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Era il 2011

Dieci anni da quel 1° febbraio, quando iniziai a dirigere Bergamonews

Entusiasmi e docce gelate: a un decennio esatto dall’avvio della mia direzione voglio raccontarvi difficoltà e successi di un giornale locale online

Non sta mai fermo. Questo giornale una ne pensa e cento ne fa. Nonostante tante difficoltà. Che a dieci anni esatti dall’avvio della mia direzione voglio raccontarvi. Insieme alle reazioni un po’ pazze e un po’ testone che hanno consentito di imparare dai problemi e crescere anche grazie a loro.

Fine del 2010.

Dopo due anni di vita, appena balbettante, Bergamonews già stava per concludere la propria avventura. Problemi economici (fedeli compagni di viaggio, ché non è facile offrire informazione di qualità gratis) e tensioni di vario tipo stavano spegnendo i server.

Poi l’estremo tentativo di rianimazione, come quando in sala operatoria i medici usano scariche elettriche per ripristinare il ritmo cardiaco. Un taglio alla redazione già sparuta, un taglio agli stipendi. Parola d’ordine: non spendere. Per non abdicare del tutto. Pochi ci credevano a quel punto. Tra questi l’allora e l’attuale presidente, i sognatori coraggiosi Mario Caffi e Giorgio Berta. E… la nuova direttrice.

Era il primo febbraio 2011.

Si ripartiva. Si ricominciava.

Da allora, in dieci anni, tanto è mutato. La redazione, a parte la sottoscritta, è tutta cambiata, anche se ormai da almeno cinque stagioni la squadra si è assestata, consolidata, rodata.

In questo decennio si sono alternati entusiasmi e docce gelate.

La presenza di Bgnews nella realtà orobica è esplosa, come illustrano i numeri: dalle quindicimila visite al giorno di media del 2011 alle 180mila del 2020. Fino al giro di boa dei 250mila fan su Facebook, fiore all’occhiello della nostra presenza social che ha portato l’azienda di Mark Zuckerberg a selezionarci per il prestigioso Facebook Journalism Project.

Ma far vivere un quotidiano online, gratuito, che si sostiene esclusivamente con la pubblicità, mentre il mondo delle news tutto agonizza, è un’impresa che sfiora l’impossible. E infatti ogni anno sono stati gli editori a consentire la prosecuzione del giornale dai conti in rosso. Spinti dal desiderio di offrire una voce alternativa rispetto all’informazione già esistente, spinti dalla verifica di una costante crescita, ma anche dall’impegno che la redazione e l’ufficio marketing ci mettono, impegno sfociato nella decisione di entrare, con una piccola quota, nella compagine dei soci. Anche noi siamo editori, adesso.

Perché c’è un motivo se Bergamonews è riuscito a entrare nella testa dei lettori, ed è la passione di chi lo fa giorno per giorno, anzi, momento per momento.

Quella passione che cerca continuamente di offrire novità, come BgY, il giornale per i ragazzi fatto dai ragazzi.

Quella passione che ha voluto far nascere una Academy gratuita per i giovani che la condividono e vogliono cimentarsi nel mondo delle news, e che ha visto tra i docenti alcuni tra i migliori giornalisti italiani.

Quella passione che non si accontenta dell’aumento del numero lettori, ma cerca la loro fiducia, puntando su correttezza e attendibilità e provando a offrire non solo notizie cotte e mangiate, ma approfondimenti e un punto di riferimento lontano lontanissimo dalle fake news.

Non scevra da errori, sia chiaro. Ché perfetti non siamo. Ma senza andare a caccia di click a tutti i costi, anzi sovente rinunciandoci. Per esempio per non accanirci su persone già ferite dalla vita. Nel segno del rispetto di tutti.

Innumerevoli i fatti clamorosi raccontati passo passo dal nostro giornale digitale: dall’omicidio di Yara Gambirasio, col processo al suo assassino, all’ultimo atroce anno della pandemia che ha colpito al cuore proprio la nostra provincia e che seguiamo da quell’orribile 23 febbraio 2020, evitando allarmismi eccessivi, invitando però sempre alla prudenza e a seguire le indicazioni della scienza.

Nel mezzo tanti momenti belli e brutti, allegri e dolorosi: la scalata delle classifiche dell’Atalanta, i pesci d’aprile costruiti per regalare un sorriso, le interviste in redazione a personaggi che han fatto convinte battaglie, non solo targate Bg: da Peppino Englaro a Pietro Bartolo per dirne un paio. O alcune riuscite campagne per dare una speranza a chi da solo non riusciva a farcela, come le famiglie di bambini malati e bisognosi di una cura costosa.

Quella stessa passione che finalmente adesso ci porta a ragionare su novità, non legate soltanto all’incremento del lavoro di questa piccola grande squadra, ma a investimenti concreti. Segno di un altro cambio di passo, lungo il sentiero della sfida rinnovata, sostenuto con determinazione dalla nuova a.d. (un’altra donna al vertice!), Simona Bonaldi, che ci mette tempo e capacità manageriali. Con grande slancio positivo.

È così che Bergamonews si rilancia. E che scommette sul futuro. Presto, prestissimo, scoprirete come.

Un pochino cambierò anch’io. Mi conoscete poco, penso. Non amo i riflettori e nemmeno le public relations. E raramente esprimo opinioni. Preferendo la cronaca che già la dice lunga e, se ben fatta, è tutt’altro che neutra. Sono nata cronista e tale sono restata.

Lo so che non è tipicamente da direttrice. Non sono pochi coloro che mi sollecitano a scrivere, a far sentire la mia voce, che poi è ufficialmente la voce del giornale.

Ma organizzare, gestire, coordinare un piccolo quotidiano che non vuol essere inferiore ai più strutturati, aggiornato attimo dopo attimo, giorno e notte, feriali e festivi, non lascia tempo e lucidità per esprimere opinioni approfondite, equilibrate e credibili.

Perché questo in primis è stato ed è il mio obiettivo: contribuire a realizzare un giornale che sappia mantenere un equilibrio e che conquisti anno dopo anno credibilità tra i bergamaschi.

Anche se forse è giunta l’ora di prendere più spesso posizione, adesso che finalmente Bgnews si è ritagliato un posto al sole, che ha acquisito una discreta autorevolezza.

Adesso che è necessario provare perfino a essere impopolari, ma seri, in questo mare di ricerca sfrenata del consenso a tutti i costi.

Adesso che la forza vera è ormai consolidata, cresciuta, indipendente. Sono i “ragazzi” della redazione: instancabili, poliedrici, capaci di utilizzare tutti gli strumenti utili a fare informazione. E, più di tutto, giornalisti doc.

Senza loro, senza quel vulcano di idee che è Davide Agazzi, senza Mauro Paloschi, curioso nerista sempre pronto a scattare, senza l’innovativo e multitasking Luca Bassi, l’affidabilissimo e preciso Luca Samotti, senza il fiuto da cronista di Fabio Viganò, senza la disponibile verve di Paolo Ghisleni e dei preziosi collaboratori… senza questo team delle meraviglie ce li sogneremmo i traguardi raggiunti. Raggiunti anche con l’indefesso lavoro dell’affiatato pool del marketing guidato da Stefano Magri.

Ho sbrodolato, lo so, e me ne scuso.

E pensare che se mi riconosco un pregio, quello è il dono della sintesi: per dire, se mai volessi cimentarmi nella stesura di un libro, è certo che alla quindicesima pagina sarei già alla parola “fine”.

Eppure come potevo stare stringata e insieme raccontare dieci anni di direzione? Il cui bilancio, come avrete capito, per quanto mi riguarda è… effervescente. Come lo champagne dopo aver agitato la bottiglia. Traboccante. Di gioia.

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