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Cinema

La recensione

“Non odiare”: drammatico racconto di un perdono storicamente impossibile

Mauro Mancini esordisce sul grande schermo con un delicato e toccante racconto per mostrare al pubblico come l’odio, qualunque sia la sua radice, possa portare solo all’infelicita e alla distruzione

Titolo: Non odiare

Regia: Mauro Mancini

Durata: 94’

Interpreti: Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka Zunic, Lorenzo Acquaviva, Lorenzo Buonora

Valutazione: ****

Simone Segre (Alessandro Gassmann) è un medico Triestino dal cuore buono e con un burrascoso rapporto col padre, sopravvissuto ai campi di sterminio durante la 2ª guerra mondiale. La vita di Simone, apparentemente ordinaria e tranquilla, viene stravolta quando, dopo aver assistito ad un incidente automobilistico, decide consciamente di lasciar morire l’uomo nell’abitacolo, Antonio.

Il motivo è presto detto: dall’indumento dell’incidentato il medico intravede una svastica tatuata, ragione per cui preferirà abbandonarlo al proprio destino piuttosto che prestargli soccorso.

Ripagare l’odio con la vendetta non si rivela però una soluzione lungimirante e ben presto la coscienza di Simone ed il senso di colpa inizieranno a fargli rimpiangere tale scelta.

Non odiare” rappresenta una tra le più forti, delicate e coraggiose narrazioni riguardanti l’odio e tutte le sue derivazioni tossiche che, a più di 70 anni dalla fine della guerra, ancora infestano la mente di migliaia di persone istigate ed educate all’odio e alla violenta prevaricazione del prossimo.

Mancini però evita intelligentemente una stucchevole narrazione incentrata sulla demonizzazione aprioristica di certi movimenti storici e culturali, preferendo invece costruire attorno ad un maestoso Alessandro Gassmann una storia vera, viscerale e sentita il cui il motore altro non è che un errore dettato dall’sentimento primordiale ed umano dell’odio.

Odio per quanto fatto in passato dai nazisti, per quanto continuano a fare nel presente e probabilmente per quanto faranno in futuro, ma se al fuoco si risponde col fuoco, se la violenza viene fermata con altra violenza cosa si spera di risolvere?

Tale domanda, come suggerito anche dal titolo della pellicola, verrà indirettamente proposta e riproposta in modo continuo ad uno spettatore che sarà coinvolto anima e corpo in una storia di 94’ che lo chiamerà all’annoso compito di essere insieme giudice ed imputato, colui che cioè dovrà esprimere una condanna o un’assoluzione ed insieme a pensare a cosa avrebbe fatto nei panni di Simone, colpevole solamente di possedere una storia familiare ed un cognome ancora troppo pesanti per una società evoluta solo in apparenza.

Il percorso di crescita del protagonista, partendo da un padre segnato dalle sofferenze di gioventù ed arrivando fino ad una vita che lo delude in ogni suo aspetto, diventerà quindi un tema fondamentale per arrivare a quella redenzione in grado far perdonare a Segre ciò che da molti viene considerato come imperdonabile, perché forse questa è l’unica strada per guarire la società da un male che l’affligge da troppo tempo.

Durante il dipanarsi degli eventi Simone dovrà infatti confrontarsi con i figli dell’uomo lasciato morire, Marica, Paolo e Marcello, con i loro traumi e con la loro educazione problematica, concretizzata poi nell’adesione di quest’ultimo a movimenti neofascisti.

Poche battute, lunghi primi piani concentrati sulla prossemica e sugli sguardi dei personaggi ed ambientazioni degradate fanno della pellicola di Macini una delle più fedeli rappresentazioni di come certe recrudescenze siano sempre dietro l’angolo.

Ispirato ad una storia realmente accaduta e dai chiari richiami a capolavori senza tempo come “American History X”, “Non odiare” andrà a descrivere e toccare con forza uno dei nervi più scoperti del nostro Paese e del mondo intero.

Battuta migliore: “Mia sorella non fa da serva a quelli come te”

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