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La rivelazione

“Zona rossa in Val Seriana? Scelta politica: potevano farla Comuni, Regione e Governo”

Il pm di Bergamo, Maria Cristina Rota, che coordina l'inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, ha parlato a Famiglia Cristiana: "Nessuna richiesta di chiudere Alzano e Nembro"

“L’Oms non ha consentito al personale convocato di essere ascoltato dalla Procura di Bergamo come persone informate sui fatti affermando di godere dello status d’immunità diplomatica, né ha mai trasmesso le informazioni da noi richieste. Adesso andremo avanti e chiederemo una rogatoria sperando in una maggiore collaborazione da un organismo che tutti sappiamo essere neutrale fino a prova contraria. Sono molto sorpresa da questo atteggiamento di mancata collaborazione”. A dichiararlo in una lunga intervista nel numero di Famiglia Cristiana in edicola da giovedì 25 febbraio è il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, che coordina la delicata inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, l’epicentro della prima ondata della pandemia.

“L’indagine – spiega il pm – all’inizio era circoscritta alla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo, poi si è ampliata e adesso ruota attorno a due filoni: la zona rossa e il piano pandemico nazionale che non era stato aggiornato. Abbiamo chiesto altri sei mesi di tempo al gip per procedere nelle indagini”.

A un anno dall’inizio della pandemia e dalla discussione se chiudere o meno tutta la Bergamasca, in particolare Alzano e Nembro, prima del lockdown nazionale del 9 marzo, il magistrato nell’intervista tocca diversi questioni: “Il piano pandemico italiano era del 2006. Nel 2012 l’Unione Europea e l’anno successivo l’Oms hanno invitato i singoli Stati ad aggiornarlo alla luce delle nuove linee guida emanate. L’Italia non l’ha fatto. Questo, però, non vuol dire che non fosse valido. Quello che avrà rilevanza per l’indagine è accertare se l’attuazione di quel piano, così com’era, era sufficiente a ridurre il numero dei morti”.

Sulla zona rossa, Rota afferma che “la Regione Lombardia avrebbe potuto adottare un provvedimento di chiusura, così come la Prefettura o anche i sindaci dei comuni colpiti, come poi è accaduto e accade tuttora in altre zone d’Italia. È una scelta di natura politica”. Mentre dalle carte dell’inchiesta, sottolinea, “non risulta nessuna richiesta formale scritta da parte del Pirellone a Palazzo Chigi così come non ci risulta nessuna richiesta da parte del Governo alla Lombardia per invitarla a chiudere Alzano e Nembro”.

Infine, il pm Rota chiarisce il ruolo di Confindustria Bergamo: “Dall’indagine non risulta che si sia opposta alla chiusura né ci sono pressioni rivolte alla Regione o al Governo per sollecitarli a non chiudere la zona”.

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