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I dubbi

I presidi di Bergamo sulla riapertura delle scuole: “Tra cantieri e tanta confusione su tutto”

Alle direttive ministeriali manca sempre un pezzo ed è tutto sulle spalle dei dirigenti scolastici

Mancano tre settimane  alla riapertura delle scuole che si prospetta essere il 14 settembre e niente, o quasi, è ancora pronto negli istituti scolastici bergamaschi di ogni ordine e grado. Tra banchi ancora mancanti, test sierologici facoltativi, lavori di ristrutturazione e sanificazione ancora in alto mare, nuovi spazi per le aule da reinventarsi e direttive ministeriali monche, è tutto sulle spalle dei dirigenti scolastici a cui tocca trovare soluzioni per concretizzare indicazioni ministeriali generiche e difficilmente applicabili alla quotidianità scolastica.

C’è chi deciderà per ingressi scaglionati degli studenti, per intervalli e pausa mensa, per i più piccoli, in classe con orari diversificati per piano, chi farà dei turni di entrata e uscita differenziati con orari settimanali a specchio e chi, ancora, attuerà un orario ridotto in presenza e manterrà comunque delle lezioni a distanza.

Alcune scuole si trovano anche costrette a sacrificare l’aula magna, i laboratori e le aule di ricevimento docenti per adibirle ad accogliere gli studenti per le lezioni.

“Le uniche direttive di comportamento ricevute sono affidate alla sola responsabilità individuale – racconta Vincenzo Cubelli, dirigente scolastico dell’Istituto Superiore Betty Ambiveri di Presezzo – e riguardano gli studenti che non devono venire a scuola con 37.5 o che sono entrati in contatto con soggetti positivi al Covid-19. L’obbligo che io, come preside, devo far rispettare è la distanza di un metro tra gli studenti con la direttiva che se c’è la distanza, in situazione statica, possono togliere la mascherina, mentre in situazione dinamica la devono mantenere”.

Nonostante i fondi e i finanziamenti stanziati e ricevuti dalle singole scuole, i presidi bergamaschi sono confusi e preoccupati. Le scuole riapriranno, certo, ma in qualche modo, mettendo cerotti qua e là su voragini, facendo appello al classico “ci arrangeremo” all’italiana. Non può essere diversamente, dopotutto, i tempi sono troppo stretti e le strutture scolastiche trascurate per lungo tempo. “Da anni si parla di edilizia scolastica. I lavori della Provincia che ho richiesto per la mia scuola sono arrivati subito: ma dovevamo aspettare questa emergenza per fare queste cose? L’avessimo fatto prima saremmo arrivati molto più preparati ad affrontare una situazione del genere”, continua Cubelli.

“Quasi giornalmente arrivano nuove indicazioni ma il più delle volte ci sono dei “sospesi” che rimandano a decisioni o istruzioni operative successive di cui si resta sempre in trepidante attesa – dichiara Patrizia Giaveri, dirigente scolastico dell’Istituto Vittorio Emanuele II di Bergamo – La scuola è un “cantiere” dal mese di luglio, tra lavori finanziati in autonomia dall’istituto e lavori della Provincia, iniziati solo una settimana fa, dopo numerosi sopralluoghi, perché nelle settimane precedenti sono stati svolti in altri istituti.

Finiranno in tempo per poter poi ultimare la predisposizione delle aule?

Abbiamo avuto risorse aggiuntive e abbiamo partecipato a molti bandi per averne altre, ma di alcuni non abbiamo ancora l’esito.

Quando si saprà?

Oramai arriveranno tardi per l’avvio delle lezioni. Ci sono troppi dubbi e punti di domanda a poco più di 20 giorni dal 14 settembre. La voglia di veder tornare ragazze e ragazzi a scuola è tanta e rimaniamo fiduciosi, ma siamo agli sgoccioli ormai e i dubbi sono ancora davvero molti, ancor più la mole di lavoro che resta da fare. Personale, famiglie, studentesse e studenti attendono – silenziosi forse perché altrettanto fiduciosi – indicazioni precise che vorremmo dare, noi per primi, con massima certezza ma che ancora non siamo in grado di dare”.

“Tante questioni sono ancora in una zona grigia, in un’area in cui non è chiaro cosa la scuola debba fare, come per il trattamento del bambino sintomatico, ad esempio – racconta Donatella Piccirilli, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo ‘I Mille’ di Bergamo – Ci sono ancora alcune problematicità riguardo agli spazi: abbiamo predisposto le aule per mantenere gli studenti con la distanza prevista, ma così facendo non riusciamo a garantire le norme di sicurezza standard di cui non ci si può dimenticare. Abbiamo ordinato i banchi monoposto così da guadagnare spazio, ma arriveranno in tempo? In più, con le classi all’orlo non posso più accettare nuove richieste di iscrizione, ma il Ministero ci dice che il diritto allo studio deve essere sempre garantito. Speriamo che arrivi nuovo
organico, sia di maestre che di personale ATA, ma quando?”

Univoca è la percezione dei dirigenti scolastici prossimi alla riapertura: che questa situazione sia stata affrontata solo da un punto di vista emergenziale e che “siano arrivati al pettine i nodi dei famosi decreti Gelmini”, continua Piccirilli.

“Il vero difetto è di aver lavorato solo con soluzioni straordinarie e non strutturali – conclude Cubelli – Quello che doveva essere fatto era decidere di smontare i decreti della ex Ministra Gelmini che ci obbliga ad avere classi da 30 alunni, così da avere subito classi da 22: magari non si riusciva a fare tutto quest’anno, ma si poteva iniziare a lavorare per il futuro facendone alcune. In qualche modo avremmo guardato lontano oltre a rimediare a una situazione straordinaria. Il problema è che, passata la tempesta, niente verrà cambiato”.

Intanto, il 14 settembre si dovrebbe riaprire anche se “sui primi giorni di scuola non è ancora arrivata una comunicazione ufficiale né tanto meno indicazioni specifiche – racconta Rosa Maria Salvi, docente del Liceo Classico Paolo Sarpi – C’è voglia di tornare a vivere la scuola vera, ma c’è timore: se si rientra bisogna farlo senza superficialità, con consapevolezza e con la certezza che tutto sia pronto a regola d’arte. E rimane la percezione che quelli di cui ci si preoccupa di meno siano proprio gli insegnanti e, forse, che si voglia riaprire la scuola solo per servizio di baby sitter”.

La confusione regna sovrana e basta ripensare ai propri giorni a scuola per rendersi conto della difficoltà nel far rispettare le indicazioni ministeriali agli studenti, in particolar modo all’esterno dell’istituto scolastico: all’ingresso, all’uscita e sui mezzi di trasporto pubblico. I contagi, in più, aumentano e preoccupano: se nasceranno nuovi focolai, la ri-chiusura sarà scontata e comporterà un’ennesima voragine.

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