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Covid, tra le novità il via alle vaccinazioni. A Bergamo decessi in calo

L’Italia avvia la macchina che porterà alla più grande campagna di vaccinazione mai attuata. Un piano strategico che si basa innanzitutto su un principio di assoluta eguaglianza: l’acquisto del vaccino è infatti centralizzato e verrà somministrato gratuitamente a tutti gli italiani

Prima di vedere i dati relativi al periodo compreso tra l’1 e il 7 dicembre, osserviamo quanto accaduto negli ultimi 30 giorni. Con la chiusura dei dati alla sera del 30 novembre, l’epidemia in Italia ha fatto registrare 788.471 positivi. 757.057 guariti, 3.744 persone in Terapia Intensiva, 33.187 ricoverati con sintomi, 55.575 decessi, per un totale di 1.601.554 casi totali.

Le infezioni relativamente al solo personale sanitario sono state 23.416 (il 2,88% del totale) ma non è chiaro se avvenute in ambito professionale o familiare. Di certo è che il totale dei decessi fra i camici bianchi è arrivato a 233 vittime, a cui si aggiungono 50 infermieri, 22 farmacisti e diversi operatori delle varie Croce Rossa.

L’età mediana dei nuovi casi si mantiene stabile a 48 anni; il dettaglio dell’incidenza per fascia di età vede al primo posto i soggetti tra i 19 e i 50 anni (44,1%) seguiti da quelli tra i 51 e i 70 con il 29,2%. Meno diffusa la malattia tra gli over 70 (15,6%) e tra gli under 18 (11%). Il dato degli over 70 si deve però confrontare con un peso inferiore al 10% del totale che ha caratterizzato i mesi della tarda primavera e dell’inizio estate. Il coinvolgimento di questa fascia di età incide direttamente sui dati delle ospedalizzazioni e purtroppo dei decessi. Il maggior numero di casi severi e critici si verifica infatti, più in dettaglio, tra i 70 e i 79 anni e tra gli 80 e gli 89 anni, anche per la maggiore presenza di comorbilità rilevanti in questi soggetti. La quota di asintomatici, nel periodo considerato, si è mantenuta oltre il 50% in tutte le fasce di età considerate per decade di appartenenza, con il valore più basso in quella tra i 70 e i 79 anni. Questa distribuzione riflette peraltro una identica situazione riscontrabile analizzando i dati da inizio epidemia.

Più chiara la raccolta dati

Dal giorno 3 dicembre è stata applicata una importante novità riguardo alla raccolta dei dati giornalieri della pandemia: alla voce “Totale tamponi effettuati” viene specificato “processati con test molecolari”: una scelta che esclude la comunicazione dei test rapidi da parte delle Regioni e Pubblica amministrazione facendo chiarezza e uniformando le modalità di conteggio. Alla voce “Casi totali” scompare l’ulteriore distinzione tra “identificati da attività di screening” e “identificati dal sospetto diagnostico”. Alla voce “Terapia intensiva” accanto al numero dei posti letto occupati (ottenuto dal saldo tra ingressi e uscite) compare l’indicazione “ingressi del giorno”: molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione più colpita da inizio pandemia. Ultimo cambiamento, la voce “Totale casi testati” è stata sostituita da quella “Totale persone testate”. Per sottolineare l’importanza di queste nuove modalità atta a una più precisa raccolta dei dati vediamo, per esempio, come il giorno 6 dicembre si abbia avuto un rapporto positivi/testati al 26%, ben più alto dell’11% del rapporto positivi/tamponi, dato che quotidianamente viene evidenziato dagli organi di stampa.

Riduzione dei casi in Italia

Nel periodo 01-07 dicembre, per la terza settimana consecutiva, si conferma il calo dei nuovi casi a livello nazionale: 141.042 contro 169.788 del periodo precedente (-16,9%). Nello stesso arco di tempo sono stati eseguiti 1.298.464 tamponi totali (includendo i test per conferma di positività o diagnosi di guarigione) con un calo del 7,8% sulla settimana precedente (24/30 novembre). Ancora più evidente la riduzione dei nuovi casi testati (619.017 contro 729.737; -15,1%). Anche in Lombardia si registra la terza settimana consecutiva di calo per i nuovi casi totali: 22.880 contro 31.092 del periodo 24-30 novembre (-26,4%). In calo anche i tamponi totali eseguiti: 223.411 contro 240.965 della settimana precedente (-7,3%). Diminuiscono ancora i ricoverati in Terapia Intensiva, sia in Italia, dove ora sono 3.382 contro i precedenti 3744 (-9,7%), sia in Lombardia 781 rispetto a 906 (-13,8%). I decessi sono ancora molto numerosi e sono cresciuti di ulteriori 5084 unità in Italia e di 1225 in Lombardia. A questo proposito, la nostra regione assomma il 38% di tutte le vittime della pandemia, ossia 23.080 su 60606.

Per quanto in riduzione da due settimane consecutive, l’incidenza dei nuovi casi a livello nazionale resta troppo elevata per consentire la gestione dell’epidemia: nel periodo 16-29 novembre (rilevato dall’Iss nell’ultimo Bollettino epidemiologico settimanale) sono stati registrati 590,65 nuovi casi per 100.000 abitanti con ben 8 Regioni sopra media: tra queste pesa ovviamente il dato di quelle più popolose come Campania (601,47); Emilia Romagna (637,37); Lombardia (741,73); Veneto (831,28) e Piemonte (860,67). Il valore più basso in assoluto è quello della Sardegna (189,27 casi per 100.000 abitanti) ma l’Iss sottolinea che il dato è “probabilmente sottostimato a causa di un forte ritardo di notifica. Allo stesso modo la riduzione degli ultimi giorni ha solo in parte alleviato la situazione negli ospedali: i dati ufficiali Agenas, alla sera del 6 dicembre, riscontravano a livello nazionale tassi di occupazione dei posti letto in area medica (46%) e in terapia intensiva (39%) oltre le rispettive soglie di allerta (40% e 30%). Solo 3 Regioni (Molise, Sicilia e Basilicata) hanno valori inferiori alle soglie di allerta per entrambi i parametri. Anche in questo caso preoccupa il fatto che due tra le Regioni più popolose (Lombardia e Piemonte) presentino i valori più alti a livello nazionale per quanto riguarda il tasso di occupazione delle terapie intensive: rispettivamente 58 e 57%. Sulla base di questi valori, regionali e nazionali, le simulazioni relative a una ripresa dell’epidemia (che molti danno per scontata per gennaio), con una dinamica simile a quelle che abbiamo vissuto in primavera e a metà ottobre indicano una saturazione del sistema sanitario in circa due settimane, con un impatto superiore a quello delle prime due fasi.

Bergamo, giù anche i ricoveri in terapia intensiva

In provincia di Bergamo si sono contati 985 nuovi casi, una media di 141 al giorno, con un calo del 17,6 % rispetto al periodo precedente quando si ebbero 1.159 casi, una diminuzione quindi meno marcata rispetto al -26,7% riscontrata due settimane fa. I decessi sono passati da 32 a 25, mentre i ricoveri in Terapia Intensiva da 70 a 58 e i ricoveri nei reparti Covid da 689 a 534. L’indice Rt è 0,8. Il rapporto contagi/popolazione è al 2,33%.

Da oggi vaccino in Gran Bretagna

Nella corsa al vaccino anti-Covid la Gran Bretagna brucia i tempi e approva, primo Paese al mondo, il siero della PfizerBioNTech che è disponibile nel Paese da oggi, dando la priorità agli anziani delle case di riposo e al personale medico. Ma anche se l’agenzia indipendente di controllo e regolazione dei farmaci inglese (Mrha) ha assicurato che l’approvazione del farmaco è avvenuta nel rispetto delle più scrupolose verifiche scientifiche e “senza prendere scorciatoie”, le critiche non sono mancate. A partire dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema), incaricata di approvare i vaccini Covid-19 per l’Unione europea, che ha affermato che la sua procedura di approvazione è più lunga e più appropriata in quanto si basa su più prove e richiede più controlli rispetto alla procedura di emergenza scelta dalla Gran Bretagna.

In Russia è invece già partito il programma di vaccinazioni anti-Covid, con il vaccino Sputnik V registrato ad agosto. Il governo darà la precedenza alle persone più a rischio, come gli operatori sanitati, gli addetti ai servizi sociali e il personale scolastico. Anche la Turchia prevede l’avvio delle vaccinazioni dal prossimo 11 dicembre, partendo con 20 milioni di dosi del vaccino cinese Sinovac. Intanto, sempre l’Ema ha avviato una revisione continua del vaccino di Janssen-Cilag, azienda del gruppo Johnson & Johnson. È il quarto, dopo quelli di AstraZeneca, Pfizer e Moderna, per cui viene avviato il cosiddetto iter accelerato di “rolling review”.

Parte il piano italiano

Nel frattempo l’Italia avvia la macchina che porterà alla più grande campagna di vaccinazione mai attuata. Un piano strategico che si basa, innanzitutto, su un principio di assoluta eguaglianza: l’acquisto del vaccino è infatti centralizzato e verrà somministrato gratuitamente a tutti gli italiani.

Il ministro Speranza ha illustrato quelli che ha definito gli “assi portanti” del Piano per i vaccini Covid. L’Italia ha opzionato 202.573.000 dosi di vaccino, che rappresenterebbero una dotazione sufficientemente ampia per poter potenzialmente vaccinare tutta la popolazione e conservare delle scorte di sicurezza. Le prime dosi saranno disponibili da gennaio e le due aziende Pfizer e Moderna (per i cui vaccini il via libera Ema è atteso rispettivamente per il 29 dicembre e il 12 gennaio); nel primo trimestre del 2021 dovrebbero fornire all’Italia 8,749 milioni di dosi e 1.346.000 dosi. Si partirà con la vaccinazione di tre categorie prioritarie (personale sanitario, personale e residenti delle Rsa, anziani) e si procederà con il personale dei servizi essenziali come gli insegnanti e il personale scolastico, le Forze dell’ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità. Per la distribuzione dei vaccini saranno coinvolte le Forze armate. Nella fase iniziale, l’immunizzazione avverrà negli ospedali o in unità mobili; poi, saranno gradualmente coinvolti anche medici di famiglia e pediatri, e si pensa a spazi ampi per l’immunizzazione come palestre o stadi.

Brutte notizie dal mondo

Non accenna a invertire decisamente la rotta la situazione nel mondo. Globalmente, nel periodo intercorso giorni fra il 21 novembre e il 5 dicembre, si sono registrati 8,3 milioni di contagi (+0,7) e 145.915 decessi (+13,6%). Ciò è dovuto in gran parte al peso degli Stati Uniti nel computo dei dati, infatti ogni giorno si assiste a un nuovo record di contagi (200.000 in media), portando così il totale vicino ai 15 milioni, mentre sono 285.000 i decessi. Cresce tutto il Continente Americano (+16%) e in minor misura l’Asia (+6%), mentre scende l’Europa (-15%). Da rilevare, sempre nello stesso periodo, che l’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di decessi, dopo gli Stati Uniti, ma in rapporto alla popolazione è preceduta da sette Paesi.
Attualmente il computo totale mondiale ha superato i 67 milioni di contagiati e di 1.550.000 decessi.

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