C’è una tradizione a Bergamo che rimane immutata nel tempo.
Dai primi giorni di dicembre alla notte del 12, la città si trasforma e, passeggiando per le vie del centro e passando vicino alle famiglie con bambini piccoli, si sente un monito: “Se non ti comporti bene Santa Lucia non passa”. Una “minaccia” che subito fa mettere sull’attenti i più piccoli, come soldatini impauriti di non poter vivere la magia che aspettano da tutto l’anno.
La Santa Lucia 2020 non è come le altre. Per le vie del centro c’è gente in giro, sì, e anche tanta da quando Bergamo è diventata zona arancione ed è possibile spostarsi all’interno del proprio comune, ma l’aria che si respira è differente, filtrata da pesanti mascherine e da occhiali da vista appannati.
Tutti siamo sospesi su un filo teso con la speranza di poter passare le feste con la gioia nel cuore di sempre, nonostante tutto. C’è tensione e paura, si entra nei negozi con un’attenzione nuova e gel sulle mani e non si incontrano più gruppi di amici che chiacchierano e si abbracciano.
Il weekend lungo dell’Immacolata 2020 ha un volto tutto nuovo nelle vie del centro cittadino.
Eppure, come per magia, entrando nella chiesetta di Santa Lucia in via XX settembre (il cui vero nome, in realtà, è Chiesa della Beata Vergine dello Spasimo) sembra che la vita dei bergamaschi sia sospesa in un’eterna felicità, non intaccata dalla tragedia del Covid.
Qui, tra le mura della chiesa dove tutti i bambini e le bambine di Bergamo e provincia hanno portato anche solo per una volta la coloratissima letterina, si respira la magia di sempre e, per un attimo, tutte le tristezze del mondo sembrano scomparire.
Sì, perché nonostante la paura del Covid, i bergamaschi non hanno voluto rinunciare alla tradizionale consegna della propria lettera con i desideri di quest’anno, riempiendo il bellissimo altare di Santa Lucia di colori, bambini emozionati ed incantati e sogni sussurrati.
Nel lungo weekend nell’Immacolata, fuori dalla chiesetta della Santa più amata, niente code ed assembramenti, bambini “mascherati” ognuno con la propria mascherina e nessuna regola violata.
Lì, nel tempio di una felicità eterna, infantile e dicembrina, si cerca in tutti i modi di preservare una tradizionale che non può e non deve essere negata ai bergamaschi.
Lì si respira un incantesimo che fa bene al cuore e che riesce a donare speranza per un futuro migliore e che ha lo sguardo di un piccolo bambino che, impaurito e sognante, posa la sua letterina insieme a tutte le altre e sussurra sotto voce insieme al fratello: “Ciao, Santa, ti aspettiamo”.
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