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Bergamo

Gli incroci urbanistici tra Parco Ovest 2 e Principe di Napoli: l’assessore risponde ai dubbi

Francesco Valesini replica ad alcuni abitanti del quartiere di Pignolo che pongono domande sull'ingresso di un privato sulla scena di un bene comunale

Il 2021 si apre con temi molto caldi per l’amministrazione comunale e la città di Bergamo. Sul piatto, negli ultimi giorni, Parco Ovest 2 e l’ex asilo Principe di Napoli in via Pignolo 11, entrambi coinvolti nella sfera del Comune di Bergamo e del gruppo Ferretticasa Spa.

Ferretti, infatti, dopo aver acquistato all’asta le aree in parte verdi e in parte costruite dell’Ambito di trasformazione denominato Parco Ovest 2 (lungo via Moroni, tra l’ex Bas e via Grumellina) corrispondenti a un perimetro di 115mila metri quadrati e con un’edificabilità pari a 24.000, ha proposto, forte del diritto edificatorio previsto da anni sull’area, all’amministrazione comunale un piano attuativo che riguarderebbe lo sviluppo di funzioni residenziali, anche di senior housing/Rsa, oltre che commerciali con MSV e negozi e che porterebbe alla realizzazione di un nuovo Parco di oltre 62.000 mq che sarà collegato attraverso uno o più sottopassi a quello di Parco Ovest, in corso di attuazione, al di là della ferrovia, portando a compimento una zona verde di oltre 150 mila mq.

Un piano non ancora depositato e, quindi, ancora lontano dall’essere effettivamente realizzato, ma, comunque conforme al Piano Governo del Territorio (PGT) del 2009 (adottato dalla giunta Bruni e approvato dalla giunta Tentorio) sia dal punto di vista della sua edificabilità che delle funzioni ammesse.

L’intervento dovrebbe portare a realizzare circa 8 milioni di opere pubbliche di vario tipo a scomputo di oneri dovuti.

Oltre alla realizzazione di queste prestazioni pubbliche previste sui quartieri interessati, Ferretti si è reso disponibile (e qui si trova il collegamento tra l’intervento urbanistico di Parco Ovest 2 e lo stabile in via Pignolo ormai da lungo tempo disabitato e in degrado, di cui il Comune di Bergamo, da oltre vent’anni è proprietario grazie a un lascito, con l’obbligo di mantenerne la destinazione a scopi sociali) a farsi carico, in aggiunta, anche dei costi d’intervento di restauro e rifunzionalizzazione dell’edificio “Principe di Napoli”.

Un onere aggiuntivo che si aggira intorno ai 3 milioni di euro, secondo una stima realizzata nel 2013 dai Lavori Pubblici del Comune di Bergamo per la ristrutturazione dell’ex asilo, il cui valore, assicura l’assessore all’urbanistica Francesco Valesini, risulta invariato anche 7 anni dopo in seguito a lavori ad hoc che permetteranno di rimanere nella cifra.

Un rapporto di “collaborazione” e un “accordo” sottoscritto dalle parti in un Protocollo d’Intenti dopo il via libera della Giunta del 17 dicembre 2020 in cui si chiariscono le sole intenzioni che saranno poi meglio specificate, con impegni molto più stringenti, a Piano attuativo approvato, nella convenzione urbanistica, ultimo step di un lungo iter burocratico ancora da avviarsi.

Un intervento, quello di Ferretti nello stabile dell’ex asilo, visto con grande favore da parte del Comune. Ma così non è da parte di alcuni abitanti del quartiere di Pignolo che si pongono, perplessi, alcune domande sull’ingresso di un privato sulla scena di un bene comunale.

Dubbi sollevati, in particolar modo, dall’associazione BergamoBeneComune che sin dal giorno di presentazione del progetto (20 dicembre 2020) sulla propria pagina Facebook ha rimarcato: “Sembra che le decisioni riguardanti le destinazioni future di un immobile pubblico di tale pregio ed importanza non prevedano alcun confronto e progettualità che coinvolgano la cittadinanza”, sottolineando anche come “ad ogni livello, dai semplici cittadini, alle associazioni del territorio, alla rete sociale, al Consiglio Comunale, tutti – salvo la Giunta Comunale, e naturalmente l’operatore privato che si prenderà carico dell’intervento -, sembrano essere esclusi da qualsiasi valutazione o discussione nel merito delle scelte che si andranno a prendere per il futuro del Principe di Napoli”.

Altre, tuttavia, sono le questioni sollevate da BergamoBeneComune.

Prima di tutto, in che termini si concretizzerà il ruolo del gruppo immobiliare nell’ex asilo? Ed è da considerarsi una donazione, quella di Ferretti o un rapporto di scambio? Sono le domande che si pone il comitato.

Le abbiamo poste all’assessore all’urbanistica Francesco Valesini.

Assessore, come mai, secondo lei ci sono state perplessità attorno a questi due interventi?

Bisognerebbe forse chiederlo a chi queste perplessità le ha sollevate. Quello che posso dire come amministrazione comunale è che si è raggiunto, con la sottoscrizione di questo protocollo, un risultato del tutto soddisfacente nel rappresentare gli interessi pubblici. Sarà riqualificato un edificio comunale, con oneri a carico del privato, aggiuntivi rispetto a quanto previsto per i quartieri interessati dalla trasformazione urbanistica. Non è la prima volta che accade in procedure di questo tipo, anche se la qualità dell’ex Principe di Napoli e la sua dimensione complessiva hanno probabilmente pochi precedenti. Il privato si limiterà ai soli lavori di ristrutturazione, lasciando, al termine, la piena proprietà dell’immobile al Comune, che avrà la massima libertà di scelta sulla sua futura gestione. L’intervento dell’operatore non è una donazione né un rapporto di scambio, non stiamo mercanteggiando nulla: è invece il primo risultato di un accordo che dovrà essere perfezionato e meglio definito nei prossimi mesi e nell’ambito del complesso iter di approvazione che abbiamo davanti.

Da osservatore esterno, l’intervento del privato Ferretti che decide di dare 3milioni per il Principe di Napoli senza avere nulla in cambio anche in termini di interventi nel futuro dello stabile, non sembra convincere…

L’operatore potrà realizzare interventi edilizi che il Piano urbanistico generale da dieci anni consente di fare sulle aree che ha legittimamente acquistato, previa autorizzazione dell’amministrazione. E questa autorizzazione deve passare attraverso un accordo su numerosi aspetti che portano a realizzare un intervento urbanistico della dimensione di Parco Ovest 2: non parlo di aspetti di natura sostanziale – già chiaramente definiti come ricordavo dal PGT (edificabilità, destinazioni, ecc) -, ma complementari e che rappresentano nell’insieme un fattore comunque significativo. Mi riferisco alle opere pubbliche attese, viabilità, urbanizzazioni del comparto, quote di housing sociale da riconoscere, criteri insediativi, perequazione, ecc: un lavoro che è solo all’inizio, considerato che il piano non è stato ancora depositato, e che sarà oggetto di confronto su diversi aspetti con i quartieri interessati, ma su cui abbiamo voluto metter in chiaro, comunque, fin da subito alcuni presupposti individuati nel Protocollo d’Intenti sottoscritto.

In che senso? Può farci degli esempi di questi aspetti complementari?

Il PGT prevede su quest’area la realizzazione di una passerella ciclopedonale che attraversa la circonvallazione. A meno di 600 metri, un altro piano urbanistico già approvato nel 2007, quello di Parco Ovest 1, al di là della ferrovia, porta a realizzare un identico attraversamento che si aggiunge a sua volta ad un’altra passerella, su cui abbiamo appena rilasciato i necessari permessi, all’altezza del rondò di Colognola. Ci pare evidente che l’opera prevista in Parco Ovest 2 sia un eccesso che di questi tempi non possiamo più permetterci. Altro esempio è quello dell’edificabilità. Sempre la scheda del Piano generale prevede di realizzarla in parte su area costruita e in parte su area libera, cercando di concentrarla il più possibile. Si rischia di realizzare un edificato troppo denso, molto impattante anche in termini di altezze. Per evitare un risultato così penalizzante, abbiamo condiviso la proposta di realizzare l’albergo, destinazione consentita dallo stesso PGT, più a sud, a ridosso della circonvallazione, in una posizione oggettivamente più logica per una struttura di questo tipo. Trovandosi però solo all’inizio, dovremo capire meglio con i progettisti, nel momento in cui la proposta sarà presentata, che forma e proporzione conferirgli, consapevoli che si sta parlando di un’area oggi libera.

Un altro punto è il passaggio nella delibera in cui si afferma che nei 3 milioni di cui si fa carico Ferretti sono “assolti tutti gli oneri dovuti dall’operatore per l’acquisto della intera superficie di pertinenza del Comune relativa alle aree di sua proprietà inserite nel Parco Ovest 2.” Cosa significa?

Il Comune di Bergamo, dieci anni fa, si è riconosciuto, nella scheda di piano, 2.000 mila mq di edificabilità che concorrono a definire quei 24 mila già richiamati. Nell’accordo sottoscritto si prevede di cederli al privato a valore di mercato e di utilizzare il ricavato, pari a circa un quinto dei tre milioni previsti, per i lavori di ristrutturazione dell’edificio di via Pignolo, considerato che per Villaggio degli sposi e San Tommaso sono già a disposizione tutti gli oneri di urbanizzazione generati dalla trasformazione, stimati in questa fase in circa 8 milioni di euro.

In molti sostengono che si stia costruendo in un parco, all’interno della Cintura Verde. Cosa risponde a questa critica?

Se mi è consentita una provocazione, mi verrebbe da dire che ciò che oggi chiamiamo Parco Ovest 2 non esiste. Esistono delle aree verdi private, sicuramente importanti per il bilancio complessivo della nostra città in fatto di consumo di suolo, ma del tutto inaccessibili e fruibili senza la disponibilità del suo proprietario. Chi ha pensato dieci anni fa, nell’attuale PGT, il sistema della Cintura Verde, l’ha immaginata in funzione delle trasformazioni urbanistiche che consentivano di realizzarla. Senza di esse non ci sarebbero le Stanze Verdi né tanto meno la disponibilità dei percorsi che le collegano. Parco Ovest 2 non fa eccezione. Con le regole attualmente in vigore, e che non a caso andremo a rivedere con il nuovo PGT, la realizzazione del parco e del corridoio ecologico è legata allo sviluppo dell’edificabilità riconosciuta. Voglio ricordare che se oggi si può disporre di risorse economiche destinate ad opere pubbliche così ingenti, è grazie ad una delibera fortemente voluta, nel 2015, dalla nostra amministrazione che ha portato a raddoppiare gli oneri di urbanizzazione in aree libere per disincentivarne proprio l’edificabilità. Disincentivarla, non impedirla, soprattutto quanto è prevista da anni nel piano urbanistico generale.

Si è parlato di “conformità” della proposta di Ferretti? Che significa?

Nel linguaggio burocratico vuol dire un progetto che rispetta, nella sostanza, le regole che la città si è data nel suo strumento urbanistico, e la proposta di Parco Ovest 2 ricade in questa categoria. Per fare un esempio, molti lettori si ricorderanno del Parco dello Sport alla Grumellina. Quel progetto prevedeva la realizzazione del nuovo Stadio e del triplo delle volumetrie perviste ora in via Moroni, all’interno del PLIS, un parco agricolo già esistente. Ecco perché allora si parlava di una proposta “in variante” rispetto al Piano di Governo del Territorio. Ora, ciò di cui discutiamo, è esattamente il contrario: abbiamo una proposta conforme al PGT, che non richiede quindi alcuna variante e che è finalizzata, fra le altre cose, a realizzare un parco pubblico di oltre 160 mila mq (se sommate alle aree verdi al di la della ferrovia di Parco Ovest 1).

E quali sono gli altri vantaggi per i quartieri del progetto che l’operatore andrà a proporre?

Oltre al parco, è prevista la realizzazione di sottopasso ciclopedonale alla ferrovia che consentirà di legare, attraverso lo stesso grande futuro parco, due quartieri oggi separati dalla linea ferroviaria. Si prevedono anche importanti interventi viabilistici di miglioramento dell’asse di via Moroni, di uscita della circonvallazione e di ripensamento di quello che non a caso viene definito “rondò imperfetto”, presente oggi sotto il cavalcavia sempre della circonvallazione. Interventi su cui vogliamo, insieme al collega Angeloni, nei prossimi mesi, a progetto depositato, confrontarci con i residenti e le reti di quartiere. A proposito di viabilità, voglio ricordare come proprio su questo quadrante era previsto l’arrivo della futura Treviglio/Bergamo, generando non poche difficoltà ad un quadro esistente già piuttosto critico. La scelta del Comune di Bergamo, espressa dal Sindaco pochi mesi fa, di rinunciare all’ultimo tratto da Dalmine a Bergamo, va proprio nella direzione di non introdurre ulteriori complicazioni viabilistiche e, soprattutto, di salvaguardare la conservazione e la tutela di quella ampia area agricola posta a sud di Parco Ovest 2. Una volontà politica che verrà ulteriormente rafforzata con il nuovo Piano di Governo del Territorio che abbiamo iniziato a predisporre e che ci auguriamo possa avvalersi di una ampia partecipazione di tutta la città.

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