Settembre è il mese della sessione autunnale, è il mese in cui gli studenti fuorisede rientrano nelle città universitarie dopo aver trascorso le vacanze per un po’ di tempo a casa, e si preparano all’inizio del nuovo anno accademico.
Anche io l’anno scorso ero tra quei ragazzi e ragazze; tra valige e pensieri, su un treno o aereo in direzione Bergamo. Quest’anno non sarà così; quest’anno staremo tutti un po’ più a casa nostra.
Quest’anno non ci saranno gli abbracci davanti alle macchinette, e nemmeno il problema dei posti nelle aule; ci dovremo prenotare tramite un’applicazione per fare lezione in presenza, altrimenti le aule sono state attrezzate per trasmettere le lezioni in modalità telematica.
Chissà come sarà? Che sensazione proveranno i primi studenti a ritornare in quelle aule che ricordavano stracolme?
Che effetto farà vedere i corridoi vuoti e trovare posto in mensa e sul bus? (Ma si farà ancora la fila per andare in bagno?)
E i docenti? Anche a loro che effetto farà spiegare con di fronte pochi volti, e con indosso la mascherina?
E alle nuove matricole? Che, dopo aver affrontato una maturità eccezionale, hanno avuto il coraggio di buttarsi nonostante l’incertezza, e che si troveranno di fronte l’ambiente universitario non proprio come lo avevano immaginato; non esattamente come glielo avevano raccontato amici e parenti. A loro in particolare auguriamo uno splendido, anche se insolito, percorso accademico, ma che siamo sicuri potrà dare i suoi frutti.
Dunque, il nuovo anno sta per ripartire, ma noi studenti universitari siamo rimasti per mesi invisibili. Non dimenticheremo mai quando a ogni diretta del Premier Conte aspettavamo qualche notizia a riguardo che parlasse di noi.
Enrico Mentana ha voluto dar voce “agli invisibili”. Recentemente, attraverso un post, ha portato una ventata d’aria fresca; ha spazzato via un po’ di polvere e messo sotto i riflettori il popolo universitario.
“Un altro aspetto tra i più gravi: dallo scorso marzo si stanno trattando gli studenti universitari, che sono cittadini maggiorenni iscritti a pagamento in istituzioni garantite dallo Stato, come dei burattini. Sono stati sbattuti in fondo alla catena delle priorità, a rendere ancor più evidente il disinteresse del nostro paese per il futuro. E non si dica che non è così”.
University Network a tal proposito ha lanciato la campagna: “Uniti contro l’indifferenza” appellandosi alle istituzioni affinché trattino la questione universitaria con serietà.
Abbiamo bisogno di garanzie, che il nostro futuro non sia in balia dei quattro venti. Siamo o no il futuro di questo Paese?
Non ci resta che vedere come andranno le cose, ma sono certa che, prima o poi, torneremo tutti a Bergamo e nelle nostre sedi universitarie, con una corona di alloro magari!
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