• Abbonati
L'intervista

Proteste al Sarpi: “Il Governo sta violando un nostro diritto”

Dopo mesi in DAD alcuni studenti del liceo classico Paolo Sarpi di Bergamo hanno deciso di protestare seguendo le lezioni accampati all’esterno del loro istituto, sperando di ritornarci al più presto

Sono circa le 7:30 del mattino quando un nutrito manipolo di ragazzi si raduna nello spiazzo antistante al liceo classico Paolo Sarpi in Città Alta con sedie, coperte, pc o tablet e pranzo al sacco. I protagonisti di questa insolita protesta sono degli studenti del 4º anno dell’istituto che, stanchi e stremati dall’ennesima proroga sul rientro a scuola per gli studenti del liceo, hanno deciso di rivendicare il loro diritto all’istruzione in modo creativo.

Tra loro c’è anche Nicolò Candotti, uno degli organizzatori della protesta, che noi di BGY abbiamo contattato per sapere qualcosa di più riguardo alla sua posizioni in merito alla riapertura delle scuole e alla didattica a distanza.

Ciao! Vi abbiamo trovato fuori dalla sede del Sarpi con sedie, spuntini, coperte e pc per seguire le lezioni a distanza. Perché lo state facendo?

Lo stiamo facendo perché crediamo fortemente che la didattica a distanza non possa sostituire al 100% quella in presenza, che lo studio sia un diritto della nostra Costituzione e che il governo, non preoccupandosi di sistemare i trasporti e di garantirci un ritorno a scuola in sicurezza, stia totalmente violando un nostro diritto. È importante ricordarlo: qualcuno vedendoci ha pensato che stessimo semplicemente protestando perché non vogliamo più stare a casa o perché ci siamo annoiati. Non è questo, noi non vogliamo assolutamente ritornare a scuola ignorando l’aumento dei casi in Lombardia. Noi vogliamo che lo Stato inizi a reputare la scuola come una fascia da proteggere: noi studenti non ci sentiamo tutelati da un Governo che non vuole prendersi la responsabilità di gestire meglio i trasporti, luogo dove si sono verificati gran parte dei contagi, per permettere alle scuole di poter riaprire in sicurezza.

Sappiamo di non rappresentare tutti gli studenti del liceo, molti hanno fatto sapere di essere contro per altri motivi: siamo qui per rappresentare tutti quelli che non possono manifestare il loro dissenso per la DAD.

sarpi portesta nicola candotti

Quali sono le criticità che individuate nella didattica a distanza?

Le criticità che individuiamo nella DAD sono varie: innanzitutto il monte ore diminuisce. Facendo pause di 15 minuti per ogni ora per forza di cose arriveremo a fare meno ore di scuola e il programma, anche se i prof s’impegnano a spiegare più velocemente, ne risente. La scuola non è solo uno spazio fisico dove si studia, esiste un lato sociale, di conoscenze e di relazioni che ci stanno togliendo, limitando così la nostra crescita dal punto di vista didattico e personale. In più un lato puramente personale, ma molto condiviso, è quello della stanchezza: la didattica a distanza costringe a stare concentrati per 5 o 6 ore davanti ad uno schermo e successivamente ad altrettante di studio singolo pomeridiano. È davvero difficile, il nostro cervello non ha avuto le pause che meritava, banalmente tra casa e scuola, e tutto diventa più monotono, complicato e svilente.

La seconda ondata è stata affrontata con una preparazione maggiore rispetto alla prima?

È stato una specie di déjà-vù diciamo. Secondo noi la didattica a distanza è stata ripresa come a marzo/aprile: sapevamo tutti bene, studenti e professori, come gestirci e come comportarci in merito.

Come dovrebbe essere la scuola post Covid-19?

La scuola post Covid dovrebbe semplicemente tornare come era a settembre. Funzionava, i contagi all’interno delle strutture erano minimi e l’organizzazione era idonea. Il problema vero erano i trasporti dove avvenivano gran parte dei contagi. Se si prendessero tutte le misure del caso un rientro in sicurezza sarebbe possibile.

Che risposta avete ottenuto?

In questi giorni molti studenti si stanno muovendo come noi anche al di fuori del Sarpi. Il Mascheroni è un esempio e anche scuole di altre province si stanno muovendo in questo senso e dei rappresentati di Lecco con cui sono in contatto stanno facendo le stesse cose. Le risposte più negative sono arrivate da coloro secondo cui non ci stiamo comportando in modo rispettoso verso le vittime, verso la risalita dei contagi e che il nostro sia solo un capriccio dettato dalla noia di stare a casa. È bene ripeterlo: noi non vogliamo tornare a scuola tanto per fare, noi vogliamo che lo Stato ci possa garantire un rientro in sicurezza.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI