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La polemica

Fontana furioso: “Mai rettificato i dati ma solo risposto alle richieste, basta falsità”

Il presidente della Lombardia: "L'Istituto Superiore di Sanità ci ha chiesto di implementare alcune nozioni, siamo pronti a dimostrare le nostre ragioni in ogni sede".

La Lombardia alza la voce e ribadisce in modo netto di aver sempre operato correttamente nella trasmissione dei dati, annunciando di voler andare fino in fondo col ricorso al Tar per accertare le responsabilità dell’erronea collocazione della Regione in zona rossa.

A sottolinearlo, con fermezza, sono stati il presidente Attilio Fontana e la sua vice e assessore al Welfare Letizia Moratti, in una conferenza stampa convocata al Pirellone nel pomeriggio di sabato 23 gennaio.

“Sono veramente indignato da quello che sto leggendo e dalle false notizie che sono offensive nei confronti della Lombardia e delle persone che lavorano per la Lombardia. Si sta dando una rappresentazione dei fatti assolutamente non veritiera – ha esordito Fontana – Se da domani la Lombardia torna in arancione lo deve esclusivamente al fatto che noi abbiamo evidenziato e contestato i conteggi fatti dal governo. Ancora prima che venisse firmata l’ordinanza della zona rossa avevo iniziato a contestare i calcoli, evidenziando come ci fosse una inaccettabile discrasia tra i dati reali sull’indice di occupazione dei letti di ospedale e l’indice di incidenza con quello che sembrava essere l’Rt. Già allora chiesi un confronto con Speranza e la vicepresidente Moratti chiese la sospensione dell’ordinanza per fare confronti tecnici e non ricevemmo risposta: fui costretto allora a presentare ricorso al Tar per individuare le motivazioni per le quali noi eravamo in zona rossa pur avendo dati molto migliori di tante altre Regioni collocate in zone migliori”.

Poi Fontana arriva al nodo della questione: “Dopo la presentazione del ricorso è iniziato questo confronto tecnico tra i nostri tecnici e quelli dell’Istituto Superiore della Sanità. Qui nasce il problema: a un certo punto tutti si sono resi conto di una presenza dentro l’algoritmo di qualcosa che non funzionava, che non dava risultati esatti. A questo punto, e qui mi arrabbio, fu l’Iss che richiese ai nostri tecnici di valorizzare alcuni dati, implementando alcune nozioni. Su loro richiesta. Noi non abbiamo mai sbagliato a dare dati, mai rettificato nulla: abbiamo solo risposto a una richiesta che arrivava dall’Iss, per capire se con implementazione si potesse arrivare a risultato compatibile con situazione oggettiva di diffusione del virus in Lombardia. Questa è la situazione reale che siamo pronti a dimostrare in ogni sede”.

Ragioni per le quali la Lombardia non rinuncerà al ricorso al Tar: “Anche se non ci sarà alcuna discussione visto che la Lombardia è tornata in arancione: ma andiamo avanti perché pretendiamo che la veridicità dei fatti venga acclarata in sede giudiziaria, che venga chiarito una volta per tutte. Se c’è stato un errore, non è stato errore nostro. Verrà ulteriormente allargato il ricorso: impugneremo anche il verbale della cabina di regia, quello del Cts e l’ordinanza nella quale si afferma che c’è stata una rettifica di dati da parte della Regione. È una cosa che non è assolutamente vera, pretendiamo che vengano presi provvedimenti dal Tar anche su questi aspetti. Il ministro aveva richiesto lo specifico riconoscimento della Regione di aver commesso un errore per avere in cambio il trasferimento in zona arancione: un’affermazione che credo si commenti da sola. Io non riconoscerò mai un fatto che non è, innanzitutto, vero. Non ammetterò mai l’errore sui dati perché i dati sono stati sempre comunicati in maniera chiara, trasparente e lineare. Quella modifica è stata determinata solo da una richiesta avanzata dall’Iss. Sull’Rt sia i presidenti delle Regioni che i tecnici esperti hanno avanzato dei dubbi: noi chiediamo conteggi e valutazioni chiare e limpide. Siamo sempre stati pronti a seguire le indicazioni del Governo: ma quando veniamo accusati ingiustamente non ci stiamo più. Se anche altri Rt sono sbagliati? Io mi occupo di quello che riguarda la Lombardia”.

Alle sue parole si sono aggiunte quelle della vicepresidente Moratti: “Mi sono insediata da una decina di giorni e come è mia abitudine studio i dati prima di prendere decisioni. Mi sono accorta da subito che c’erano dati non coerenti. Mi risultava che il Ministero della Salute non avesse valutato in modo corretto i nostri dati e ho ritenuto fosse corretto avere un confronto con loro. Per questo avevo chiesto la sospensione dell’ordinanza per 48 ore, che ci avrebbe permesso di avere un confronto leale, aperto, per definire se la Lombardia doveva essere o no zona rossa. Non abbiamo mai avuto risposte e il ministro confermava che l’ordinanza era corretta. Il numero di contagi ogni 100mila abitanti ci risultava sotto la media nazionale, di molto inferiore a molte Regioni. La stessa cosa sui dati sull’ospedalizzazione. Abbiamo pensato che ci fosse un errore nell’Rt. Avevamo chiesto un confronto che non ci è stato concesso: per questo motivo abbiamo ritenuto di presentare ricorso al Tar e solo una settimana dopo essere stati messi erroneamente in zona rossa il governo ha capito e accettato le nostre ragioni e ora siamo diventati zona arancione. Lo siamo solo perché noi abbiamo sollevato un problema, perché abbiamo chiesto una sospensiva, perché con grande lealtà e correttezza abbiamo instaurato un dialogo con i tecnici del ministero al seguito del quale il ministro ha confermato che la Lombardia non è zona rossa”.

Poi conferma la versione del presidente Fontana: “Speranza pretendeva che ammettessimo un errore che non abbiamo commesso. Non abbiamo potuto accettare, per la dignità della Regione, e per quello che l’impatto di essere zona rossa sulla nostra cittadinanza ha comportato, per le nostre famiglie, per le imprese, per chi deve muoversi, per chi vuole avere relazioni sociali, per chi deve lavorare. Un danno enorme per la nostra Regione: per questo motivo andremo avanti con tutte le azioni necessarie a dimostrare la ragione che abbiamo. Mi dispiace in maniera particolare, perchè sarebbe bastata la volontà del ministro di sospendere per 48 ore: in quel tempo avremmo capito cosa non andava. Riteniamo profondamente ingiusto che il governo voglia ribaltare sulla Lombardia un errore che non è della Lombardia. Continueremo a collaborare lealmente, ma continueremo anche a far rispettare la dignità dei nostri cittadini”.

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