La Procura di Bergamo ha presentato ricorso in Appello contro la sentenza che ha condannato in abbreviato Matteo Scapin a 6 anni e 8 mesi per la morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari. Una pena, quella inflitta lo scorso 11 settembre dal Gip Massimiliano Magliacani, ritenuta troppo bassa dall’accusa, che aveva chiesto 16 anni di carcere per il 34enne di Curno che la notte tra il 3 e il 4 agosto del 2019 travolse con la sua Mini la Vespa con a bordo i due ragazzi di 18 e 21 anni, uccidendoli.
Solo una settimana fa il giudice aveva diffuso le motivazioni della sua sentenza di omicidio colposo, e non volontario come chiesto dai pm, raccolte in una quarantina di pagine con tutte le fasi dalla vicenda e le varie testimonianze su quella tragica notte.
A partire dalla dinamica sullo scontro mortale lungo la Cremasca. Ma prima c’è la discussione avvenuta all’interno della discoteca Setai di Orio al Serio, dopo che un ragazzo della compagnia delle due vittime aveva palpeggiato la fidanzata di Scapin.
In seguito alla sua reazione rabbiosa all’interno del locale, all’esterno andò in scena quella del gruppo di ragazzi, che lo aspettarono nel parcheggio e dopo averlo accerchiato lo colpirono con calci e pugni. Il 34enne riuscì a fuggire in auto, ma arrivato al semaforo di Azzano venne raggiunto dalla moto con a bordo Luca e Matteo.
Lì il lunotto della Mini andò in frantumi, dopo essere stato colpito con un casco da uno dei due giovani. Fu l’episodio che precedette la collisione tra i due mezzi e che, secondo il giudice, “ha generato lo stato di terrore nell’imputato”, prima che i ragazzi “si spostarono al centro della strada, in violazione al codice della strada, generando un ostacolo improvviso alla marcia dell’auto”. Per questo, conclude Magliacani, “lo scontro non è esclusiva conseguenza dell’azione del colpevole”.
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