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L'intervista

Il Donizetti di nuovo aperto, Panigada: “L’incanto oltre la paura, come in Novecento”

Tra le menti che permetteranno, di nuovo, questo incontro, da venerdì 28 maggio, c'è la direttrice artistica della stagione di prosa della Fondazione Donizetti: Maria Grazia Panigada. L'abbiamo intervistata.

La città è pronta a tornare a casa. Tra quelle mura sempre piene di magia e meraviglia, ricche di musiche, voci, bellezza, costumi e risate.

Il Teatro Donizetti, finalmente, dopo tre anni di chiusura e di ristrutturazione, riapre e non vede l’ora di accogliere i suoi amici che ormai da tempo aspettano di rivederlo in tutto il suo splendore. Anche se adesso avrà una nuova veste e bisognerà ripresentarsi e conoscersi nuovamente. Per riconoscersi, ancora, come altro pezzo di cuore. Come se non fosse passato neanche un secondo.

Tra le menti che permetteranno, di nuovo, questo incontro, da venerdì 28 maggio, c’è la direttrice artistica della stagione di prosa della Fondazione Donizetti: Maria Grazia Panigada. Che, indaffarata tra le fila delle gallerie ristrutturate e passando veloce su quel palco illuminato di nuova luce, ha ricamato un momento per destinare un invito ai cittadini bergamaschi: “Vi aspettiamo. Il Teatro vi aspetta”.

Direttrice, è emozionata?

Tantissimo. Sono mesi che ci prepariamo a questo momento e finalmente è arrivato. Vorrei che passasse il messaggio che tutti gli uffici dai tecnici ai musicisti hanno messo insieme una macchina teatrale complessa che non vediamo l’ora di mostrarvi.

Che volto avrà il nuovo Donizetti?

Non solo più bello esteticamente con il ritorno dei colori originali e la ristrutturazione delle gallerie. Ma sarà anche più funzionale nei servizi: grazie, ad esempio, l’aria condizionata che renderà il teatro vivibile anche nei mesi estivi e il recupero di nuovi spazi fino ad ora mai sfruttati che, tra le altre cose, porterà all’apertura di un nuovo bar per le gallerie e che renderà più spaziosa la famosa “piccionaia”. Non solo, anche se per il pubblico sarà, forse, un aspetto di poco conto, la ristrutturazione del teatro ha portato anche ad un rinnovamento dei sistemi tecnologici delle macchine teatrali collegate, ad esempio, al lampadario o alla buca dell’orchestra che permettono un grande risparmio di fatica e lavoro per tutti gli addetti ai lavori.

Parliamo di loro, che significato ha la riapertura del Donizetti per i lavoratori dello spettacolo così colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia?

Si tratta di un grande giorno. Di speranza e di nuova fiducia verso il futuro. Vorrei ringraziarli uno ad uno: niente sarebbe possibile senza i tecnici e gli uffici. Questa riapertura è dedicata, fortemente, a loro.

Dopo l’inaugurazione con le istituzioni e chi ha permesso la riapertura, prenderà avvio la “piccola” kermesse dedicata alla riapertura prima della presentazione, nel mese di giugno, della stagione di prosa di novembre… 

Sì, abbiamo titoli e autori importanti. Uno tra tutti la lettura di Novecento di Alessandro Baricco, ad opera dell’autore stesso. Ho dialogato molto con lui per trovare il titolo giusto tra i suoi scritti e abbiamo convenuto entrambi su Novecento. La storia di un uomo che nasce e vive su una nave, che ha paura del mondo esterno, di scendere da quell’universo su acqua e che trova forza nella musica. Per me e Alessandro è un racconto perfetto perché ben racconta il mondo che stiamo vivendo e da cui, piano piano, stiamo uscendo: la paura dell’esterno, la necessità di restare richiusi, la mancanza di spazi e il desiderio di rinascere anche a partire dalla cultura per vincere la paura.

Da lì, quindi, l’incanto: parola d’ordine di questa inaugurazione… 

Esatto, è un invito che rivolgo a tutti quanti: torniamo a meravigliarci e a ritrovare l’incanto. Al di là delle paure e di ciò che ci tiene prigionieri. Questa riapertura è solo l’inizio. Oltre al Donizetti anche il Teatro Sociale in Città Altra tra poco riaprirà. Che la cultura e la bellezza, quindi, ci travolgano.

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