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Lo spettacolo

Il Teatro Donizetti come il Virginian, sul “ponte” Baricco narra un’amicizia straordinaria

Baricco è senza dubbio il narratore perfetto per il momento perfetto. La comunità del nuovo teatro Donizetti – come tutte le comunità di teatro del mondo - aveva bisogno di una storia. Di una bella storia, raccontata come quando si è bambini, dal vivo, con un libro in mano e la luce soffusa della cameretta

Quella tra Tim Tooney, trombettista, e Danny Boodman T.D Lemon Novecento, pianista di talento innato, è un’amicizia straordinaria. Una di quelle che capitano ai più fortunati una sola volta nella vita. Un legame di cuore e spirito, più forte di qualsiasi relazione di sangue. A raccontare la storia dei due musicisti è stato Alessandro Baricco, sul palco del Teatro Donizetti di Bergamo, nella serata di venerdì 4 giugno.

Chi meglio del suo autore avrebbe potuto interpretare “Novecento”? Pubblicato nel 1994, “Novecento” è tra i testi più fortunati di Baricco. Quattro anni dopo, nel 1998, Giuseppe Tornatore fece di questa storia un film, “La leggenda del pianista sull’oceano”, destinato ad avere la stessa fama del testo da cui è tratto.

Baricco è senza dubbio il narratore perfetto per il momento perfetto. La comunità del nuovo teatro Donizetti – come tutte le comunità di teatro del mondo – aveva bisogno di una storia. Di una bella storia, raccontata come quando si è bambini, dal vivo, con un libro in mano e la luce soffusa della cameretta. Quale luogo migliore del teatro per dimenticare, anche solo per una serata, chi siamo e cosa abbiamo appena vissuto?

Ed è così le persone sono riuscite a navigare l’oceano a bordo della Virginian insieme a Danny e Tim. Hanno ascoltato i concerti seduti nella sala della prima classe, hanno ballato insieme ai migranti della terza classe. Hanno camminato in lungo e in largo su quella nave, che è tutto il mondo di Danny, che lì è nato e cresciuto, dopo essere stato abbandonato dentro il pianoforte della prima classe del Virginian, all’interno di una cassa di limoni T.D.

Poi, tra il jazz e il reggae time, dopo calici di champagne e distese infinite di acqua, finalmente l’abbiamo vista, prima da lontano e poi sempre più vicina. L’America, la meta, è il sogno più bello e la paura più grande allo stesso tempo. Quella paura che ci blocca e non ci fa andare avanti. che ci impedisce di amare, di esplorare e di andare oltre la terra conosciuta. Quella stessa paura che legò Danny alla nave e al suo pianoforte, fino alla fine.

Alessandro Baricco

Oggi forse capiamo meglio la paura di Novecento. Sappiamo cosa significa non sapere cosa ci sarà dopo e se ci sarà o meno una fine. Sentirsi persi e avere la necessità di aggrapparsi a quell’unica cosa che non ci fa sentire smarriti. In quei momenti in cui nulla potevamo fare, se non stare nelle nostre case, ci sembrava di stare in mezzo a un oceano senza fine. La scelta di Danny, ora non ci appare così incomprensibile e la sua storia, adesso è anche un po’ la nostra.

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