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Che ingratitudine

Salvate il soldato Gomez

Idolo ieri, traditore oggi: perché i tifosi sbagliano se pensano di scaricare così l'argentino, simbolo del miracolo atalantino costruito insieme a Gasperini

Li stiamo imparando a conoscere bene i social, terra di tutti e di nessuno. Rappresentano, probabilmente, una delle invenzioni più importanti degli ultimi 20-30 anni, ma vanno presi con le pinze: non sempre sono clementi.

Se si potessero contenere in una scatola, sulla confezione ci dovrebbero scrivere ‘maneggiare con cura’. Perché possono darti tutto e possono toglierti tutto, in un batter d’occhio.

È quello che sta succedendo al Papu Gomez, considerato fino a pochi giorni fa il soldato più distintivo e autorevole della banda di Gian Piero Gasperini, oggi diventato bersaglio di critiche continue.

L’ultima, incredibile, mercoledì sera: in un’immagine di Sky il numero 10 nerazzurro viene pescato mentre canta sorridendo il famoso ritornello dell’inno del club torinese prima di Juventus-Atalanta. E scatta il putiferio.

È un uomo piccolo dentro e fuori; un traditore; ha già la testa da un’altra parte; è troppo superficiale; sapeva di avere le telecamere puntate, l’ha fatto di proposito. Sono solo alcune delle considerazioni che i tifosi nerazzurri hanno sciorinato mercoledì sera sui social quando Sky e altri giornali nazionali hanno mostrato il video. È il riassunto – chiaro, netto, preciso – della spaccatura che ormai divide il Papu non solo dal suo allenatore, ma anche dall’ambiente bergamasco. Quello stesso mondo che fino a pochi giorni fa l’ha trattato come un eroe, come un idolo.

Ma non può essere così. Non deve essere così.

Perché 59 gol e 71 assist in 252 presenze non si possono dimenticare tanto in fretta, soprattutto se ti chiami Papu Gomez e sei stato tra gli artefici di quel miracolo sportivo che è l’Atalanta da quattro anni a questa parte.

Solo chi era presente sa cosa è successo nello spogliatoio del Gewiss Stadium la notte del 1° dicembre, nell’intervallo di Atalanta-Midtjylland. Il resto sono solo chiacchiere da bar che purtroppo trovano un’eco inappropriata, in questi tempi di social ‘maneggiati con poca cura’ che fanno diventare attendibili anche dei messaggi vocali diffamanti e senza autori.

Gomez ha le sue colpe, sia chiaro: anche lui ha usato con superficialità i social nel momento più delicato. Quella sua uscita del “quando me ne andrò” non poteva essere fatta peggio, in una situazione più sbagliata. Non a caso, i malumori del tifo nerazzurro nei suoi confronti sono iniziati nell’istante esatto in cui ha pubblicato quella storia.

Ma il Papu non si merita quello che sta subendo ora.

Ha dato tutto per la causa atalantina e ha ricevuto tanto.

E anche se con Bergamo dovesse finire, questo matrimonio merita di avere dei titoli di coda diversi. Perché Gomez è stato senza dubbio il soldato più fedele e brillante dell’armata che Gasperini ha portato a battagliare in giro per l’Europa. E nessun soldato – soprattutto quello più aitante – merita di essere lasciato sul campo a morire da solo. Neanche se ha commesso degli errori.

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