La pandemia di Covid-19 sta cambiando le abitudini anche nell’ambito della salute e della prevenzione, come dimostra il fatto che negli ultimi mesi il 56% dei bergamaschi ha annullato, o comunque ridotto a quelle indispensabili, le visite mediche che aveva programmato.
Una scelta che per oltre un bergamasco su quattro (28%) è stata determinata dalle decisioni delle strutture sanitarie che, dovendo fronteggiare l’emergenza dettata dalla pandemia, si sono viste costrette a posticipare o addirittura cancellare parte delle visite.
Lo rileva l’Osservatorio Sanità1 di UniSalute realizzato con Nextplora per indagare le abitudini degli italiani – in questo caso dei bergamaschi – in ambito di salute e prevenzione. Un problema, quello della procrastinazione delle visite e degli esami di controllo, che avrà strascichi anche nel corso del 2021: più di un bergamasco su tre (36%) dichiara che si sottoporrà solo a visite essenziali e solo in caso di bisogno; a questi bisogna aggiungere un altro 17% composto da quegli abitanti di Bergamo che, volendo limitare al massimo le probabilità di venire a contatto con il virus, preferiscono evitare luoghi come cliniche e strutture mediche che considerano “a rischio”. Solo un quarto dei rispondenti (24%) è sicuro di voler mantenere la propria abituale routine medica.
La questione del recupero delle visite è un tema che nelle ultime settimane viene sempre più discusso anche perché potrebbe rappresentare un’altra sfida per l’intero sistema sanitario che rischia di dover affrontare una domanda di prestazioni molto più elevata del solito. Un rischio che stanno valutando molti bergamaschi, tanto che oltre un terzo (34%) dichiara che si affiderà alle strutture private per recuperare visite e controlli arretrati; una scelta che per il 60% dei casi è determinata dalla ricerca di tempi di attesa più brevi.
Ma non è solo il Covid a cambiare le abitudini degli abitanti della provincia lombarda, a questo si aggiunge un fattore più strutturale, che la pandemia ha però sicuramente accentuato: quello economico. L’8% del campione afferma che farà meno visite perché non può sostenere i costi relativi. Voce che sembra in aumento, nella percezione delle persone.
Oltre un bergamasco su quattro (28%), infatti, ha avvertito negli ultimi anni un incremento dei costi delle prestazioni medichesia nelle strutture pubbliche che in quelle private. Ma in che modo gli orobicicercano di mitigare l’impatto dell’aumento dei costi delle prestazioni mediche?
Due su cinque (44%) vedononelle assicurazioni sanitarie il mezzo più adatto per ottenere servizi medici al giusto prezzo.Un terzo degli intervistati(34%),invece,cita le iniziative di screening pubblico gratuito, mentre un ulteriore 34% prende in considerazione altri servizi ingrado di garantire prestazioni mediche a costi minori.
Che ci si rivolga a strutture pubbliche o private, ciò che interessa ai bergamaschi è di poter contare su prestazioni di qualità. Ma su che basi valutano lo standard delle strutture sanitarie e del servizio ricevuto? Innanzitutto sulla competenza del personale medico (45%), ma anche sul rapporto prestazione/costi (18%) e sui tempi per ricevere i servizi (13%).
La questione dei tempi è quella su cui, secondo gli intervistati, sarebbe necessario investire risorse: oltre un bergamasco su due (58%) pensa che le strutture intenzionate a migliorare la qualità del servizio dovrebbero concentrarsi sulla rapidità dell’erogazione dello stesso.
Il 39% sottolinea l’importanza per le strutture di avere sempre a disposizione i macchinari più moderni, mentre un ulteriore 19% pensa che il settore potrebbe migliorare i propri servizi puntando su tecnologie innovative come la telemedicina.
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