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Confindustria

L’industria traina la ripresa, Scaglia: “Il manifatturiero avanzato punto di forza e di sviluppo”

Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo: "I dati Istat confermano che l’industria sta reagendo e che è un settore economico su cui puntare, sperando che chi ne vedeva il tramonto ora si possa ricredere".

L’industria italiana corre come non mai. Una ripresa di produzione inaspettata che fa ben sperare. È quanto emerge dai dati Istat. Ad aprile 2021 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dell’1,8% rispetto a marzo: si tratta del quinto mese consecutivo di crescita congiunturale e il livello “supera i livelli prepandemici di febbraio 2020”.
Nel confronto annuo e corretto per gli effetti di calendario l’indice complessivo aumenta del 79,5%, “in ragione del dato eccezionalmente basso di aprile 2020”, quando ebbero luogo le maggiori restrizioni all’attività produttiva per il contenimento del Covid, con il lockdown.

Nella media del periodo febbraio-aprile, sempre secondo l’Istat, il livello della produzione industriale cresce dell’1,9% rispetto ai tre mesi precedenti.

Tutti i principali settori di attività economica registrano aumenti su base tendenziale, ad esclusione della produzione di prodotti farmaceutici di base (-3,2%). La crescita più ampia caratterizza i settori delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+363,2%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (+327,3%), delle altre industrie (+160,9%), della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+149,3%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+132,8%).

Presidente Scaglia, di fronte a questi dati il nostro Paese si riscopre una potenza, c’è un sussulto di orgoglio industriale, visto che è il settore economico che è ripartito e che offre lavoro?

Siamo la seconda economia manifatturiera d’Europa: ed è sempre importante rimarcarlo, anche se sembrava essere messa in ombra. Per il nostro territorio la manifattura è un punto di forza e da lì bisogna partire consolidando l’esistente. I dati odierni ci spingono a guardare e a programmare il futuro, guardiamo, quindi, ad un manifatturiero avanzato e da lì che deve venire lo sviluppo. I dati Istat confermano che l’industria sta reagendo e che è un settore economico su cui puntare, sperando che chi ne vedeva il tramonto ora si possa ricredere.

I dati sono positivi, ma ci sono vecchi problemi non risolti? Che cosa chiederebbe alla politica o alla società per sostenere o aiutare il settore industriale bergamasco?

È importante una rivalutazione culturale dell’industria e della manifattura. Sono molto cambiate. La sostenibilità è uno dei punti importanti, non sono solo parole e slogan, ma sono cose vere. E lo dimostrano dati rilevati da enti internazionali. Nei fatti c’è una forte attenzione da parte delle imprese al tema dell’ambiente e della sostenibilità. L’Italia, per quanto certificato da Circular Economy Network, è il primo Paese campione europeo nell’economia circolare, prima della Francia e della Germania. Grazie ai risultati ottenuti in campi come la gestione dei rifiuti, innovazione, economia verde e tipologia di materiali usati. In più, l’Eco Innovation Index dell’ Unione Europea mostra come l’Italia sia al quarto posto nell’innovazione ‘green’ davanti a molti paesi europei, dimostrando come le imprese e le industrie facciano della sostenibilità non solo un slogan, ma una pratica reale e quotidiana. Per questo la mentalità delle persone deve cambiare, deve vedere e riconoscere gli sviluppi tecnologici e le nuove attenzioni delle industrie in questo campo.

Generico marzo 2021

L’industria accelera e riparte, ma c’è un rincaro delle materie prime. Riusciremo a fare fronte a questo problema conoscendo questo deficit del nostro Paese?

Siamo un Paese trasformatore, senza dubbio. Siamo in un momento di grande incertezza e di preoccupazione, se dovesse perdurare una situazione di questo tipo ci possono essere degli impatti importanti con delle ripercussioni sui prezzi, sull’inflazione, sulla competitività delle imprese. Adesso le imprese stanno cercando di gestire questa situazione, attingendo a scorte piuttosto che a contratti siglati tempo fa, ma ormai le nuove forniture arrivano con nuovi prezzi e per non perdere competitività molti imprenditori stanno sacrificando i margini. È un tema delicato che richiede cautela e prudenza. Per questo dobbiamo mantenere una certa lucidità perché occorrerà vedere che non si passi ad una situazione di accaparramento che possa portare ad una bolla nel momento in cui le attività produttive si saranno assestate a nuovi livelli.

Come giudica la misura presa dalla Bce di non ritoccare al rialzo i tassi di interesse?

In questo momento c’è molta liquidità  nel sistema, sicuramente c’è necessità di gestire in maniera ordinata un ritorno ad una situazione un po’ più normale, e questa sarà la sfida che dovranno affrontare le autorità monetarie per i prossimi mesi.

Se l’industria va bene ha ancora senso parlare di licenziamenti? L’attuale blocco rischia di essere un elemento non adeguato al mercato del lavoro?

Credo che questo sia un dibattito che ha assunto in questi ultimi giorni un carattere molto ideologico. Nella nostra provincia in particolare mi sento di dire che le previsioni catastrofiche che vengono disegnate le trovo irrealistiche. Sarebbe bene utilizzare questo momento di ripresa per gestire situazioni di ricollocazione da un’azienda in difficoltà ad altre che sono in fase espansiva. In questa fase di ripartenza, secondo me, sarebbe il momento ideale per gestire certe situazioni e non affrontarle il prossimo autunno o nel mezzo di una situazione di emergenza. Questa cristallizzazione del mercato del lavoro non è utile, bisogna utilizzare questo momento di congiuntura positiva per gestire possibili situazioni di difficoltà.

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