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In bergamasca

Rsa: “Il personale aspetta ancora i tamponi, alcune strutture li pagano di tasca propria”

Fondazione Carisma: "Ordinati un migliaio di test rapidi". Da Clusone a San Pellegrino altre (poche per ora) si muovono da sole in attesa di Regione e Ats

Le prime scorte Regione Lombardia le ha promesse a stretto giro, dopo l’approvazione della delibera di giunta 3777 del 3 novembre, contenente le disposizioni sull’utilizzo dei test rapidi antigenici. Ma nell’attesa (ormai prolungata) alcune Rsa della provincia hanno deciso di fare da sole, deliberando l’acquisto di tamponi per monitorare il personale. Il motivo è semplice: gli operatori sono gli unici ad entrare nelle strutture ed essere potenziali vettori del virus, letale soprattutto nei confronti delle persone più fragili e anziane.

“Al momento non ci sono indicazioni univoche, non esiste un lavoro di screening condiviso e organizzato – spiega Roberto Rossi, segretario della Fp Cgil – ma sappiamo che qualche struttura si sta muovendo autonomamente, pagandosi i test di tasca propria”. Cita alcuni esempi, pochi a dire il vero: “La Fondazione Carisma di Bergamo, la Piccinelli di Scanzorosciate e le case di riposo di Clusone, Pontida e San Pellegrino. Anche se non è escluso che altre si stiano nel frattempo organizzando” tiene a precisare.

A Stezzano, la casa di riposo Villa della Pace ha lanciato un appello: “Essendo venuti a mancare più di 30 ospiti nella scorsa primavera, il bilancio presenta un notevole deficit. Nonostante ciò, abbiamo predisposto il piano per la sicurezza, attraverso una campagna di tamponi al personale: l’unico contatto diretto tra gli ospiti e l’esterno. L’impegno economico richiesto è molto impegnativo, per questo ringraziamo chi vorrà dare il proprio sostegno, anche minimo, a questa iniziativa”.

La situazione nelle Rsa bergamasche non è grave come in primavera, quando nel solo mese di marzo il Covid si portò via 1.308 ospiti, secondo i numeri forniti dall’Ats. “Quanto vissuto in quei mesi non è minimamente paragonabile – prosegue Rossi -. Vuoi perché oggi non mancano i dispositivi di protezione, vuoi per le tempestive chiusure delle strutture ai parenti”. Ma la situazione è in continua evoluzione: “Per questo sono dell’idea che gli screening andavano predisposti almeno un mese fa, con il ritorno dell’emergenza – sottolinea il sindacalista, che aggiunge -: sempre più spesso, sento colleghi di altre province raccontare situazioni simili a quelle vissute da noi nel recente passato”.

Tra le case di riposo che si sono mosse per l’acquisto dei tamponi c’è la Carisma di Bergamo: “Abbiamo ordinato i test rapidi una ventina di giorni fa e ci sono arrivati mercoledì – conferma il direttore generale Fabrizio Lazzarini -. Circa un migliaio per 400 dipendenti, con ogni probabilità partiremo la settima prossima”.

Ad oggi nella più grande casa di riposo della provincia non si registrano casi di positività, a detta dei vertici aziendali: “L’attività di screening è fondamentale per monitorare il personale, i tamponi garantiti dalla Regione dovrebbero arrivare a breve e un poco alla volta – dice Lazzarini -. In queste settimane ho scritto una lettera ai dipendenti, invitandoli a rispettare rigorosamente tutte le regole, anche e soprattutto fuori dalla struttura”. Dentro, per ora, la situazione  non desta particolari preoccupazioni. “Anche perché sul posto di lavoro è più facile prestare attenzione – osserva il direttore della Rsa -. Nella vita privata, invece, può capitare di rilassarsi, ma essendo a stretto contatto con persone fragili non possiamo permetterci errori”.

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