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L'intervista

L’Ordine dei medici chiede lockdown nazionale, Marinoni: “Ci mette in sicurezza”

Abbiamo chiesto al presidente di Bergamo Guido Marinoni un parere sul ricorso al lockdown in tutto il Paese

L’Ordine nazionale dei medici ha chiesto ufficialmente di ricorrere al lockdown nazionale. La proposta è stata formulata per contrastare la diffusione del Coronavirus dopo aver visto i dati dell’ultimo bollettino dell’emergenza Covid in Italia, che nella giornata di domenica 8 novembre sono stati 32.616 contagi.

Nel frattempo, in seguito al peggioramento della situazione, l’Alto Adige ha lasciato la zona gialla – prevista dalla classificazione nazionale – ed è diventato zona rossa per ordinanza del governatore della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher. E nelle prossime ore altre regioni potrebbero stringere le restrizioni.

Abbiamo chiesto al dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, un parere sul ricorso al lockdown nazionale.

Cosa pensa della richiesta di lockdown nazionale da parte dell’Ordine dei Medici?

Da noi con il lockdown stanno circolando poche persone, abbiamo un numero preoccupante, ma limitato, di casi e, con tutti i limiti del sistema complessivo, si può contare su un sistema ospedaliero tra i migliori d’Italia. Confrontando la nostra situazione con alcune scene che vediamo in tv, con gente che passeggia per le città e sul lungomare mi chiedo che senso abbia mantenere una divisione a zone come quella attuale e se non sia meglio ricorrere a un lockdown generalizzato, magari non lunghissimo, per fermare l’evoluzione dei contagi e metterci tutti in sicurezza.

In questo momento, quindi, la suddivisione a zone non aiuta?

Già è difficile compiere una distinzione fra zone più piccole perchè sono legate da rapporti molto stretti, mi chiedo come si possa distinguerle considerando le macroaree. Per esempio, la Bergamasca sarebbe zona arancione, mentre la provincia di Milano rossa, ma come facciamo a evitare gli spostamenti? Non ci siamo riusciti quando ce n’era bisogno con Nembro e Alzano – che erano due aree ben delimitate e ristrette – e vogliamo farlo su scala nazionale? Sarebbe difficilissima da gestire… Ci credo poco, tanto varrebbe chiudere tutto per un periodo breve altrimenti si rischia di trascinare una situazione incerta.

Dunque, si tratterebbe di un lockdown generale?

Si, con tutte le necessarie misure per garantire quelle che vengono considerate attività essenziali. Definire quali siano non è semplice e credo che debba farlo la politica insieme agli operatori di quelle categorie perchè conoscono bene lo svolgimento e le diverse componenti delle singole mansioni.

Quanto tempo potrebbe durare questo lockdown?

Per vedere i risultati dei provvedimenti presi sono necessarie un paio di settimane, cioè il tempo minimo per la latenza della diffusione dell’infezione. Naturalmente, dal punto di vista economico, i ristori per le attività in difficoltà sono un altro aspetto molto importante e bisogna considerare che molte attività e uffici sono stati messi in sicurezza.

E terrebbe le scuole aperte o chiuse?

Dalla seconda media sono già chiuse, per le altre la domanda è difficile: ovviamente è fonte di contagio anche la scuola, ma quella principale è rappresentata dai trasporti e i bambini delle elementari non si recano a scuola con il tram o l’autobus. Non è impossibile rendere sicuri gli istituti scolastici, il problema è tutto ciò che sta attorno. Bisogna considerare, inoltre, che se i bambini stanno a casa devono essere accuditi ed entrano in gioco i nonni e diventa necessario chiedersi cosa fare per proteggerli.

Per concludere, l’aumento dei contagi che si è verificato questi giorni in Italia l’ha sorpresa?

Il Covid non è mai andato via. Tutti parlano di seconda ondata ma mi sembra che sia ancora la prima. D’estate la saliva col sole evapora e non succede niente, mentre è normale che stando all’umido e al chiuso il virus si diffonda maggiormente. Sicuramente la differenza la fanno le protezioni individuali tant’è vero che a Bergamo dove tutti sono molto attenti il contagio cresce meno rispetto ad altre città.

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