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Liber

“Acciaio”: la rabbia e il mondo con lo sguardo degli adolescenti

Un romanzo che racconta di ragazzi che, con mille storie alle spalle, hanno voglia di sentirsi grandi, di innamorarsi, di vivere

L’estate è quasi finita e porta con sé le sue storie, le risate da ubriachi e quegli amori che nessuno sa dove porteranno. La parte migliore è proprio questa: l’incertezza.

Ogni bacio sotto le stelle mentre si canticchia una vecchia canzone d’amore, o la hit del momento, sfiorandosi la pelle diventerà, tra qualche settimana, il pensiero fisso tra i banchi di scuola, quando il professore spiegherà qualche teorema che comunque non avresti capito.

Acciaio” di Silvia Avallone parla proprio di questo. Parla di ragazzi giovani che, con mille storie alle spalle, hanno voglia di sentirsi grandi, di innamorarsi, di vivere.

Le protagoniste sono Anna e Francesca; due ragazze che, appena adolescenti, scoprono di essere proprietarie di un passaporto verso una vita più facile. È proprio quando si rendono conto di piacere, di essere belle che cercano, almeno fuori casa, di dimenticarsi dei loro problemi, delle loro famiglie non proprio perfette.

La vicenda è ambientata a Piombino, tra i casermoni popolari vicino alla Lucchini; una vecchia acciaieria.

Le due ragazze, però, sognano l’Isola d’Elba, i suoi turisti milanesi e quelli tedeschi con i grandi Suv. Sognano, come ogni adolescente, di scappare lontane da tutto, perché a 14 anni tutti sono arrabbiati e padroni di un mondo che, in fondo in fondo, non amano troppo,

Lisa è una conoscente delle due migliori amiche, ma lei non è abbastanza bella. Lei è intelligente, ma non è affascinante. È invidiosa di Anna e Francesca, dei loro amori, dei loro baci e delle attenzioni che i ragazzi riservano loro.

Le due ragazze, da parte loro, non fanno nulla per mettere la ragazza a proprio agio, anzi, trovano qualsiasi occasione per farla sentire una nullità; si sentono invincibili e infinite.

Le due ragazze iniziano le superiori e si distaccano. Il loro allontanamento segnerà anche la fine di un’era che per quanto potesse sembrare difficile era sopportabile finché combattuta in due. Da sole tutto sembrava insopportabile e invivibile.

La vita, quando vuole, può diventare perfida e scegliere di non avere pietà. Ecco allora salire sul palco di questo racconto la vita vera. Ecco allora entrare nella storia la morte, le scoperte su se stessi e la scoperta del proprio corpo.

I personaggi di questo libro sono tantissimi e benché le protagoniste restino Anna e Francesca l’autrice è stata magistrale nel riuscire ad intrecciare la vita di ogni personaggio a quella delle due ragazze.

La scrittura è semplice, travolgente in alcuni punti, mentre un po’ lenta in altri. Tutto sommato resta comunque una scrittura scorrevole.

In generale la storia è ricca di colpi di scena iniziando già nel 2012, anno di pubblicazione, un discorso complesso sull’omosessualità in modo assolutamente particolare e approfondito.

Curiosità

Dal libro è stato tratto anche un film omonimo, ma che non è stato in grado di raggiungere la magia del romanzo.

Anche se è un po’ un cliché scrivere che “il libro è meglio del film” in questo caso è necessario sottolinearlo. Bisogna però ammettere che il libro è talmente ricco di colpi di scena e intrecci, che era praticamente impossibile riuscire a racchiudere tutto il suo contenuto in una sola pellicola.

Inoltre la scrittura di Silvia Avallone è talmente coinvolgente da farti respirare, dalle prima righe, la salsedine di Piombino e questo ha reso impossibile la realizzazione di un film all’altezza del libro.

Frase migliore

“La vita è fatta di due sentimenti – pensò Francesca – la schiavitù e la libertà.”

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