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Con i city angels

Viaggio tra i senzatetto di Bergamo: “Dopo il Covid in strada il 30% di persone in più”

Una serata con i volontari che distribuiscono cibo e coperte

C’è chi è in strada da una vita. E chi ci finisce da un giorno all’altro, complice la pandemia. Come S., 40 anni, pakistano. A volte passa la notte accanto al sagrato della chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano, altre in stazione. Lavorando in nero, non ha avuto modo di essere reinserito ne di attingere ai sussidi statali. Quel che guadagnava lo girava in parte alla famiglia e ai suoi tre figli, tutt’oggi in Pakistan. Ora non è più in grado di gestire nulla, nè loro nè tantomeno se stesso. E per questo ha moltissima paura di essere giudicato.

È una delle drammatiche storie con cui hanno a che fare i City Angels di Bergamo, i volontari con basco azzurro e giubba rossa che portano cibo e coperte ai senzatetto. “Dopo il Covid c’è più gente in strada, almeno il 30 per cento in più – dice il coordinatore Francesco Graziano, nome in codice ‘Night’ -. Ma è una stima per difetto, perché molti passano la notte nei dormitori o all’aeroporto”.

Alle 19 si danno appuntamento al parcheggio della Malpensata. Caricano sul pulmino le 30 coperte dell’associazione Arca di Leonardo e si mettono in moto verso la zona della stazione, dove i senzatetto cercano alloggi di fortuna: lì vicino c’è la mensa del servizio Esodo e ci sono loro, i City Angels, che quando passano a trovarli non lo fanno mai a mani vuote.

La prima tappa del loro ‘tour’ è la fermata della stazione autolinee, dove un gruppo di 10 persone si è già preparato a passare la notte tra coperte, cartoni e qualche bottiglia. Il volto dei City Angels è familiare, il nostro meno. Se ne accorgono e forse innervositi rifiutano la coperta.

City Angels
I volontari mentre prendono delle coperte dal retro del furgone

Piazzale Alpini è dietro l’angolo. Intorno alle 20 un uomo sulla sessantina, italiano, già dorme con  il suo cane. Le coperte fanno anche da materasso. A portata di mano ha dei cuscini, una berretta, dei sacchi e un carrello della spesa con alcuni vestiti. Dice di essere finito in strada dopo una delusione d’amore. Qualche metro più in là c’è un piccolo gruppo di persone. Tra loro un giovane ragazzo di colore, nascosto tra i giacigli di cartone. Nessuno indossa la mascherina, a volte nemmeno accettano quelle che portano loro i volontari: “Molti tendono a non seguire le regole di una società che sono convinti li abbia emarginati”, prova a spiegare Luca Marinelli, 47 anni, di Sarnico, da poco entrato nei City Angels.

L’arrivo delle giubbe rosse accenna sul loro volto un sorriso, quello di chi vede un amico o comunque una persona fidata. Prendono le coperte, ringraziano e scambiano due chiacchiere. “Cosa vorrei per Natale? Un appartamento” risponde uno. “A me bastano un paio di scarpe nuove, se me le portate”, aggiunge un altro.

City Angels
I City Angels e uno dei senzatetto nella zona di piazzale Alpini

Volontari di strada, sì, ma anche psicologi di strada. Perché di fronte si hanno sempre persone che vivono in condizioni difficili, per non dire estreme. C’è chi ha problemi di alcolismo, chi di tossicodipendenza e proprio per questo rifiuta di essere accolto nelle strutture. Se la maggior parte delle volte fila tutto liscio, in altre possono esserci reazioni brusche, anche per futili motivi. Soprattutto quando la giornata è stata più complicata del solito.

“Ancor più importante del cibo o del tè caldo è saper ascoltare chi, in fin dei conti, non ha voce su nulla di importante – conferma Francesco Graziano -. Nessuno di noi è psicologo, ma cerchiamo di essere degli ottimi ascoltatori e dispensatori di consigli dati in maniera disinteressata. Ovviamente – precisa – puntiamo molto sul recupero sociale dell’utente. Ma prima di provarci deve crederci”. E la spinta, spesso, arriva proprio da chi li segue tutti i giorni e sa guadagnarsi la loro fiducia.

Alle 21,15 il viaggio prosegue verso Borgo Palazzo, zona viadotto di Boccaleone. Nel sottoscala ai piedi di un condominio in via Gritti spuntano i resti di un bivacco. L’odore è pesantissimo, ma non c’è nessuno. “Forse chi passava lì le notti ha trovato un posto migliore” si augura uno dei volontari. Ce lo auguriamo anche noi.

City Angels
I resti di un bivacco in via Gritti

Il pulmino dei City Angels con raffigurato lo skyline di Città Alta torna verso il centro città. In via Taramelli cercano un senzatetto, M., 55 anni, di origini ghanesi: di solito passa la notte sotto i portici davanti all’ingresso di un bar: “Spesso gli offrono la colazione per i suoi modi sempre miti e gentili”, raccontano i volontari. M. è in Italia da trent’anni. Ha lavorato prima a Cuneo poi a Bergamo, per una ditta di Azzano San Paolo. Qualcosa dev’essere andato storto, ha perso il lavoro e si è ritrovato in strada. Adesso prova a guadagnare qualche spicciolo facendo il parcheggiatore abusivo, ma potrebbe presto entrare a far parte di un progetto di recupero.

C’è poi un senzatetto che trova riparo all’interno della stazione di piazzale Marconi. Il sonno è pesante, i volontari non intendono svegliarlo. Posano con delicatezza la coperta e se ne vanno, attenti a non fare rumore. All’esterno tre ragazzi nordafricani, tra i 20 e i 30 anni, se ne stanno defilati in un angolo buio. A pochi metri da loro la pattuglia di vigilanza della Mondialpol. Si avvicinano ai volontari, chiedono qualcosa da mettere sotto i denti, delle coperte e si prendono pure il cartone che le contiene. “Non si butta via niente” mette in chiaro uno di loro. Mentre fuma una sigaretta ai volontari confida di essere arrivato a Bergamo da qualche tempo, prima era a Piacenza. “Qui mi trovo meglio, c’è sempre qualcuno su cui poter contare”. Sulla sua storia non dice molto di più. Dice di andare spesso alla mensa dei poveri. Ringrazia, augura buon Natale e se torna in disparte.

City Angels
Altre coperte da consegnare in piazzale Marconi

Tra un intervento e l’altro si sono già fatte le 22. Alla fine della serata la squadra a bordo dell’unità mobile ha distribuito 23 coperte e delle piccole razioni di cibo. L’altra squadra anche dell’intimo e tè caldo.

In tutto sono 55 i City Angels che offrono servizio da lunedì a sabato, distribuendosi i turni. Il più giovane di loro si chiama Edoardo Bellosi, 20 anni, nome in codice ‘Falco’. Una volta a settimana, esce con gli altri volontari per le strade della città: “Ho sempre aiutato chi stava in stazione, dando qualche spicciolo o un panino, ma mi sono reso conto che per fare qualcosa di importante bisogna essere organizzati, così mi sono unito ai City Angels. Basta poco per fare del bene – sottolinea – anche due parole di conforto possono bastare a chi non ha nessuna aspettativa”.

Con il coprifuoco la citta è deserta, la giornata volge al termine. I volontari, prima di rincasare, tornano in sede per compilare il report di giornata, ma il telefono del loro coordinatore è già pronto a squillare: “Mi ha chiamato una signora perché ha trovato due ragazzi che dormono in auto. Hanno perso casa e lavoro, sembra che sia difficile trovare chi possa aiutarli”. Già si ricomincia.

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