“A settembre il numero di occupati resta sostanzialmente invariato (+6 mila) e il dato sul trimestre luglio-settembre è positivo di 113 mila unità. Resta invece ampiamente negativo (-388 mila) rispetto a settembre 2019.
“I dati Istat sull’andamento del mercato del lavoro italiano a settembre sono difficili da commentare perché la situazione in termini di occupazione, disoccupazione e inattività è rimasta sostanzialmente invariata, ma forse è proprio questa la notizia” dichiara Francesco Seghezzi, Presidente di Fondazione Adapt, associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro.
Pressoché costante il numero degli occupati, positivo il dato sul trimestre luglio-settembre (+113mila unità); ampiamente negativo invece il saldo rispetto a settembre 2019 (-387mila), che vede le donne nettamente più penalizzate (-232mila) degli uomini (-155mila), come rilevato del resto dal XIX Rapporto annuale Inps pubblicato presentato ieri a Montecitorio.
Diminuiscono i disoccupati (-22mila) e gli inattivi (-15mila). Sul trimestre luglio-settembre si registra un calo significativo degli inattivi (-521mila unità), cui corrisponde una crescita di disoccupati (+379mila), “segno che le persone sono tornate a cercare lavoro durante l’estate” commenta Seghezzi, “questo è un elemento centrale da considerare per la tenuta sociale conseguente alla gestione della seconda ondata in corso”.
Rispetto a settembre 2019, diminuiscono di 388mila unità gli occupati a termine, a fronte di una crescita di 107mila unità di permanenti. L’aumento dei permanenti (+114mila solo a settembre 2020), “probabile frutto di trasformazioni di contratti a termine negli ultimi mesi” dice Seghezzi, “è uno dei problemi più grandi cui si dovrà guardare finite le misure emergenziali. Infatti coloro che sono rimasti senza lavoro appartengono con buona probabilità alla parte più fragile del mercato del lavoro italiano”.
A fronte di una leggera penalizzazione della situazione occupazionale giovanile (25-34 anni), che continua ad essere più penalizzata di quella degli over 50, si registra quindi una situazione pressoché bloccata.
“L’incertezza nazionale e internazionale interrompe un trend positivo generato dalle progressive aperture estive, e dalle speranze che aveva creato” conclude Seghezzi.
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