Missione compiuta, a casa (eliminata) anche la Lazio, in attesa di ritrovarla domenica al Gewiss Stadium, per la prima giornata di ritorno di campionato.
E così in Coppa Italia abbiamo il Gasp-ter: per la terza volta in semifinale in cinque anni, con l’allenatore che ha fatto diventare grande l’Atalanta. Due anni fa la finale persa all’Olimpico col rigore non dato, contro la Lazio e nel 2018 la doppia semifinale con la Juve, finita 0-1 in casa e a Torino.
Una volta la Coppa era quasi un fastidio, un impiccio. Ma la Dea made in Gasperini ha una fame di vittorie inesauribile e non si ferma nemmeno quando è in dieci, anzi proprio con l’uomo in meno in pochi minuti chiude la pratica con la Lazio. Ancora con rimonta, perché dopo il vantaggio con Djimsiti va sotto di due gol e però il vento dell’Est spinge i nerazzurri: dal gol albanese all’ucraino di Malinovskyi, per chiudere con il russo di Miranchuk.
“Un mercoledì da leoni” sintetizza Robin Gosens, che dovendo scontare la squalifica la domenica stringe i denti e dopo i 90 minuti di San Siro si gioca tutta la partita di Coppa. Una gara di resistenza, sarà che con la Lazio finisce sempre così, non c’è un attimo di tregua e anche l’ultima volta a Bergamo era finita 3-2 (il 22 giugno scorso), dall’autogol di De Roon alla rete di Milinkovic, si era poi accesa la rimonta con Gosens, Malinovskyi e Palomino. Con Ilicic in campo solo al 32′ del secondo tempo, poco prima del gol di Palomino.
Stavolta il Professor Josip resta in ghiaccio, a scaldarsi a bordo campo, eppure anche senza la firma del fuoriclasse l’Atalanta centra un altro obiettivo: è la squadra del tutti per uno, uno per tutti, di Zapata che diventa quasi stopper per far respirare i compagni della difesa e comunque nei minuti di recupero ha ancora la forza per scappare in contropiede a gambe levate e sfiorare la traversa.
Djimsiti fa l’apripista del gol, lui che è abituato a evitarli e chissà dove trova le energie per partire dalla propria area e accompagnare spesso l’azione, come fa altrettanto volentieri l’incredibile Romero. Il miglior acquisto del mercato atalantino, invernale compreso. Un ragazzo di 22 anni che ha la personalità di continuare a giocare con una sicurezza esemplare anche dopo aver preso il giallo, ammonito dopo appena 11 minuti. Eppure è proprio lui che nel secondo tempo blocca un’azione laziale e riparte in quarta per offrire l’assist del 3-2 a Miranchuk.
Simone Inzaghi le prova tutte e manda in campo la batteria completa degli attaccanti, Correa e Immobile compresi. Gasp risponde con Toloi e nel finale anche con Caldara e se la Lazio non passa è anche per merito di un certo De Roon, la diga olandese che preferiamo, così come gli inesauribili, capitan Freuler e il trequartista Pessina, prestato al centrocampo.
Resta un po’ nel limbo Miranchuk, che ritrova il sorriso con il gol, ma prima lascia un’autostrada ad Acerbi che va in rete con troppa facilità.
Comunque è un’Atalanta gagliarda, che dà spettacolo e diverte e per intensità potrebbe dare lezioni a chiunque. E se ci mette anche il cuore, oltre alla tecnica, può superare qualsiasi ostacolo. Contro la Lazio ogni partita è una battaglia e se ti permetti di sbagliare anche un rigore, poi le coronarie vengono messe a dura prova.
Evidentemente Zapata ha un’allergia al 27 gennaio, perché il suo ultimo errore dal dischetto risale al 27 gennaio 2019 in Atalanta-Roma: un minuto dopo ha fatto il gol del 3-3.
Duvàn è un caterpillar, Muriel delizioso quando regala l’assist a Malinovskyi per il provvisorio pareggio.
Rivedremo i bomber nerazzurri domenica nella ‘rivincita’ con la Lazio e poi mercoledì 3 sarà già andata di semifinale di Coppa Italia, con Napoli o Spezia. Senza respiro, ma questa Atalanta ha sette polmoni.
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