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La riflessione

Bronzieri: “Alla scuola serve una rivoluzione pedagogica, impariamo dalla Montessori”

Imelde Bronzieri, designer ed imprenditrice, chiede "con urgenza che il dibattito sui media si deve spegnere su banchi a rotelle e le mascherine, per accendersi sul cambiamento della didattica, sul senso della scuola in Italia. Partendo dal metodo di Maria Montessori"

Sarà perché è prima di tutto mamma e nonna, sarà perché la sua vita è tutta concentrata sulla creatività e il lavoro di squadra che Imelde Bronzieri, designer ed imprenditrice, non ha più resistito al dibattito sulla scuola che da settimane sta sfiancando gli italiani. Così ha preso la parola attraverso Instagram e in un video (che riproponiamo) interviene.

Lo fa con la competenza che da sempre la contraddistingue, con il suo piglio imprenditoriale – lei che ha fondato le case di moda per bambini Pinco Pallino e Mi Mi Sol – unito all’impegno politico che l’ha vista vicesindaco e assessora ai Servizi Sociali di San Paolo d’Argon, impegnata in decine di progetti dell’Unicef per i bambini, donna a fianco delle donne nelle battaglie per le pari opportunità.

Ecco il suo intervento:

“Oggi vorrei condividere con voi un pensiero che sto maturando da tempo. Come sapete mi sono sempre dedicata a vestire i bambini, non solo, ho realizzato numerosi progetti sia come imprenditore che come assessore, nella mia piccola comunità.

La loro crescita armonica e globale è certamente compito delle famiglie, delle istituzioni ma anche di tutta la società, perché i bambini sono l’investimento prioritario in assoluto per il futuro: sono il nostro presente.
Oggi è fondamentale organizzare e investire sulla scuola in sicurezza (sia legata al Covid sia in sicurezza degli edifici) al fine di rendere reale per tutti il diritto all’educazione.

La scuola è comunità educante attraverso il contributo degli alunni, dei genitori e degli insegnanti.

Non è soltanto una questione di mezzi, strumenti e spazi organizzati, in primis di finalità, obiettivi e metodi.

Il 31 agosto si sono celebrati i 150 anni dalla nascita di Maria Montessori, l’ideatrice del celebre metodo che porta il suo nome. Occorre, al di là dei riconoscimenti formali, aprire un dibattito serio sulla scuola italiana di oggi, sul suo ruolo, sui suoi contenuti, sulla sua qualità e sugli strumenti di verifica e valutazione. Ho avuto esperienze dirette sulla scuola e anche sull’applicazione e sui risultati del metodo Montessori.
Mi sono ripetutamente chiesta: perché questo metodo non abbia casa nella nostra scuola?

Non basta raffigurare la Montessori sulle banconote, vi ricordate le mille lire? Ora sui due euro? Così come fa opinione un documentario, un film, e anche aggiungere un museo ai tanti che già abbiamo.

La scuola non si arricchisce con questi strumenti. Occorre un progetto serio e diffuso di formazione che abbia come oggetto la rivoluzione pedagogica della Montessori, un metodo educativo che permetta di valorizzare il potenziale di ogni bambino, aiutandolo ad esprimere tutti i suoi talenti e la sua creatività, le sue capacità e le sue aspirazioni e i suoi sogni.

Tutti i bambini hanno i loro talenti. Tutti!

Molte volte mi sono chiesta le ragioni del successo e della diffusione della scuola Montessori nel mondo (America del Sud, Australia, Stati Uniti, ora anche in Cina, Africa e Giappone), veramente in tanti Paesi, e le poche ed esclusive realtà italiane.

Credo sia noto a tutti che i protagonisti della rivoluzione digitale nel mondo come Jeff Besoz di Amazon, Wales di Wikipedia, Larry Page di Google, e Bill Gates di Microsoft hanno frequentato la Montessori e non cito queste persone perché tutti debbano diventare ricchi e famosi.

Li cito per sottolineare che loro sono il prodotto della rivoluzione pedagogica montessoriana.

Una donna marchigiana, una donna italiana.
E non il frutto delle scuole della didattica americana. Una scuola che forma alla discussione.

Non sono stata in grado di trovare le ragioni, perché in Italia non abbiamo creduto al suo metodo, forse vale ancora una volta il detto “nessun profeta in patria”?

Ora con urgenza il dibattito sui media si deve spegnere su banchi a rotelle e accendersi sul cambiamento della didattica, sul senso della scuola in Italia. E tutti ci dobbiamo impegnare perché lo dobbiamo ai nostri figli e nipoti”.

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