Stati coinvolti attivare la protezione diplomatica l’uno contro l’altro, come spiega il quotidiano Domani, che sta seguendo la vicenda.

Amnesty International segue il dossier dalla sua sede regionale di Tunisi. E anche nella comunità islamica italiana c’è chi si sta attivando per la liberazione della studentessa.

Questa volta, per quanto anche Zaki lo sia di fatto, si tratta di una cittadina italiana e nonostante questo una coltre di silenzio si stende sulla sua vicenda processuale.

Il caso di Ikram stride con l’immagine che il Marocco presenta di sé nello scenario internazionale, ossia quella di un paese che promuove l’islam moderato e ne fa un’arma di soft power in Europa e in Africa.

Su Change.org (clicca qui) c’è una petizione per chiedere al Governo italiano di intervenire.

Al Liceo Falcone i docenti ricordano benissimo Ikram Nazih, che si è diplomata nel 2018, concludendo il corso Esabac che permette di diplomarsi in due lingue: italiano e francese.

“Timida, musulmana e portava il velo – ricorda Emanuela Pasta, professoressa di lingua inglese -. Una ragazza molto tranquilla, mai stata polemica. Ho un ricordo particolare di Ikram per la pizzata di fine anno che abbiamo fatto in caso di un collega. Abbiamo aspettato dopo le 22 per sederci a cena perché Ikram con altre due studentesse stava seguendo il Ramadan. Dopo cena cantammo e ricordo la sua bellissima voce. Dopo il diploma ci eravamo sentiti e sapevo che studiava in Francia. Ho firmato la petizione per chiedere la sua liberazione”.

Anche Wanda Bova, docente del liceo Falcone ricorda Ikram: “Rispettosa, educata, sempre molto tranquilla. Delle studentesse musulmane che avevo in classe era l’unica che portasse il velo. Con lei eravamo state per un periodo di studio in Francia e di lei ho proprio un ricordo molto bello. Mi auguro che questa vicenda si chiuda presto e anch’io ho firmato la petizione”.

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