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La lettera

La Lombardia chiede al Governo l’apertura dei ristoranti fino alle 22

La Giunta: "Categoria in estrema emergenza, intraprendere ogni azione utile nel rispetto delle misure di contrasto dell'epidemia"

La Regione Lombardia chiede al Governo l’apertura dei ristoranti fino alle 22. Lo fa attraverso una lettera formale presentata dal governatore Attilio Fontana e dall’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi, con la richieste che i ristoranti e le attività assimilabili possano svolgere la loro attività fino alle 22.

I vertici della Regione definiscono “importante che tale decisione venga presa al di là della crisi politica in atto” e ciò in relazione “alla situazione di estrema emergenza in cui versa un’intera categoria”.

Fontana e Guidesi, infine, invitano il Governo a “intraprendere ogni utile azione affinché sia concesso al mondo della ristorazione questa ulteriore facoltà, nel rispetto, ovviamente, delle misure di contrasto e contenimento dell’epidemia”.

Da lunedì 1 febbraio i ristoratori bergamaschi hanno potuto riaprire i loro bar e ristoranti ai clienti, anche se la zona gialla non porta con sé le tante attese riaperture serali. Ricevere i clienti anche solo fino alle 18 è già qualcosa, “ma chiudere alle 18 significa rinunciare a due terzi del fatturato – aveva fatto notare il direttore di Ascom Bergamo, Oscar Fusini -. Il vero guadagno di un ristoratore arriva la sera. Serve anche che la gente ritrovi quella normalità di consumo che è stata violata, prima che vietata. Il Covid ha cambiato le nostre abitudini, ma ora è importante tornare a vivere, ovviamente seguendo le regole che ancora dobbiamo rispettare per uscire da questa pandemia”.

Anche il consigliere regionale di Bergamo Niccolò Carretta (Azione) scende in campo in favore della proposta avanzata dal Presidente Fontana e dall’Assessore Guidesi: “Mi sembra una proposta di assoluto buon senso, che non intacca gli orari di coprifuoco e che aiuterebbe non poco tutti i ristoratori lombardi, una delle categorie di imprenditori più colpita sin dal primo lockdown. Auspico che il Governo e il Ministero della Salute valutino questa proposta dal punto di vista della sicurezza collettiva e che diano un responso positivo quanto prima. Abbiamo il dovere di dare respiro e risposte ad una fetta di popolazione che chiede di lavorare in sicurezza.”

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