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A Bergamo no, ma nel resto d’Italia cresce in modo netto la diffusione del contagio

I dati recenti ci dicono che abbiamo un rapporto positivi/tamponi al 3,74% a livello nazionale (2,9% la settimana scorsa), un incremento che in alcune aree geografiche risulta essere ancora più significativo

A pochi giorni dall’inizio della campagna di vaccinazione contro l’influenza ci si pone la domanda se i vaccini basteranno. La risposta sembra purtroppo negativa: la maggior parte delle Regioni non dispone di scorte adeguate e alcune non possono garantire neanche il 75% di copertura delle categorie a rischio; sebbene quest’anno sarebbe ancora più importante vaccinarsi, per far sì che i sintomi influenzali e parainfluenzali non vengano confusi con quelli di Covid, permettendo proprio di scongiurare che ci sia sovrapposizione tra sintomatologie che potrebbero essere simili.

L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie è riconducibile ad almeno tre motivi: innanzitutto, il ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, l’aumentata domanda sui mercati internazionali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di aggiudicarsi il 100% delle dosi richieste. Infine, per i motivi suddetti, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato. Si spera che nelle prossime settimane tali scorte aumentino, permettendo di estendere le coperture vaccinali oltre che nelle categorie a rischio, alla popolazione in generale.

Tamponi rapidi nelle scuole

Il Cts ha dato via libera alla possibilità di effettuare tamponi rapidi nelle scuole per la sola attività di screening. C’è stato infatti un accordo di massima nel corso della riunione sulla bozza della circolare presentata dal ministero della Salute, nella quale si afferma in maniera esplicita che “ai fini esclusivi di screening è possibile utilizzare i test antigenici” nelle scuole, specificando che “l’utilizzo di tali test antigenici rapidi è in grado di assicurare una diagnosi accelerata di casi di Covid-19, consentendo una tempestiva diagnosi differenziale nei casi sospetti tra sindrome influenzale e malattia da Sars-CoV2″.

I tamponi rapidi porteranno milioni di esami direttamente all’interno degli istituti. La possibilità di sapere quasi in tempo reale, cioè in circa 20 minuti, se un giovane fosse positivo al Coronavirus darebbe la svolta alla gestione dei casi sospetti.

Intanto sono circa 1.100 le scuole italiane in cui è stato riscontrato almeno un caso di Coronavirus, diffuso soprattutto tra gli studenti, e un centinaio quelle in cui tra i banchi è scoppiato un focolaio, con almeno due casi collegati tra loro. In 150 di questi casi l’intera scuola è stata chiusa. E negli altri è scattata la quarantena per intere classi. In numeri assoluti sembrano poche le scuole interessate dal contagio rispetto al totale di istituti italiani, che sono quasi 67mila, ma va valutato anche l’impatto sui rapporti famigliari.

Nel prossimo Consiglio dei Ministri saranno varate norme più stringenti per cercare di contrastare l’evolversi negativo della situazione sanitaria. Sono previsti contingentamenti nelle presenze a feste ed eventi, ulteriori divieti di assembramento, aumento dei controlli e obbligo delle mascherine all’aperto su tutto il territorio nazionale. Sembra per ora scongiurata la chiusura anticipata dei locali.

La diffusione in Italia

In Italia, i dati degli ultimi giorni mostrano un netto incremento della diffusione del contagio. La settimana presa in esame (29/09-05/10) si è chiusa con 16.225 nuovi casi, in rialzo del 30% rispetto alla settimana precedente. Una possibile interpretazione è legata alla ripresa delle scuole, ma per averne conferma occorre attendere ancora una decina di giorni. Una seconda spiegazione può essere quella del numero dei tamponi, come vedremo meglio in seguito. Un altro valore indicativo lo possiamo cercare nel rapporto positivi/tamponi: quando resta basso significa che stiamo testando un gran numero di soggetti sani, quando si alza che siamo in presenza di un contagio più diffuso con casi che emergono facilmente. I dati recenti ci dicono che abbiamo un rapporto positivi/tamponi al 3,74% a livello nazionale (2,9% la settimana scorsa), un incremento che in alcune aree geografiche risulta essere ancora più significativo, segno di un contagio sempre più presente.

Siamo molto lontani dal totale di tamponi che sarebbe necessario eseguire a livello nazionale: nonostante sia stato ulteriormente incrementato (sempre più spesso ben oltre la soglia dei 100.000), non è ancora sufficiente e sarebbe necessario raggiungere la soglia dei 250.000 al giorno per tracciare la circolazione del virus con maggiore efficacia, soprattutto nelle aree geografiche che tendono a superare con frequenza la soglia del 3%: incrementare rapidamente il numero dei tamponi abbatte il rischio di lasciare in circolazione un numero elevato di soggetti positivi (in gran parte asintomatici), che si rifletterebbero in nuove positività a distanza di qualche giorno. Una valutazione ancor più completa richiederebbe anche di incrociare questi valori con l’incidenza dei casi per 100.000 abitanti.

Per quanto riguarda i dati, attualmente i positivi sono 58.903, più del 50% del picco assoluto di 108.257 toccato il 19 aprile; rispetto a quel giorno c’è però una differenza sostanziale, visto che i ricoverati erano 27.668 di cui 2.635 in terapia intensiva, mentre oggi siamo ben al di sotto: 3.487 e 323 rispettivamente. Di queste, 48 sono riferite al Lazio, 43 alla Campania e 41 alla Lombardia. Questi due ultimi due dati (ricoveri e T.I.), per quanto discreti se rapportati ai mesi critici come abbiamo detto poc’anzi, sottolineano l’evolversi in negativo della situazione: quattro settimane fa erano 1.760 i ricoverati con sintomi e “solo” 143 i pazienti in Terapia Intensiva. Infine, si registrano altri 151 decessi, il numero più alto dal 20 giugno scorso. Il totale del numero dei casi da inizio pandemia è di 327.586.

In Europa

In Europa il contagio si fa sempre più diffuso e vengono adottate dai governi misure sempre più restrittive, pur non arrivando a un lockdown generalizzato. Spagna, Francia e Gran Bretagna hanno rispettivamente 790.000, 630.000 e 505.000 casi ufficiali da inizio pandemia. È interessante, a questo proposito, valutare l’indice percentuale riferito a contagi/popolazione: la Spagna è all’1,7%, la Francia allo 0,97%, la Gran Bretagna allo 0,71%. L’Italia ha lo 0,54%, facendo così meglio di molti altri Paesi quali Belgio (1%), Svezia (0,93), Russia (0,82%), Olanda (0,8%), Portogallo (0,77%), Repubblica Ceca (0,75%), Romania (0,7%).

Nel mondo

Lo stesso indice lo si può valutare nel mondo intero e, sia pure limitandoci alle nazioni più popolose, osserviamo che Israele comanda questa particolare classifica con oltre il 3% di persone che hanno contratto il Coronavirus sull’intera popolazione, seguono il Perù e il Cile con il 2,5%; sempre oltre al 2% abbiamo il Brasile (2,31%) e gli Stati Uniti (2,23%); sotto questa soglia vi sono l’Argentina (1,75%), la Colombia (1,68%), il Sud Africa (1,15%) e l’Arabia Saudita (0,97%). Dati che diventano ancor più drammatici quando osserviamo il tasso di letalità dove, purtroppo, manteniamo il primo posto con un tasso all’ 11%, sia pure in discesa dai massimi, intorno al 15%, riscontrati nei primi mesi di epidemia. Con tassi elevati troviamo il Messico al 10,4%, il Regno Unito con l’8,4%, il Belgio (8,3%), l’Ecuador (8,3%), la Svezia (6,25%), la Bolivia (5,95%), il Canada e l’Egitto al 5,7%.
Infine, per quanto riguarda il totale dei contagi siamo oltre i 35 milioni, con più di un milione di decessi.

A Bergamo e in provincia

Nella Bergamasca il virus viaggia a un ritmo ridotto rispetto al resto della Lombardia: valutando l’incremento dei positivi dal 16 agosto (poco dopo l’inizio dell’inversione della curva), abbiamo un rialzo del 5% rispetto all’11% medio della Regione, collocando così, fra l’altro, la nostra provincia intorno al 30°posto in Italia per numero di contagi in percentuale, mentre siamo al 4° posto dopo Milano, Torino e Brescia per quanto riguarda il conteggio ufficiale. Il totale è comunque salito di 103 unità nella settimana presa in esame, contro gli 87 della precedente, portando a 15.888 i casi positivi riscontrati dall’inizio dell’epidemia, mentre non si è registrato alcun decesso riconducibile al Covid (in totale 3.147 decessi ufficiali da febbraio).

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