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L'UE e noi

L'analisi

Il clima e la legge europea

Entro giugno 2021 la Commissione, sulla base di una valutazione d'impatto esaustiva, proporrà un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030.

La lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida di grande importanza per tutta l’umanità e viene affrontata con grande determinazione dall’Unione europea.

Il riscaldamento dell’atmosfera è in atto e alcune manifestazione climatiche hanno già ripercussioni sulla popolazione. Secondo l’indagine speciale dell’Eurobarometro sui cambiamenti climatici, dell’aprile 2019, il 93 % dei cittadini dell’UE considera i cambiamenti climatici un problema grave e auspica interventi incisivi in materia di riduzione dei cambiamenti. Questi nuovi fenomeni hanno un impatto sempre più forte sugli ecosistemi, sulla biodiversità e sui nostri sistemi sanitari e alimentari.

La relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) conferma che l’impatto dei cambiamenti aumenta rapidamente con l’aumento della temperatura media globale e sottolinea che, già con un aumento di 2 °C il mondo subirebbe ripercussioni drammatiche. Secondo le stime, per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C, è necessario conseguire l’azzeramento delle emissioni nette di CO2, a livello mondiale, intorno al 2050.

Questa sfida impone all’UE di intensificare i suoi interventi per raggiungere, in tutti i settori dell’economia, la neutralità climatica entro quella data. Una volta raccolta la sfida e ponendosi come punto di riferimento, a livello mondiale, l’Unione europea, attraverso i suoi organismi: Parlamento, Consiglio e Commissione, e con l’appoggio del Comitato Economico e Sociale Europeo ha preso una serie di decisioni, supportate da programmi specifici. Il Parlamento europeo ha esortato la Commissione a effettuare una valutazione completa dell’impatto climatico e ambientale di tutte le proposte legislative e di bilancio, nonché a garantire che queste siano pienamente in linea con l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C e di garantire che non contribuiscano alla perdita di biodiversità.

Ha invitato poi la Commissione a procedere ad una profonda riforma delle politiche di investimento nei settori dell’agricoltura, del commercio, dei trasporti, dell’energia e delle infrastrutture. Il Consiglio europeo ha inserito, tra le quattro priorità principali della sua agenda strategica, la costruzione di un’Europa a impatto climatico zero, verde, equa e sociale, e ha riconosciuto che occorre predisporre un quadro favorevole perché la transizione richiederà notevoli investimenti pubblici e privati; inoltre, tutte le normative e politiche pertinenti dell’UE devono essere coerenti con il conseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica.

La Commissione, con l’appoggio del Parlamento, ha già cominciato a modernizzare e trasformare l’economia, perché sia coerente con i principi della neutralità climatica. L’Unione europea, grazie alle disposizioni delle Direttive europee, tra il 1990 e il 2018 ha ridotto del 23 % le emissioni di gas a effetto serra, pur in presenza di una crescita economica del 61 %. Ma non basta, occorre adottare ulteriori misure ed è necessario coinvolgere tutti i settori. Con le politiche vigenti, si prevede una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra solo del 60 %, entro il 2050. La Commissione, con il giudizio degli esperti, è convinta che resta ancora molto da fare per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica. Negli ultimi tempi è emersa l’esigenza di dare più coerenza a tutti gli interventi, attraverso l’emanazione di una proposta di “Legge europea sul clima”.

Per questo motivo, la Commissione ha emanato la proposta di Regolamento (COM 2020 / 80) che mira a integrare l’attuale quadro strategico, fissando la rotta per i prossimi anni, e sancendo, con un atto legislativo, l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. La proposta di legge prevede la partecipazione attiva di “tutte le componenti sociali”. Si tratta di una condizione necessaria, perché la politica in materia di clima abbia successo nell’intera Unione. Sono gli attori della società civile (forze sociali, consumatori, cittadini e loro organizzazioni) a realizzare, nella pratica, gli obiettivi climatici previsti per il 2050. L’adozione della Legge imporrà a tutti gli Stati dell’UE, di intensificare gli sforzi in tutti i settori economici, obbligandoli a rispettare una traiettoria virtuosa, dal 2021 fino al 2050, oltre che effettuare valutazioni periodiche e accogliere gli interventi della Commissione, in caso di progressi insufficienti o di incongruenze.

Inoltre la Commissione, grazie alla legge, assume il compito di esaminare la legislazione dell’Unione e le politiche vigenti, per valutarne la coerenza rispetto all’obiettivo della neutralità climatica e alla traiettoria stabilita. La legge prevede misure per verificare i progressi compiuti e adeguare gli interventi di conseguenza, sulla base di sistemi esistenti, quali : il processo di governance dei piani nazionali degli Stati membri, (PNIEC, Piani Nazionali Integrati Energia e Clima) ; le relazioni periodiche dell’Agenzia europea dell’ambiente e i più recenti dati scientifici sui cambiamenti climatici e i relativi impatti. I progressi saranno verificati ogni cinque anni, in linea con il bilancio globale previsto dall’accordo di Parigi.

Entro giugno 2021 la Commissione, sulla base di una valutazione d’impatto esaustiva, proporrà un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030.
Entro settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà la coerenza delle misure nazionali e dell’UE, nel suo complesso, rispetto all’obiettivo della neutralità climatica e alla traiettoria per il periodo 2030-2050. La legge sul clima è destinata a divenire lo strumento di valutazione e di controllo delle azioni compiute dagli Stati membri per decarbonizzare l’energia, attraverso gli strumento dell’efficienza energetica e delle varie forme dell’energia rinnovabile.

La nuova proposta di legge avrà il compito di coordinare le altre iniziative, che rientrano nell’obiettivo di un’Europa verde; tra queste: il piano di investimenti del Green Deal europeo e la proposta di regolamento che istituisce il Fondo per una transizione giusta. Altre iniziative sono in fase di preparazione e contribuiranno al conseguimento degli obiettivi della legge. Tra queste, possiamo citare: la nuova e ambiziosa strategia dell’UE per l’adattamento ai cambiamenti climatici; il varo del patto europeo per il clima; la strategia industriale dell’UE per affrontare la duplice sfida della trasformazione verde e della trasformazione digitale; un nuovo piano d’azione a favore dell’economia circolare e una strategia in materia di finanza sostenibile, anche per integrare in modo più sistematico la sostenibilità nella governance societaria. La sfida dei cambiamenti climatici è di portata mondiale e perciò richiede un’azione a livello mondiale.

L’UE è responsabile solo del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, non può risolvere il problema dei cambiamenti climatici da sola, ma ha assunto un ruolo di leadership nella transizione del pianeta verso un’economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra e continuerà a promuovere e attuare una politica climatica ambiziosa, a livello mondiale.. La transizione richiederà notevoli investimenti pubblici e privati e la BEI, per sostenerli, intende finanziare, per un valore di mille miliardi di EUR, le azioni per il clima e la sostenibilità ambientale, nel periodo 2021-2030. Inoltre, il prossimo Programma Quadro Pluriennale (QFP 2021/2027) della Commissione, contribuirà in modo significativo all’azione per il clima.

Anche InvestEU ha un ruolo importante nello stimolare gli investimenti privati per la transizione. Le regioni e i settori maggiormente colpiti dalla transizione beneficeranno di un sostegno su misura a titolo del “Meccanismo per una transizione giusta”, attraverso il quale verranno erogati prestiti per 50 miliari di euro. In considerazione delle esperienze positive maturate con la piattaforma europea delle parti interessate per l’economia circolare, istituita dalla Commissione europea e dal Comitato economico e sociale europeo, subito dopo il varo della legge verrà istituita una piattaforma europea delle parti interessate, con il compito di monitorare e sostenere il complesso percorso verso la neutralità climatica.

Nei prossimi mesi, i programmi che dovranno essere approntati, per poter utilizzare i finanziamenti messi a disposizione dell’Unione europea attraverso il Next Generation EU dovranno essere estremamente coerenti con le linee indicate nel Green Deal europeo, nei Piani Integrati per l’Energia e il Clima, nelle azioni previste per l’economia circolare e nel Piano d’azione per la Biodiversità. L’Italia non ha mai brillato nelle capacità di utilizzo dei fondi comunitari, attraverso progetti che riflettano gli obiettivi posti dall’Europa, nei diversi campi dell’economia e dell’ambiente, e, molte, troppo volte, ha rinunciato a utilizzare i fondi per difficoltà progettuali. Le amministrazioni delle regioni e dello Stato italiano, contrariamente a quello che avviene in altre nazioni, dove vi è una stretta collaborazione con le università, non hanno mai approfondito la coerenza che deve esserci tra un progetto e i contenuti che la Commissione richiede perché, attraverso il progetto, si realizzino gli obiettivi che sono alla base dello sviluppo e delle innovazioni sociali.

Il tema della coerenza tra contenuti e fini è così importante che, in questo periodo, la Francia e la Germania stanno impegnandosi in progetti comuni, nel campo delle batterie, dell’idrogeno e dell’intelligenza artificiale, e possano attingere ai finanziamenti del Recovery fund, per meglio utilizzare le opportunità di crescita e di sviluppo, e superare con successo la tremenda crisi post Covid. Un consiglio che si potrebbe dare alle nostre amministrazioni potrebbe essere quello di imitare i comportamenti degli Stati “frugali” e di attingere alla vasta esperienza della Direzione Generale “Reforme”, guidata da un Direttore generale Italiano, che gode di larghissima stima: Mario Nava.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica. Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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