Per rappresentare il 2020 l’edizione internazionale del National Geographic ha pubblicato due foto che rimandano al dramma di Bergamo e al dolore vissuto dai bergamaschi a causa del Covid: don Andrea Mancini, sacerdote di Novara, mentre benedice i feretri in arrivo da Bergamo e la famiglia Tolaro, madre, figlia e nipote che, ad Alzano Lombardo, si vedono e si salutano attraverso un vetro.
Il National Geographic ha raccolto in un numero speciale le 54 immagini più rappresentative del 2020 a livello mondiale, diventate 71 per il magazine stampato in edicola in questi giorni.
Destinata a restare nella storia di un Paese la foto, in bianco e nero, di un frate cappuccino che accoglie al cimitero di Novara le bare provenienti da Bergamo, accatastate sui camion militari.
Il dolore e il lutto, il grande senso di solitudine che scuote le anime in un istante di pietà condivisa. “A Novara un sacerdote benedice le bare giunte in camion da Bergamo -si legge nella didascalia-, tra le province più colpite dalla pandemia in Italia. La camera mortuaria e il forno crematorio della città lombarda erano al collasso, così si è deciso di usare i mezzi dell’esercito per trasportare le vittime nelle regioni vicine. Alcune famiglie hanno saputo solo dopo settimane dove erano stati portati i loro cari deceduti”.
Lo scatto è del fotografo Alex Majoli per Magnum Photos e fa parte di The Covid-19 Visual Project, un progetto culturale nato dalla partnership tra il Festival internazionale Cortona On The Move e Intesa Sanpaolo.
L’emblematica foto di Monika Bulaj ci restituisce un commovente gioco di sguardi, dove l’apprensione si incrocia con la speranza e la coscienza, i sorrisi sono nascosti dalle mascherine, i riflessi intrecciano le vite di tre generazioni abituate a incontrarsi e ora separate da un vetro. Un’immagine che simboleggia l’amore ai tempi dell’epidemia dove ci si può abbracciare “solo” con lo sguardo.
“Sara Tolaro con la figlia Sofia va a trovare la madre in una casa di riposo ad Alzano Lombardo -si legge nella didascalia-, sperando di riabbracciarla dopo il lockdown. Ma nella struttura ci sono ancora 22 positivi al SARS-CoV2 e non si può accedere, perciò nonna, mamma e nipotina devono comunicare con il linguaggio dei segni attraverso il vetro”. La fotografa Bulaj è rimasta per due mesi tra i monti in provincia di Bergamo.
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