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L'intervento

“Test sierologico agli insegnanti? Capisco chi non lo fa, non dà garanzie”

La giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa parla dell'iniziativa focalizzata sui docenti: "Fatto con test rapidi e poco affidabili, bisogna concentrarsi su tamponi in attesa dei test molecolari".

Test sierologico agli insegnanti sì, test sierologico agli insegnanti no: sembra essere questo l’ultimo tormentone legato alla pandemia di Covid-19, sempre più pressante man mano che diminuiscono i giorni che ci separano dall’inizio del nuovo anno scolastico.

A prendere posizione sul tema, ora, anche la giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa che, durante questi lunghi mesi di emergenza, ha spesso spiegato a noi di Bergamonews alcuni aspetti delicati e controversi della malattia.

Così, tramite un lungo post sulla propria pagina Facebook, Villa ha voluto spiegare il perchè il test sierologico per insegnanti è solo uno spreco di tempo e di denaro.

“Interrompo un attimo la mia breve vacanza per fare un po’ di chiarezza sui test sierologici agli insegnanti, che per la loro ritrosia sono diventati i presunti untori di oggi (dopo runner, movidari, turisti in Grecia, anzi no, anche in Sardegna – va bene solo Rimini – e avanti il prossimo).

Questi test non hanno senso, per cui gli insegnanti fanno benissimo a non farli.

Se infatti lo scopo fosse epidemiologico, basterebbe un campione, come è già stato fatto sulla popolazione generale.

Invece si vuol far credere che questi test servano a dare informazioni individuali per ‘riaprire le scuole in sicurezza’ o peggio, per fare una fotografia iniziale che serva poi, in caso di negatività, ad attribuire alla scuola un eventuale contagio (che invece può benissimo avvenire nella vita privata).

Ripassino:

– Se il test sierologico è positivo, significa che si è incontrato il virus, ma si potrebbe non essere più contagiosi (soprattutto se ci sono solo IgG);

– Se il test sierologico è negativo, significa niente:

1) puoi non aver incontrato mai Covid (ma ti puoi infettare domani);
2) puoi aver fatto Covid durante la prima ondata, e gli anticorpi essere già scesi;
3) puoi essere stato infettato da meno di dieci giorni ed essere nel momento di massima contagiosità.

Che razza di ‘patentino’ è? Tanto più fatto con i test rapidi, poco affidabili, sprecando denaro e tempo dei medici.

Come vorrei che si smettesse di disperdere risorse in mille rivoli di ‘putost che nient è mej putost’, per concentrarsi invece su poche cose importanti: massimo sforzo sui tamponi in attesa di test molecolari, non sierologici, rapidi e affidabili (il vero game changer, per me), nuove assunzioni, idee, approcci, spazi, soprattutto all’aperto, per le scuole e supporti importanti ad aziende, lavoratori e famiglie per tenere a casa chiunque non stia bene”.

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