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Cgil bergamo

25 Aprile e 1° Maggio, Peracchi: “Rispettiamo le regole, nessuna manifestazione in piazza”

All’indomani del presidio dei negazionisti in centro città, il segretario della Cgil Bergamo, Gianni Peracchi: "Per il 25 Aprile e il Primo Maggio non è ancora prudente riempire le piazze".

Alla vigilia del 25 aprile e del Primo Maggio, due date tradizionalmente legate a piazze colme di cittadini che si riuniscono per celebrarle, interviene Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil di Bergamo, con una riflessione sul raduno di un gruppo di negazionisti, ieri in centro città.

“Ci stiamo avvicinando al 25 aprile e al Primo Maggio, due ricorrenze diverse ma vicine e, per certi versi, accomunate da molti valori. La liberazione dal nazi fascismo, la celebrazione del lavoro. Quest’anno, queste due date rappresenteranno anche un ricordo delle vittime della pandemia, la voglia e la determinazione di liberarci da questa maledetta crisi sanitaria e di liberare, di nuovo, il lavoro come volano del riscatto e della ripresa economica, sociale e civile di tutti noi – afferma il segretario della Cgil Bergamo -. Stiamo pensando ad iniziative unitarie e simboliche, non potendo scendere in piazza, sia per senso di responsabilità sia per le disposizioni nazionali di prevenzione sanitaria. Questa crisi sociosanitaria è tutt’altro che finita e se ne potrà uscire solo con la responsabilità civile di tutti, con il rispetto delle norme di prevenzione e sicurezza, con una campagna vaccinale rapida e diffusa”.

“E questo, anche questo, significa rinunciare responsabilmente a scendere in piazza per le tradizionali, partecipate manifestazioni – prosegue Peracchi -. Quindi stride, indigna e rattrista la manifestazione di domenica scorsa di un nutrito gruppo di persone che ha scelto Bergamo, proprio Bergamo, per propagandare in piazza ogni sorta di tesi negazioniste con assembramenti e, in molti casi, senza mascherine. Non si tratta di mettere in discussione il diritto e la libertà di opinione ma è inaccettabile che questo venga fatto in spregio delle più elementari regole di convivenza civile. Inoltre non può certo definirsi libertà di opinione negare le bare che sono partite da Bergamo perché non ce ne stavano più, i morti che ci sono stati per il Covid. In alcune parti della nostra provincia il dato della mortalità è stato 5 volte superiore alla media degli ultimi anni. E le morti sono registrate nelle anagrafi di ciascun Comune, non nel diario pluto-complottista di qualche élite planetaria”.

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