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Tragedia di ubiale

Morto nel burrone per fuggire da chi lo inseguiva, gli amici di Bara chiedono giustizia video

Saranno fuori dal tribunale dove oggi (mercoledì 4 novembre) inizia il processo con tre imputati, per ottenere la verità su quella sera di tre anni fa

La sera del 22 luglio 2017, un sabato di mezza estate, a Ubiale Clanezzo un ragazzo di soli vent’anni perde la vita. Mamadou Lamine Thiam, Bara per gli amici, senegalese residente ad Almè, in circostanze poco chiare cade mortalmente in un burrone, dopo una fuga causata da un litigio avvenuto a una festa di paese, la Ubiale Power Sound Festival.

Per quella tragedia con tanti punti di domanda, tre persone sono state rinviate a giudizio e oggi (mercoledì 4 novembre) si presenteranno in tribunale a Bergamo per l’inizio del processo. Si tratta di Claudio Brioschi, 55enne di Ubiale, in servizio alla festa del paese, e Raul Magitteri, 25enne di Sorisole, con la fidanzata Ingrid Bassanelli, 26enne di Sedrina, che quella sera ebbero un diverbio con la vittima.

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Secondo le indagini coordinate dal pm Fabio Pelosi, Bara saltò oltre il guardrail finendo nel burrone in cui trovò la morte perché era inseguito, dopo lo screzio con la coppia che aveva poi chiesto l’intervento del 55enne. Una scena che sarebbe stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza del paese. Il cadavere venne trovato solo il giorno successivo.

Nelle settimane scorse alcuni amici del giovane, che sognava di diventare un calciatore professionista, hanno formato un comitato che si riunirà all’esterno del tribunale in occasione del via al processo. “L’obiettivo è quello di chiedere verità e giustizia – spiegano nella loro pagina Facebook – , per non lasciare sola la sua famiglia, che essendo senegalese non ha appoggi e parenti che possano esserle vicina”.

“Temiamo che una vicenda che al tempo aveva colpito molti e fatto notizia passi ora sotto silenzio. Vogliamo che la vita di Mamadou sia importante. Non siamo né poliziotti né giudici, ma vogliamo che sia fatto tutto il possibile per avere verità e rompere ogni possibile muro di omertà”.

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“Là dove successero i fatti, a Ubiale di Clanezzo, gli amici avevano deposto una lapide e recentemente alcuni ignoti l’avevano distrutta. Ci chiediamo quindi a chi possa dare fastidio che si ricordino i fatti di quella notte”.

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