La corsa frenetica per il raggiungimento di uno status symbol si traduce spesso in cifre folli, quasi sempre legate all’acquisto di nuovi capi d’abbigliamento. Un consumismo sfrenato che danneggia l’ambiente e passa attraverso il lavoro sottopagato e l’impiego di sostanze nocive. Per ridurre l’acquisto senza freno di capi inquinanti, si sta diffondendo la creazione di un abbigliamento sempre più ecosostenibile.
L’abbigliamento ecosostenibile è un approccio al design che si fonda su etica e sostenibilità. La prima fa riferimento alle condizioni lavorative e al benessere dei lavoratori dell’azienda moda. La sostenibilità, invece, ha lo scopo di proteggere l’ambiente, attraverso l’uso di materiali dal basso impatto ambientale, sia in fase di produzione che di smaltimento.
I bergamaschi cosa guardano quando acquistano un nuovo capo? Prima di tutto prezzo e materiali. Ce lo dice un campione di 400 lettori che ha risposto al sondaggio pubblicato in collaborazione con CDN.
I vestiti ecosostenibili sono conosciuti, e chi ha risposto alla ricerca ha detto che sarebbe interessato ad acquistarli anche spendendo una cifra più alta del normale (73%). Ma il 63% non sa dove trovarli.
Tra le aziende tessili più citate dai campionati ci sono Albini Group, Trussardi, Gruppo Pezzoli e Radici Group.
Il collegamento con l’abbigliamento professionale in questo caso è d’obbligo. Così abbiamo chiesto ai nostri lettori quanto è importante – per chi la usa – la divisa sul posto di lavoro: il 46% lo ritiene un elemento distintivo per l’immagine dell’azienda, mentre il 41% la reputa fondamentale per la sicurezza del lavoratore.
Il 76% degli intervistati ci ha confermato che nell’azienda in cui lavora vengono rispettate le norme di sicurezza.
Di abbigliamento professionale abbiamo parlato con Marco Rossini, presidente e Ceo di Rossini.
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