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Il report

Pazienti deceduti nella seconda ondata: media di 81 anni, 8 giorni dal ricovero alla morte

Una fotografia fedele della situazione, scattata dall'Istituto Superiore di Sanità: tanti indicatori nel trimestre settembre-novembre tornano molto simili al periodo marzo-maggio.

Quali sono le caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da Covid-19 in Italia? Per rispondere a questa domanda l’Istituto Superiore di Sanità dall’inizio dell’epidemia monitora costantemente la situazione, pubblicando un rapporto che si basa sulla quasi totalità dei morti.

L’ultimo aggiornamento risale all’11 novembre: il campione analizzato per la realizzazione del report era di 41.737 pazienti deceduti, mentre in Italia complessivamente si contavano 42.953 morti.

Si tratta, quindi, di una fotografia completa e fedele che conferma una volta di più il triste primato della Lombardia, dove si conta il 44,8% dei decessi (18.689, all’11 novembre, oggi sono oltre 19.300).

Dati demografici

L’età media dei pazienti deceduti e positivi al Covid-19 è di 80 anni: le donne rappresentano il 42,5% del campione e hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana di 85 anni, contro gli 80 degli uomini).

Il dato relativo all’età media dei decessi settimanali è andata aumentando fino agli 85 anni nella prima settimana di luglio, per poi calare leggermente.

Interessante notare anche come l’età mediana dei pazienti deceduti sia più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (82 anni contro 48).

numero deceduti 11 novembre
età media deceduti 11 novembre

All’11 novembre 2020 sono 472, dei 41.737 (1,1%), i pazienti deceduti Covid positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 109 di questi avevano meno di 40 anni (72 uomini e 37 donne con età compresa tra 0 e 39 anni).

Tra loro, 6 decessi tra 0 e 9 anni; 2 tra i 10 e i 19; 16 tra i 20 e i 29; 85 tra i 30 e i 39.

Di 31 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri pazienti, 64 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 14 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.

Patologie preesistenti

Dall’analisi delle cartelle cliniche di 5.234 pazienti deceduti, l’Istituto Superiore di Sanità è riuscito a identificare le più comuni patologie croniche diagnosticate prima di contrarre l’infezione da Covid.

Il campione ha mostrato in media 3,5 patologie preesistenti: il 64,8% dei casi (3.390 pazienti) presentava 3 o più patologie, il 18,9% (988) ne presentava 2, il 13% (682) solo una e il 3,3% (174) nessuna.

patologie preesistenti 11 novembre

Tra le patologie preesistenti, le più frequenti sono l’ipertensione arteriosa (65,7% dei casi), il diabete mellito-tipo 2 (29,3%) e la cardiopatia ischemica (27,7%).

patologie preesistenti 11 novembre

Diagnosi di ricovero, sintomi e complicanze

Nel 90,6% delle diagnosi di ricovero erano menzionate condizioni (per esempio polmonite, insufficienza respiratoria) o sintomi (per esempio, febbre, dispnea, tosse) compatibili con il Covid-19. In 455 casi (9,4%) la diagnosi di ricovero non era da correlarsi all’infezione. In 67 casi la diagnosi di ricovero riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 163 casi patologie cardiovascolari (per esempio infarto miocardico acuto-IMA, scompenso cardiaco, ictus), in 61 casi patologie gastrointestinali (per esempio colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 164 casi altre patologie.

I sintomi più comunemente osservati prima del ricovero nei pazienti poi deceduti sono dispnea (73%), febbre (72%), tosse (35%), diarrea (6%) ed emottisi (1%).

Tra le complicanze, invece, l’insufficienza respiratoria è stata quella comunemente più osservata (93,9%), seguita da danno renale acuto (23,5%), sovrainfezione (19,2%) e danno miocardico acuto (11,2%).

Terapie

Nel corso del ricovero, nell’86% dei casi si è ricorso a una terapia antibiotica, nel 53,8% a una terapia antivirale, nel 46,9% la terapia steroidea. In 1333 casi (25,9%), sono state usate tutte e tre.

Tempistiche

Osservando le mediane dei tempi di ricovero, si è osservato come dall’insorgenza dei sintomi al decesso siano passati 12 giorni, dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale 5 giorni, dal ricovero al decesso 7.

Il tempo intercorso tra il ricovero e il decesso è di 6 giorni più lungo nei pazienti trasferiti in rianimazione rispetto a chi non è stato traferito (12 contro 6).

tempi di ricovero 11 novembre

Confronto marzo-maggio, giugno-agosto e settembre-novembre 2020

Nel secondo e terzo periodo aumenta leggermente l’età media dei decessi, che passa da 80,1 a 82,8, per poi riposizionarsi a 81. Tra giugno e agosto è aumentata sensibilmente la proporzione di donne decedute, passata da 41,9% al 61,8%: a settembre-novembre è tornata a 41,5%.

Rispetto ai mesi di marzo-maggio, negli alti due periodi analizzati aumentano i decessi di persone con 3 o più patologie preesistenti e diminuiscono quelli con meno patologie o nessuna: un fattore indicativo, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, di una mortalità che nel secondo periodo sembra riguardare persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al primo trimestre.

Estremamente diverso nei tre periodi è anche l’uso di farmaci, con una netta riduzione nell’utilizzo degli antivirali e un aumento nell’uso degli steroidi nel secondo e terzo periodo.

Tra il primo e il secondo periodo era triplicato il tempo trascorso tra l’insorgenza dei sintomi al decesso (da 12 a 37 giorni), mentre nell’ultimo trimestre è ritornato ai livelli iniziali. 

Diminuisce il tempo tra l’insorgenza dei sintomi e l’esecuzione del tampone (da 5 a 2 giorni), così come il tempo tra l’insorgenza e il ricovero in ospedale.

Triplica la durata mediana in giorni dal ricovero al decesso tra il primo e il secondo periodo (da 7 a 21), diminuisce nuovamente nel terzo (8 giorni) anche se resta superiore rispetto ai livelli del primo trimestre. 

Questi risultati, sottolinea l’ISS, sembrano suggerire una maggiore reattività del Sistema Sanitario testimoniata dalla maggiore rapidità nell’esecuzione di esami diagnostici e nell’ospedalizzazione.

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