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Bar savoy

“Il nuovo Dpcm? Sette ore in meno di lavoro al giorno, ma le spese restano”

Riccardo Baccanelli, 47 anni, da 21 gestisce il Bar Savoy di via San Bernardino. Lo scorso dicembre, con il socio Cristiano Doni, ha preso in gestione il ristorante del tennis club dei Mille a Redona: "Chiudere sette ore al giorno un locale è una follia, mentre le spese e le tasse restano le stesse. Ora aspetto degli aiuti concreti dallo Stato".

Ci sono locali che fanno di alcuni servizi il loro punto di forza, per esempio le colazioni, i pranzi o gli aperitivi. Ecco, il Bar Savoy di Riccardo Baccanelli in via San Bernardino a Bergamo è uno di questi. Tra i servizi che offre il punto di forza è di sicuro l’aperitivo o un drink dopocena tra amici. Prima il coprifuoco imposto dalla Regione Lombardia, poi la chiusura anticipata alle 18 del nuovo Dpcm hanno ridotto di fatto le ore di attività di questo noto locale.

“Proprio ora che stavamo riprendendo dopo il primo pesante lockdown, non ci voleva questa misura così pesante e penalizzante – dichiara Riccardo Baccanelli -. Ho dieci dipendenti dalle 6 del mattino fino all’una e trenta della notte, chiudere alle 18 vuol dire tagliare sul personale: come faccio? Chi gestisce un locale sa che i nostri non sono solamente dipendenti, si diventa una squadra, si dividono tante cose lavorando tante ore fianco a fianco”.

“Non capisco perché in questa misura, per tutelare la salute e su questo non si discute, si è voluto colpire proprio noi – aggiunge Baccanelli -. Con il dehor estivo avevamo recuperato 12 posti a sedere di quelli persi all’interno per il distanziamento. Abbiamo investito mantenere il giusto distanziamento e confesso che questa estate ho rinunciato ad ospitare compagnie di giovani, perdendo parte dell’incasso, per rispettare le misure anti-covid. Ho sperato fino all’ultimo in una chiusura anticipata alle 21, ma alle 18 è come metterci in ginocchio. Dopo 21 anni al Savoy ho le spalle larghe e la nostra clientela so che la ritroveremo, ma al ristorante del Tennis Club dei Mille a Redona, che gestisco con il mio socio Cristiano Doni, sarà davvero un bagno di sangue. Io e Cristiano lo abbiamo rilevato lo scorso dicembre, abbiamo investito sul rilancio. Poi il primo lockdown ci ha penalizzato moltissimo, ma con l’estate sembrava esserci stata una ripresa. Il divieto di feste e la chiusura anticipata alle 18 bloccano davvero un investimento che avevamo fatto da poco, eppure tasse e imposte non vengono sospese o rimandate, mentre rimangono in carico a noi imprenditori tutte le spese: una doppia ingiustizia. Ora aspetto degli aiuti concreti dallo Stato”.

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