C’è una disperazione che non scende in piazza. Non urla. Non si lamenta. Ma c’è, esiste. Ha la dignità di chi ha sempre creduto nello Stato, ha sempre pagato le tasse, è parte di un’associazione di categoria ma non protesta ad alta voce perché non vuole preoccupare i 4 figli minorenni che ancora studiano e sognano un futuro.
Chiama in redazione si presenta con discrezione. Il suo nome è Antonio, ha 46 anni e con la moglie cinque anni fa ha creato un’azienda di pelletteria in provincia di Bergamo.
“In azienda siamo io e mia moglie, acquistiamo le pelli e poi le facciamo lavorare a diversi artigiani, il prodotto finito per il 50% lo esportiamo negli Usa, l’altro 50% va a rivenditori nelle principali città italiane bersagliate dal turismo: Roma, Firenze e Venezia. Il 2019 abbiamo chiuso con un fatturato di 710 mila euro. Per ora con il 2020 siamo sotto dell’83 per cento…..”
La voce si ferma. Trattiene le lacrime.
“Mi scusi – riprende Antonio – è una giornata tristissima, ho chiamato i rivenditori, sono fermi che aspettano in silenzio. Dalle concerie agli artigiani fino a chi produce ed esporta siamo tutti fermi, stiamo aspettando che qualcuno ci dica qualcosa di serio”.
Di serio?
“Sì, sarebbe più serio se qualcuno ci dicesse: chiudete tutto. Non posso tirare a campare. Ho percepito 2000 euro ad aprile, utili nemmeno per pagare l’affitto per il capannone. Poi visto il lockdown e la frenata sulle esportazioni ci siamo dati da fare con le fiere dell’artigianato, ci siamo buttati sulle vendite on line, ci siamo presentati a catene e negozi, tutti campi nuovi per avere una valvola di sfogo e raccogliere un po’ di liquidità”.
Se potesse fare un appello al Governo Conte, che cosa chiederebbe?
“Io non voglio protestare, non reclamo nulla, non scendo in piazza, ma posso chiedere un po’ di chiarezza. Non mi interessano i partiti, mi serve una soluzione, una risposta chiara. Preferirei che il Governo mi dicesse: chiudi tutto, non ci sono più le condizioni. Ma non posso continuare a tirare a campare. Non posso farlo guardando a tavola i miei quattro figli. Chi fa l”imprenditore si assume il proprio rischio, ma qui è la chiarezza che sta mancando e ci sta strozzando tutti. Per favore lo scriva. Grazie”.
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