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Il punto

Nasce la Confindustria delle Alpi: l’aquila punta alla pianura

La Confindustria di Lecco Sondrio è frutto di una fusione recente, celebrata nel 2015, anno dell'Expo, e ha compreso in questi anni quanto l'unione sia necessaria per fare forza, per fare lobby e sedersi ai tavoli che contano vantando un ruolo che pesa.

“Questo matrimonio s’ha da fare”. Parafrasando – in senso contrario – i bravi che incontrano don Abbondio, la fusione tra Confindustria Bergamo e Confindustria Lecco Sondrio è davvero opportuna. Le due territoriali non hanno perso tempo e guardato ben bene tutte le affinità elettive dei territorio.

Sondrio cerniera con la Svizzera e Bormio sarà tra le vetrine delle prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026, ha un’industria di tutto riguardo che fatica nella comunicazioni (fondamentali gli snodi a valle verso la pianura.
Lecco da sempre un’area ad alta vocazione industriale, divisa tra Bergamo e Como, condivide con Sondrio i collegamenti.
Bergamo vanta un aeroporto che è legato agli scali milanesi di Linate e Malpensa, il Kilometro Rosso dove trova sede la nuova e funzionale sede di Confindustria, ma soffre per la sempre sognata pedemontana, la Bergamo-Lecco, l’asse autostradale con Treviglio e i collegamenti con l’A4 e la A35 (Brebemi). Deve essere stato un amore a prima vista. Tutte e due le territoriali degli industriali avevano la stessa necessità di ottenere infrastrutture per sorreggere e favorire il trasporto delle merci. L’export qui conta e parecchio rispettivamente il 48%, il 46,7% e il 14,7% del totale del valore aggiunto rispettivamente di Bergamo, Lecco e Sondrio.

Se poi si guarda al manifatturiero su Bergamo conta il 32%, per L’ecco il 35,8% e il 19,8% per Sondrio. I dati dell’industria meccanica devono aver scaldato i cuori: dà lavoro al 56% di Bergamo, al 69,4% di Lecco e al 37,7% di Sondrio degli addetti sul totale della manifattura.

Per Bergamo si aprono anche prospettive diverse che possono guardare all’industria del turismo delle proprie valli. Sondrio ha qualcosa da insegnare così come Lecco. Insomma nasce la Confindustria delle Alpi, un’aquila che non starà appollaiata sulle vette ma che si spinge sulle infrastrutture della pianura per decollare.

La Confindustria di Lecco Sondrio è frutto di una fusione recente, celebrata nel 2015, anno dell’Expo, e ha compreso in questi anni quanto l’unione sia necessaria per fare forza, per fare lobby e sedersi ai tavoli che contano vantando un ruolo che pesa. Bergamo è alla sua prima fusione e c’è da scommetterci che non sarà l’ultima.

“L’obiettivo è sempre quello: essere efficienti” conclude l’intervista – della nostra Elisabetta Olivari – Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo.

“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, scrive il Manzoni giustificando il suo personaggio Don Abbondio al termine del colloquio con il Cardinale Borromeo. Qui dobbiamo evidenziare invece che il coraggio non è mancato a chi guida la Confindustria Bergamo e la Confindustria Lecco Sondrio. Il coraggio di guardare oltre una crisi economica dovuta all’epidemia di Covid 19 che ha piegato il Paese, per “essere efficienti” ed essere vicino alle imprese, per essere pronti ad allargare le ali di quell’aquila segno dell’industria che guarda lontano e cerca opportunità di crescita e di sviluppo.

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