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La conferma

Ora è ufficiale: da domenica la Lombardia è zona rossa

Nessun ripensamento da Cts e ministro Speranza: stessa decisione anche per provincia di Bolzano e Sicilia.

Dopo una settimana in zona arancione, la Lombardia da domenica 17 gennaio sarà zona rossa: a sancirlo l’ordinanza firmata venerdì dal ministro della Salute Roberto Speranza, emanata sulla base del monitoraggio dei dati epidemiologici fatto dal Comitato Tecnico Scientifico.

Lo stesso destino è toccato anche alla provincia autonoma di Bolzano e alla Sicilia, che avrebbe potuto rimanere arancione ma sulla quale il presidente della regione ha scelto l’adozione di misure più stringenti. In Lombardia l’indice Rt è salito da 1,24 della scorsa settimana a 1,38.

Dodici le regioni arancioni: Abruzzo, Calabria, Emilia, Friuli, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Val d’Aosta e il Veneto, che ha chiesto questo provvedimento la scorsa settimana pur avendo dati potenzialmente da zona gialla.

Gialle, infine, Basilicata, Campania, Molise, provincia autonoma di Trento, Sardegna e Toscana. Nessuno invece si avvicina all’incidenza di 50 contagi per 100mila abitanti, che, abbinato a Rt inferiore a 1, porterebbe l’ingresso in zona bianca.

Si avvera, dunque, lo scenario che avrebbero voluto evitare il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli che avevano scritto a Fontana e all’assessore Moratti per chiedere deroghe per la provincia di Bergamo, visto il basso numero di positivi.

Nessun ripensamento invece per il ministro Speranza, al quale lo stesso Fontana aveva chiesto in mattinata un’ulteriore verifica sui dati lombardi: “Come ho detto più volte – aveva sostenuto in mattinata il presidente – c’è qualcosa che non funziona nel sistema utilizzato per la definizione delle zone. Noi rischiamo di andare in fascia rossa (fatto poi certo dal primo pomeriggio ndr) solo per l’Rt, calcolato su dati di una settimana fa. Da inizio di questa settimana abbiamo registrato nell’andamento giornaliero una flessione o stabilizzazione dell’incidenza dei casi positivi sul totale dei tamponi fatti. Continuiamo a fare un significativo numero di test, quindi certo non ci si può accusare di scarsa attività di testing sul territorio”.

Le reazioni

Roberto Calderoli, vice presidente del Senato commenta: “La decisione del Governo di riportare la Lombardia nuovamente in zona rossa penalizza eccessivamente la Regione più popolosa e più produttiva d’Italia che di fatto è quasi sempre in zona rossa da novembre, con un evidente danno alla nostra economia. La Lombardia che ha già pagato un caro prezzo per le scelte sbagliate del Governo, che non ha fornito le risorse per potenziare il trasporto pubblico locale, che non ha avuto gli aiuti economici promessi alle categorie produttive, ora viene nuovamente penalizzata da una decisione ritenuta eccessiva anche dai sindaci di centrosinistra come il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Il Governo ci ripensi, per non frenare ancora una volta la locomotiva del Paese”.

Il consigliere regionale di Azione, Niccolò Carretta si dice preoccupato dalla terza ondata – “che va scongiurata”, ma anche dalla poca chiarezza con cui i cittadini si vedono cambiare le regole di giorno in giorno. “L’obiettivo di tutti è quello di uscire presto dalla crisi sanitaria e non c’è spazio per il non rispetto delle regole date, ma il Governo e la Regione devono capire che i cittadini chiedono a gran voce più trasparenza e maggiore chiarezza non solo sulle indicazioni, ma anche sul metro di giudizio. Gli indicatori sono molto complicati da comprendere, ma questo sforzo va fatto per il bene del Paese e dalla collaborazione che diventa oggi più che mai essenziale. Capire le regole, dar loro autorevolezza placa i timori, indebolisce i dubbi e allontana il rischio di nuove tensioni sociali – dichiara Carretta che conclude – Per la Lombardia bisognerebbe provare a valutare un sistema di colorazione provinciale, poiché Bergamo, ma anche altre provincie sembrano avere numeri adatti almeno alla zona arancione”.

Giovanni Malanchini, consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale: “La Lombardia è la regione più produttiva d’Italia, vera e propria locomotiva del sistema Paese, e ancora una volta si trova a pagare il prezzo delle insensate scelte prese da questo Governo. La nostra economia, per l’incompetenza di chi oggi guida il Paese, viene messa in ginocchio, così come le tantissime attività che rischiano di non poter più riaprire. È finito il tempo delle promesse: pretendiamo che Conte, in queste ore evidentemente troppo impegnato a salvare la sua poltrona, eroghi ristori immediati e adeguati per la Lombardia e chiediamo, così come annunciato dal Governatore Fontana, di sottoporre la questione al CTS affinché venga rivalutata questa ingiusta decisione”.

Il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella commenta: “Se la Lombardia è entrata in zona rossa non è certo per qualche punizione, ma perché lo dicono i numeri. Alcune province hanno un’incidenza di casi molto alta, il tasso di occupazione delle terapie intensive causa Covid, da ottobre ad oggi, si è sempre mantenuto oltre la soglia critica e la Giunta non ha lavorato a sufficienza sul tracciamento, sul numero di tamponi effettuati, sulla cura domiciliare precoce”. “Chiedo anche ai colleghi bergamaschi di sottoscrivere la lettera inviata dal Presidente della Provincia Gafforelli e dal Sindaco di Bergamo Gori: non tutte le province, infatti, se prese singolarmente, sarebbero da ‘zona rossa”. Bergamo, ad esempio, che presenta 61 casi positivi ogni 100.000 abitanti, contro i 299 di Mantova, i 251 di Como o i 226 di Brescia. E almeno riguardo alla scuola, sarebbe più che ragionevole consentire alle province più ‘scariche’ un allentamento delle misure. Solo che Fontana, di nuovo, fa l’unica cosa che gli riesce: si lamenta. Come accaduto ad ottobre, quando serviva intervenire subito per bloccare i focolai di Varese, Monza e Milano, invece che condannare l’intera regione a misure restrittive molto severe”.

E la vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Alessandra Gallone: “Far ripiombare la Lombardia in zona rossa significherebbe colpire pesantemente una popolazione già stremata da un anno difficilissimo. Nonostante i sacrifici di milioni di famiglie, lavoratori e studenti, il governo vorrebbe chiudere nuovamente la nostra Regione basandosi per di più su dati ormai vecchi e superati che non tengono probabilmente in conto i recenti miglioramenti. Una decisione irresponsabile che rappresenterebbe l’ennesimo colpo letale all’intero sistema produttivo ed economico della Lombardia, che produce il 22% dell’intero Pil nazionale e che è riuscito a sopravvivere in tutti questi mesi grazie alla tenacia e all’impegno quotidiano di tanti lavoratori, della Sanità e della scuola, commercianti, imprenditori e professionisti. E’ inaccettabile che in maniera così superficiale si possano anche solo ipotizzare scelte pesantissime e inspiegabili, basate su parametri obsoleti, giocando sulla pelle e sulla vita delle persone. Ci auguriamo che dal governo arrivi un’immediata retromarcia”.

Le Regioni e l’indice Rt

Rosse

Lombardia 1,38

Provincia di Bolzano 1,4

Sicilia 1,14

Arancioni

Abruzzo 1,11

Calabria 0,96

Emilia-Romagna 1,13

Lazio 1,07

Liguria 1,1

Marche 0,87

Piemonte 1,1

Puglia 1,14

Umbria 1,21

Val d’Aosta 1,01

Veneto 0,95

Gialle

Basilicata 0,96

Campania 0,91

Molise 0,46

Provincia di Trento 0,95

Sardegna 0,92

Toscana 0,96

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